
Un’Italiana in Nuevo León: un racconto di collaborazione umana, sostenibilità pratica e contesto messicano
Sono un’emigrata. Studi a SciencesPo e missioni in Europa, Africa e Asia. Dopo varie esperienze in definizione di standard, tracciabilità delle supply chain, consulting nel mondo del lusso, arrivo in Messico con una multinazionale danese per stabilire il programma di procurement sostenibile nelle Americhe.
Questa storia di ciò che chiamo la sostenibilità pratica nasce dal desiderio di rendere visibile il dessous des cartes: quello che c’è dietro ai report e alle politiche di sostenibilità, fondamentali oggi. Un piccolo contributo al dibattito sulla supply chain globali.
2017, Monterrey. Arrivo in Messico per la mia prima visita alle fabbriche dell’impresa per la quale lavoro da poche settimane. Camion carichi di merci e militari pesantemente armati scandiscono il ritmo di una città dove si lavora senza sosta. L’economia locale cresce del 4%, guidata dall’automotive, dall’acciaio e dall’elettronica. Monterrey attrae lavoratori da tutta la federazione e ospita giganti come Cemex, FEMSA, Volvo.
Il 20% della popolazione di Nuevo León vive ancora in povertà e l’informalità lavorativa è molto diffusa. Il territorio è prevalentemente semi-arido e montano, senza materie prime strategiche. A livello ambientale, lo Stato è esposto a ondate di calore, stress idrico, perdita di suolo fertile e biodiversità, deforestazione e aumento delle emissioni di CO₂, il tutto aggravato dalla rapida espansione urbana. A livello politico il 2017-2018 è un periodo di elezioni: la società messicana chiede maggiore giustizia sociale, riduzione della povertà, sviluppo sostenibile equo al nuovo governo Obrador che verrà eletto. Siamo al primo mandato di D. Trump.
Nel mio lavoro di responsible sourcing, la gestione fornitori ha preso ancora più significato a livello di rapporti umani. Uno di questi è stato con Araceli Judith Rodríguez Acosta, responsabile HR e di sostenibilità presso un nostro fornitore.
Araceli è una vera regia (cioè nativa di Monterrey), orgogliosa del suo ruolo nella trasformazione culturale delle imprese. Per lei — e per me — la sostenibilità parte dalle persone: non solo ambiente e governance, ma collaborazione sul territorio. Persone che si impegnano ogni giorno, spesso senza riconoscimenti, per costruire ambienti di lavoro più sicuri, inclusivi e giusti.
«Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme — racconta Araceli — il fattore chiave è stata la tua empatia, Mara. Non eri solo “un cliente”, eri parte della squadra. Questo ha creato fiducia. E grazie a questo, abbiamo potuto generare consapevolezza, costruire una cultura dell’onestà, investire nel benessere delle persone. Anche cambiamenti all’apparenza piccoli – come formare le lavoratrici alla guida dei carrelli elevatori – sono diventati motori di trasformazione, di orgoglio e di inclusione».
Le sfide erano grandi: difficoltà a fidelizzare lo staff su un mercato molto competitivo, bassi investimenti in formazione, carenze nei sistemi di grievance, fatica a sensibilizzare e far capire ai team di gestione quanto il benessere delle persone incida sugli obiettivi aziendali. Spesso non ci sono risorse finanziarie: si sacrificano la formazione, la salute mentale e fisica, si ottimizzano gli stipendi, si tende a tagliare dove in realtà si dovrebbe investire.
Anche quando i dati dimostrano che le imprese che investono nel benessere degli impiegati e delle impiegate prosperano e riducono le fluttuazioni di personale.
«Monterrey è una città dove si lavora sempre. Molte lavoratrici sono capifamiglia sole, resilienti, spesso invisibili e vittime di violenze domestiche. Vogliono opportunità: imparare, crescere, costruire una vita migliore.
Per me la sostenibilità è sempre stata prima di tutto una questione di capitale umano. Ciò che le lavoratrici chiedono non è pietà, ma strumenti: un corso, più responsabilità, un orario più flessibile, un posto dove lasciare i figli.
Anche la migrazione è una realtà quotidiana. Il 30% dei lavoratori arriva da altri stati: Chiapas, Veracruz, San Luis Potosí. Vivere a Monterrey è difficile. Le distanze sono enormi, i costi altissimi, il clima estremamente caldo. Senza supporti adeguati, per chi è lontano dalla famiglia, il senso di solitudine diventa a volte insostenibile».
Parlando con varie figure esperte nel procurement e nel rating di sostenibilità, sembra un’opinione consolidata che nel 2025 la sostenibilità è diventata mainstream e gli investimenti in questo senso stanno calando. Il contesto globale oggi è ancora più complesso. In Europa le normative ESG si evolvono, negli Stati Uniti il cambiamento politico sta ridisegnando radicalmente le priorità. In Messico, malgrado la recessione, il dibattito sulla sostenibilità cresce durante il governo di Claudia Sheinbaum, con maggiore attenzione ai temi ambientali, sociali, di governance e di diversità.
Guardando avanti, le filiere globali restano spazi decisivi per giocare la partita della transizione ecologica e sociale. Per questo ne sono appassionata.
Credo che il futuro della sostenibilità passi dalla capacità di tenere insieme visione strategica e operatività quotidiana sul territorio. Dalla diffusione di una nuova forma di leadership: più empatica, plurale, consapevole. Una leadership che sappia ascoltare chi è spesso invisibile e trasformare la sostenibilità in azione. Dal Messico ho imparato che la resilienza è viva e – come ha affermato un dirigente locale – «mentre alcuni piangono, noi vendiamo fazzoletti». Le catene del valore sono così intrecciate che smantellarle costerebbe di più che sostenerle. La sostenibilità non è mai raggiunta una volta per tutte né imposta: è una scelta da rinnovare e rivalutare.
E questo — più di qualsiasi standard, punteggio, audit o policy — è ciò che mi porto via: il reporting sul famoso impatto che un’azienda o un’autorità pubblica ha perde senso senza la creazione sul terreno dei processi di consapevolezza, partecipazione e inclusione.
Ogni donna al volante di un carrello elevatore, ogni manager che investe nella sicurezza, ogni lavoratore che sente di contare è una vittoria concreta.