
Oltre il green: sostenibilità sociale e ambientale secondo ENGIE Italia
In un’azienda in cui la sostenibilità ambientale è parte integrante del core business, anche la dimensione sociale assume un ruolo centrale. Ne parliamo con Sara Callegari, Chief HR Officer & Communication Director di ENGIE Italia
Cosa vuol dire per voi occuparvi di sostenibilità ambientale?
La sostenibilità è parte integrante del nostro core business, soprattutto perché ci occupiamo di transizione energetica e sostenibilità ambientale. La nostra missione è raggiungere l’obiettivo Net Zero Carbon entro il 2045. Il modo più efficace per essere sostenibili è consumare meno: per questo ci concentriamo sull’efficientamento energetico attraverso tecnologie sempre più avanzate e orientate all’utilizzo di energie rinnovabili. Penso, ad esempio, agli impianti fotovoltaici ed eolici che realizziamo per i nostri clienti.
Accanto a questo, adottiamo un approccio alla sostenibilità a 360 gradi: crediamo che un’azienda come ENGIE debba avere un impatto globale sulle comunità. Non solo sul Pianeta, ma anche sulle persone, dentro e fuori l’organizzazione.
Di conseguenza che policy avete sviluppato sulla sostenibilità sociale e la diversity?
Ogni anno sviluppiamo progetti che promuovono inclusione e consapevolezza. Tra i nostri valori chiave ci sono proprio la diversità e l’inclusione. Abbiamo una policy di gruppo chiamata Be.U@ENGIE, fondata su cinque dimensioni della diversità, con un approccio che valorizza ogni singola persona. Riteniamo che la diversità sia una risorsa preziosa: un gruppo troppo omogeneo non genera lo stesso valore aggiunto.
Le cinque dimensioni di intervento sono:
1. Innanzitutto il genere. Lavoriamo per migliorare i KPI legati alla parità. Ad esempio, la nostra forza lavoro nei settori termoelettrici è ancora composta in larga parte da uomini (circa il 50% del totale), quindi oggi non è realistico puntare alla parità numerica in questo ambito. Per questo il nostro obiettivo riguarda soprattutto la crescita delle donne in posizione manageriale: oggi siamo al 34%, ma ci stiamo impegnando per alzare questa percentuale. Mai a discapito delle competenze, chiaro. Nel 2024, il 58% delle nuove assunzioni in ruoli manageriali è stato femminile. Stiamo inoltre lavorando sull’eliminazione del gender pay gap, oggi ridotto al 96% e abbiamo l’obiettivo di arrivare al 98% entro il 2030.
2. Le generazioni. Le aziende oggi comprendono almeno quattro generazioni. È fondamentale che queste possano lavorare insieme, comprendersi, superare gli stereotipi. Abbiamo lanciato diverse iniziative in questa direzione, come una newsletter curata da Cathy La Torre con un numero centrato proprio sulle differenze generazionali e sul linguaggio. Abbiamo inoltre attivato un programma di mentoring intergenerazionale. Si crea così uno scambio su temi come la motivazione, l’equilibrio tra vita e lavoro, la gestione dello stress. L’obiettivo è costruire ponti generazionali.
3. Poi vengono le identità LGBTQ+. Partecipiamo da anni ai Pride di Milano e Roma, organizziamo incontri sul linguaggio inclusivo e la sua importanza nel definire la realtà. Abbiamo introdotto bagni senza connotazione di genere e creato una community trasversale interna, Friends, che supporta le iniziative di sensibilizzazione sui bisogni e la realtà LGBTQ+.
4. Abilità. Abbiamo reso il nostro sito accessibile a persone ipovedenti, epilettiche e con altre disabilità o neuroatipicità grazie alla collaborazione con AccessiWay. Sono poi particolarmente fiera del nostro progetto con PizzAut: abbiamo assunto due persone con disabilità che lavorano presso i ristoranti PizzAut, pur rimanendo dipendenti ENGIE. È un modo concreto e innovativo per adempiere alla Legge 68/99, offrendo davvero opportunità di lavoro e autonomia.
5. Infine nazionalità e cultura. Questo aspetto è meno sentito in Italia, dove la percentuale di internazionalizzazione di ENGIE è ancora intorno al 6%. Tuttavia abbiamo creato un gruppo di lavoro che promuove incontri tra persone di origini diverse per conoscersi e valorizzare il patrimonio culturale condiviso.
Oltre a ciò ENGIE è impegnata in progetti volti a generare un impatto sociale anche al di fuori dell’azienda. Quali sono le iniziative più significative attivate in questo senso?
Una delle collaborazioni di cui andiamo più fieri è quella con Telethon, giunta al secondo anno, per la quale abbiamo partecipato, ad esempio, alla Maratona di Milano con una nostra rappresentanza. Quest’anno con ben 11 squadre. È un progetto molto apprezzato anche dalle realtà con cui collaboriamo.
Un altro progetto significativo riguarda il reinserimento lavorativo delle persone che provengono dal carcere. L’anno scorso abbiamo assunto due ragazzi usciti dal carcere minorile, offrendo loro l’opportunità di imparare un mestiere e iniziare un nuovo percorso. Attualmente collaboriamo con il carcere di Bologna: una donna detenuta è impiegata su una nostra commessa.
È un progetto in cui crediamo molto e siamo orgogliose e orgogliosi dei risultati: questa lavoratrice ha imparato il mestiere di termoidraulica, tradizionalmente considerato maschile, e per favorire il suo inserimento abbiamo fatto un vero lavoro culturale con i colleghi e gli stakeholder coinvolti.