
Powerchair Sport: quando inclusione fa rima con passione
Che lo sport faccia bene è un fatto noto a tuttə e per questo ci viene sempre consigliato di praticarlo. Ma lo sport è molto di più di una semplice attività fisica: è un diritto, come stabilito dalla nostra Costituzione dal 2023, che deve essere accessibile a tuttə, senza barriere. È un mezzo per scoprire se stessə, per crescere, per imparare a lavorare in squadra e, soprattutto, per sviluppare competenze e abilità personali che vanno ben oltre l’ambito sportivo.
Quando si parla di persone con disabilità, però, l’accesso allo sport diventa più complicato. Tra le paure dei familiari, la scarsa conoscenza delle discipline adeguate e i costi legati all’acquisto di attrezzature specializzate, molte volte il diritto allo sport non viene pienamente realizzato.
Troppo spesso si tende a concentrarsi quasi esclusivamente sui Giochi Paralimpici. In realtà essi rappresentano solo la punta di un iceberg. Infatti, proprio come avviene per le Olimpiadi, dietro le grandi performance e le medaglie, ci sono migliaia di appassionatə che praticano sport ogni giorno, con la stessa dedizione e impegno, e che spesso si dedicano a sport ancora non inclusi nel programma dei Giochi.
A tal proposito, voglio condividere con voi alcune riflessioni tratte dall’intervista ad Andrea Piccillo, Presidente della FIPPS (Federazione Italiana Paralimpica Powerchair Sport), e ad Anna Rossi, Consigliera FIPPS, Membro del Board internazionale di IPCH e atleta di Powerchair Hockey negli Skorpions Varese.
Andrea, che cosa significa l’acronimo FIPPS e come è nata questa realtà?
FIPPS sta per Federazione Italiana Paralimpica Powerchair Sport e si occupa della gestione di due discipline: Powerchair Hockey (hockey in carrozzina elettronica) e Powerchair Football (calcio in carrozzina elettronica). Il Powerchair Hockey è arrivato in Italia grazie alla passione di un gruppo di giovani della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), che nel corso degli anni ha dato vita alle prime squadre e campionati nazionali. Nel 2019 un protocollo d’intesa tra l’allora FIWH (Federazione Italiana Wheelchair Hockey) e la FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali) ha portato l’ingresso del Powerchair Football sotto la gestione della FIPPS. A livello internazionale, il Powerchair Football conta al momento un maggior numero di nazioni coinvolte anche grazie alla spinta ricevuta dalla UEFA nella promozione della disciplina. Il Powerchair Hockey, invece, si distingue per la sua maggiore dinamicità e per la sua inclusività, poiché è accessibile a persone con diverse disabilità motorie. I Powerchair Sports si caratterizzano per essere sport di squadra misti tra maschi e femmine e senza limiti di età.
Anna, secondo te, come i powerchair sport influenzano la vita di atleti, atlete, genitori e caregiver?
Il Powerchair Hockey per me è stato una grande opportunità di crescita personale. Troppo spesso, alle persone con disabilità viene assegnato il ruolo di spettatori, ma lo sport offre a tuttə noi la possibilità di diventare protagonisti, di esprimerci e di sentirsi parte di una squadra. Praticare uno sport significa sviluppare competenze che vanno ben oltre l’aspetto sportivo: imparare a lavorare in gruppo, gestire il tempo, affrontare le difficoltà con resilienza, oltre ad essere una valvola di sfogo per lo stress, permettendo di affrontare meglio le sfide quotidiane. Per genitori e caregivers è l’occasione di lasciare andare, di vedere i propri figli affermarsi in autonomia, di esprimersi liberamente e di crescere con maggiore consapevolezza e imparando a non sostituirsi a loro, facilitando la creazione di un equilibrio sano tra supporto e indipendenza, fondamentale per una crescita sana e consapevole.
Anna, raccontaci la tua esperienza personale come atleta.
Avere l’osteogenesi imperfetta, che comporta una fragilità ossea elevata e il rischio di fratture anche a seguito di traumi minimi, ha influenzato molto la mia vita quotidiana e la mia carriera sportiva. Tuttavia, ho scelto di affrontare lo sport con consapevolezza e determinazione. Ci sono precauzioni da prendere, certo, ma il desiderio di mettermi in gioco e di vivere lo sport come protagonista ha sempre prevalso sulle difficoltà fisiche.