Non solo crisi climatica

A cura di Michela Offredi
13 Giu 2025


A questa si sovrappongono quella sociale, politica ed economica. Lo ricorda in un’intervista Cristiano Maugeri, Programme Developer di ActionAid
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In ActionAid vi battete per affrontare la crisi climatica attraverso la lente della giustizia climatica. Cosa significa?

Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato. Parlare però, soltanto di temperature non è sufficiente a comprendere la complessità di questo fenomeno. La crisi climatica si interseca e sovrappone ad altre tipologie di crisi, quella sociale, politica ed economica. La lente della giustizia climatica ci permette di fare emergere questa complessità e portare al centro dell’agenda politica sul clima anche le istanze che riguardano gli effetti ingiusti e diseguali su cui il cambiamento climatico si poggia e che tende ad amplificare. Ci teniamo a fare ascoltare la voce delle persone. Le testimonianze e le istanze che portiamo negli spazi politici internazionali, come le COP, partono da una richiesta di giustizia: compensazioni per i danni subiti piuttosto che prestiti; una transizione verde che avanzi di pari passo con la riduzione delle disuguaglianze sociali ed economiche; riforme dell’architettura finanziaria internazionale che non penalizzino i Paesi già colpiti dagli effetti del cambiamento climatico.

Le conseguenze del cambiamento climatico sono devastanti.

L’estrazione e la combustione di carbone, petrolio e gas rappresentano la prima causa del cambiamento climatico. Eppure, non riusciamo a ridurle, con effetti ormai documentati su sicurezza alimentare, biodiversità, salute. Gli eventi metereologici estremi, inoltre, sono diventati frequenti, al punto che le stesse compagnie assicurative fanno fatica a calcolare il rischio, con potenziali ricadute sul mercato immobiliare. Ai danni prodotti sull’atmosfera si aggiungono gli impatti diretti sulle comunità. Effetti che documentiamo ogni giorno. Il caso del Delta del Niger è eclatante. Qui le fuoriuscite di petrolio e il gas flaring hanno letteralmente distrutto la vita delle persone e l’ecosistema naturale. Lo stesso sta avvenendo in Mozambico. Nella provincia di Cabo Delgado, a causa dell’impianto di estrazione di gas, la popolazione locale ha dovuto abbandonare il sito. Pesantissime accuse sono state sollevate a carico dell’azienda francese TotalEnergies che guida il consorzio di chi investe e un’indagine giudiziaria è in corso. Abbiamo anche in corso una campagna internazionale dal titolo #fundourfuture che chiede l’interruzione degli investimenti alle fonti fossili.

Lavorate a più livelli per garantire che la transizione ecologica non lasci indietro nessuno. Partiamo da ciò che fate con la popolazione.

Lavoriamo nei Paesi più vulnerabili, dove le conseguenze del cambiamento climatico sono devastanti. Il nostro impegno passa dal sostegno a cittadine/i e attiviste/i affinché possano partecipare attivamente ai processi decisionali e pretendere le risposte che meritano. Alle isole Vanuatu, ad esempio, uno dei piccoli stati insulari in cui il cambiamento climatico rappresenta la minaccia più significativa, portiamo avanti un programma di resilienza e adattamento climatico guidato dalle donne. Dal 2020 il progetto ha sostenuto 6600 donne, di cui 600 con disabilità, nel rafforzare la loro risposta ai cambiamenti climatici, promuovendo lo scambio di apprendimento, il potenziamento dei sistemi di allerta precoce e la partecipazione attiva delle donne alla definizione delle politiche e alla gestione del rischio di catastrofi.

Quali invece le azioni promosse con la politica e le istituzioni?

Dopo aver raccolto le istanze delle comunità, le portiamo all’attenzione degli enti decisori a livello nazionale, monitorando le politiche, partecipando ad audizioni parlamentari e/o altri eventi istituzionali, promuovendo iniziative ed eventi pubblici. A livello internazionale, abbiamo una lunga esperienza di partecipazione alle COP dove, grazie alla collaborazione in altri network e alla presenza in oltre 70 Paesi nel mondo, siamo in grado di portare una testimonianza diretta da parte di coloro che vivono nelle zone maggiormente interessate dalla crisi climatica.

Anche le aziende vengono coinvolte.

Siamo promotori della campagna Impresa 2030 che si è battuta per l’approvazione della direttiva sull’obbligo di una Due Diligence obbligatoria per le aziende in materia di diritti umani e ambiente. Siamo inoltre membri del Global Compact Italia, iniziativa delle Nazioni Unite finalizzata a promuovere la cultura della responsabilità sociale d’impresa. Oltre a questo, insieme alle aziende troviamo soluzioni che si integrino nelle strategie aziendali e che valorizzino le azioni di responsabilità sociale verso l’esterno. Inoltre realizziamo attività di volontariato aziendale in cui i e le dipendenti siano protagonisti/e in modo attivo e concreto.

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