
Lo sport oltre le misure: il racconto di Luna Pagnin
Luna Pagnin si definisce una personal trainer atipica perché non guarda alle misure, ma alla creazione di uno spazio di non giudizio e accoglienza con lə suə allievə; è da poco diventata una biologa nutrizionista.
Perché ti definisci una personal trainer atipica?
Perché non mi sono mai focalizzata (e mai lo farò) sull’aspetto di una persona, sulla sua fisicità, ma sono sempre andata oltre il corpo e le misure. Non utilizzo le foto del “prima e dopo” perché il mio obiettivo è capire ciò che potrebbe piacere alla e al miǝ allievǝ. E quindi mi metto nei suoi panni: io vorrei si sentisse serenǝ e prontǝ a intraprendere un nuovo percorso. Deve essere innanzitutto felicǝ di muovere il proprio corpo. Ciò che dico sempre durante le prime chiamate, quando conosco una nuova persona, è che una brava o un bravo personal trainer non lavora per cambiare il corpo ma il linguaggio che si ha con il proprio corpo. Mi piace definirmi anche la personal trainer delle emozioni perché credo che l’allenamento corporeo sia connesso ai sentimenti.
Quale pensi sia, o dovrebbe essere, il ruolo dello sport nella vita di una persona?
È qualcosa di naturale: il nostro corpo richiede il movimento ogni giorno, dal momento in cui si sveglia al momento in cui riposa la notte.
Credo che il corpo, se lo ascoltiamo (che non è affatto semplice), sia capace di comunicarci questa necessità di movimento. Inoltre, lo sport crea connessioni, sia con noi stessǝ e con alcune caratteristiche personali (quali la resistenza, la forza, il fiato), che con le altre persone: penso per esempio agli sport di squadra.
Oggi non è raro imbattersi in contenuti che glorificano il corpo perfetto. Quali conseguenze ci sono per la salute fisica e mentale quando ci si allena con il solo obiettivo di raggiungere canoni di perfezione?
Questo ideale di perfezione tanto diffuso in realtà non esiste, ma viene raccontato come qualcosa che tuttə possono raggiungere con il sacrificio e il duro allenamento, facendo leva sulle insicurezze personali e, soprattutto, su elementi che non dipendono da noi ma da altri fattori.
Molte persone, soprattutto giovani ragazze ma anche madri, sono state e sono tuttora influenzate dalla diet culture. E così ci viene insegnato che l’obiettivo dell’attività fisica è la modifica del proprio corpo, la perdita di peso. La verità è che nulla di tutto ciò è reale.
Credi che oggi l’attività fisica venga eccessivamente romanticizzata sui social, per esempio con i video che mostrano la workout routine?
In una vita naturale (non amo usare il termine “normale” perché per me la normalità è relativa) non c’è sempre il tempo di praticare ogni giorno attività fisica, al contrario di come spesso viene mostrato sui social: una persona che svolge un lavoro di 8-9 ore in ufficio non sempre ha tempo di andare in palestra. Tutto quello che, nella maggior parte dei casi, è la vita di una persona non viene mostrato in questi contenuti. Ci si dimentica che chi fa content creating e realizza i video spesso ha più possibilità rispetto alle altre persone: ha più tempo per allenarsi e, a volte, anche il privilegio monetario per farlo.
Andrebbe anche sottolineato il fatto che un workout non deve essere fatto necessariamente con i completini sempre coordinati o alle 5 del mattino. Tante volte si guarda solo a come viene fatta una cosa, senza pensare a quanto ci costi in termini di fatica e pensieri negativi: non tutte le cose che scegliamo sono sempre sostenibili allo stesso modo per tuttə. E va bene così.
Quali consigli daresti a chi si sente sopraffattǝ dalla pressione di dover raggiungere determinati ideali estetici tramite l’attività fisica?
Io utilizzo il metodo delle 4 R: respira, rallenta, rimani, riscrivi. Quando una persona mi racconta le sue preoccupazioni io consiglio sempre di respirare e rallentare, di porsi delle domande, cos’è che piace per esempio, perché spesso ci dimentichiamo di ciò che ci fa stare bene, ciò che ci allontana dalle preoccupazioni. Questo dovrebbe essere lo sport: un momento di svago e di cura, per quanto non sufficiente.
Allo stesso tempo, è importante intraprendere anche un percorso terapeutico perché la salute mentale viene prima di quella fisica e non viceversa.
Poi, quando rallentiamo, capiamo come rimanere ancorati al momento, come riscoprirci per creare un nuovo equilibrio, anche provando nuove discipline e mettendoci in discussione. Infine, riscrivere la propria storia per costruire il proprio luogo sicuro, realizzando nel tempo di cosa abbiamo realmente bisogno dall’attività fisica.