Salvaguardare il pianeta, anche migliorando i livelli di parità

A cura di Alessia Mosca
13 Giu 2025

Questioni di genere e salute del Pianeta. Leadership femminile e livelli di biodiversità. Ambiti apparentemente distanti che però insieme rappresentano le chiavi per affrontare le sfide ecologiche e di sviluppo umano. Specialmente quando li si guarda con una prospettiva unitaria. Affrontarli indipendentemente, scollegati gli uni dagli altri, sarebbe come trattare sintomi senza cercare la malattia che li causa. Metterli in relazione permette di impostare interventi efficaci e misure solide per lo sviluppo futuro.

Questo tipo di approccio olistico è riconosciuto come One Health: una visione, promossa tra le altre dall’OMS e dalla FAO, che mobilita discipline e settori diversi perché lavorino insieme per la promozione del benessere e per affrontare le sfide alla salute umana, naturale e degli ecosistemi. La diffusione del Covid-19 e l’evidenza dei rischi legati alla delicata interconnessione tra animali, ambiente ed esseri umani ha portato a un nuovo rilancio di questa prospettiva. Evoluta, poi, recentemente, a includere le tematiche di genere, come discussioni cruciali per affrontare la perdita di biodiversità o spillover di patogeni tra specie. Secondo la One Health Initiative Task Force, l’idea richiama «sforzi di collaborazione di varie discipline lavorando su scala locale, nazionale e mondiale per raggiungere la migliore salute (auspicabile) per le persone, gli animali e l’ambiente».

In un’ottica di intervento di gestione e prevenzione dei rischi per il Pianeta e i suoi abitanti, è diventato chiaro come il potenziale della componente femminile della società non possa essere sottovalutato, ritenuto secondario o lasciato ai margini. Nonostante una maggiore e più diffusa consapevolezza, oggi ancora mancano programmi adatti a guidare le iniziative con una lente di genere.

Molte donne, soprattutto quelle appartenenti alle popolazioni indigene e alle comunità locali, continuano a vivere gli effetti negativi di una spartizione delle responsabilità e una distribuzione di carichi squilibrata. Con opportunità di lavoro ridotte ed economicamente dipendenti, hanno minori possibilità di scelta e sono più esposte ai rischi ambientali e al cambiamento climatico. Oltre che meno protette contro le ondate pandemiche. Se meglio ingaggiate ed equipaggiate, potrebbero invece essere agenti efficaci per un progresso sostenibile.

Lo conferma la visione di One Health: senza il coinvolgimento delle donne e delle ragazze, dimenticando il loro diritto di prendere decisioni, «il cambiamento verso società più pacifiche, inclusive e in salute, con percorsi di sviluppo economico sostenibile processi adattativi per costruire resilienza, resterà nient’altro che un obiettivo lontano».

Nonostante qualche progresso, il gender gap, lo sappiamo, resta ampio. Tra gli altri, particolarmente significativo, per le sue potenziali ricadute sulla società, rimane quello presente a livello governativo e decisionale. Per quanto la responsabilità del cammino verso la parità ricada su uomini e donne, molte evidenze indicano come, quando occupano posizioni di leadership, sono soprattutto le leader a guidare avanzamenti in tema di diritti femminili, a occuparsi di questioni di salute ed equità e ad attivarsi contro il cambiamento climatico.

Andremmo nella direzione opposta all’approccio olistico descritto affermando che la soluzione all’estrema complessità dello sviluppo del Pianeta e delle società passi solo dall’affrontare l’equilibrio di genere. Allo stesso tempo però, non possiamo negare il ruolo chiave di metà della popolazione nell’affrontare le sfide contemporanee, molteplici e interconnesse. Né negare che il percorso verso la parità, oltre a essere un tema di diritti umani, diventa anche un imperativo per la salvaguardia del Pianeta e delle specie.

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