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LE CURE MIGLIORI AIUTANO ANCHE IL PIANETA

È IL CREDO CHE MUOVE PHILIPS E LA SUA CAMPAGNA CARE MEANS THE WORLD, UNA PIATTAFORMA VOLTA A SENSIBILIZZARE SULL’IMPORTANZA DELLA CONNESSIONE TRA SALUTE UMANA E SALUTE AMBIENTALE
A cura di Michela Offredi
18 Ott 2024

Ci cura ma impatta, suo malgrado, sulla nostra salute. È un paradosso, eppure la Sanità finisce per contribuire, e non poco, alle emissioni che determinano il cambiamento climatico, che a sua volta influisce negativamente sul nostro stato di salute. Secondo uno studio pubblicato dal British Medical Journal, ospedali, cliniche, fabbriche di apparecchi biomedicali e farmaci sono responsabili del 4,4% delle emissioni globali di anidride carbonica alla base del surriscaldamento globale. Le ragioni sono molteplici: l’alta intensità energetica (necessaria per alimentare le macchine o climatizzare gli ospedali), le emissioni legate alla produzione di medicinali e vaccini, i gas usati come anestetici, la produzione e il trasporto di medicine e apparecchiature sanitarie. La Sanità mondiale produce ogni giorno 13 chili di rifiuti per letto, la maggior parte dei quali pericolosi, e inquina quasi il doppio del settore aereo. E il 71% delle emissioni del comparto deriva principalmente dalla sua catena di approvvigionamento.

Questo ha inevitabilmente dei ritorni negativi, anche sulla nostra salute. La rivista medica The Lancet ha definito la crisi climatica come la più grande minaccia sanitaria mondiale del Ventunesimo secolo e la causa di tassi crescenti di malattie croniche come l’asma e problemi cardiovascolari. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) dell’Onu ha sottolineato come i cambiamenti climatici comportino una maggiore mortalità tra gli e le anzianɜ dovuta alle ondate di caldo e aumentino i rischi di malattie infettive determinate da alluvioni e inondazioni. Eppure, secondo la World Bank, soltanto il 15% dei Paesi sviluppati (che sono anche i principali responsabili delle emissioni) ha definito piani finalizzati a mitigare l’impatto della Sanità sul clima.

È quindi evidente la necessità di rendere il settore più sostenibile. «Chi ha la responsabilità della salute delle persone, non può prescindere dall’assumersi la responsabilità anche nei confronti della salute del pianeta. Un’assistenza sanitaria sostenibile deve essere in grado di fornire cure di qualità, accessibili a coloro che ne hanno bisogno, riducendo al contempo l’impatto ambientale - commenta Simona Comandé, Direttrice Marketing Philips Europa -. Oggi abbiamo un’opportunità unica di stabilire un nuovo standard per l’assistenza sanitaria, basato sull’innovazione, l’efficienza energetica e principi di economia circolare, ma affinché abbia effetto, lo sforzo deve essere corale, deve riuscire a coinvolgere istituzioni pubbliche, strutture sanitarie e fornitori».

Philips, azienda da sempre impegnata nel migliorare la salute delle persone, ha accolto questa sfida, realizzando a livello globale la campagna Care means the world. Si tratta di una piattaforma per creare maggior consapevolezza sulla correlazione che esiste tra salute umana e salute ambientale, su come l’innovazione tecnologica e i modelli di economia circolare possano contribuire a rendere l’assistenza sanitaria più sostenibile e a garantire che «le migliori cure per i e le pazientɜ aiutino il pianeta».

La campagna certifica un impegno trasversale, che non si limita al perimetro aziendale (oggi tutti i siti produttivi di Philips sono alimentati da energia proveniente da fonti rinnovabili e nel 2020 la società ha raggiunto la carbon neutrality nelle sue operation), ma abbraccia la catena di fornitori e clienti, con l’obiettivo dichiarato di fare da traino all’intero settore e di mettere a disposizione del comparto strumenti, competenze e innovazione digitale.

L’azienda si impegna infatti a fornire aiuto a 360 gradi per una valutazione e la creazione di progetti di assistenza sanitaria sostenibile. Il tutto anche grazie al sostegno che sta arrivando dalla tecnologia. Il Cloud e l’Intelligenza Artificiale creano oggi processi e dispositivi più efficienti. L’evoluzione di hardware e dell’IA nei dispositivi di diagnostica per immagini permette di leggere le scansioni più velocemente e con maggiore precisione, evitando così esami aggiuntivi.

Secondo quanto stimato da una ricerca condotta da Philips in collaborazione con il Vanderbilt University Medical Center di Nashville, unendo questa innovazione tecnologica con modelli di economia circolare, le risonanze magnetiche potrebbero ridurre l’impronta di carbonio del 17% e i costi del 23%. Significativo è anche l’impegno di Philips nello sviluppo innovativo di risonanze magnetiche senza elio. Le apparecchiature tradizionali utilizzano fino a 1500 litri di elio per raffreddare il magnete, una risorsa che sta diventando sempre più rara in natura e costosa. Philips ha sviluppato un magnete da 1,5 tesla completamente sigillato che utilizza appena 7 litri di elio, meno dello 0,5% rispetto ai sistemi convenzionali, senza bisogno di rabbocchi per l’intero ciclo di vita. Dal 2018, oltre mille risonanze Philips con ridotto impiego di elio, hanno permesso di risparmiare più di 1,9 milioni di litri di questo gas a livello globale.

Chi ben progetta, dunque, è già a metà dell’opera. Lo conferma anche la Commissione europea nel rapporto Ecodesign your future: più dell’80% dell’impatto che un prodotto ha sull’ambiente viene infatti determinato nel momento della sua progettazione. Al fine di realizzare un prodotto sostenibile nel tempo è necessario quindi seguire i quattro principi dell’eco-design: migliorare l’efficienza energetica sin dalla fase di produzione, ridurre al minimo l’uso di sostanze pericolose nei materiali che possono avere un impatto sulla salute delle persone e dell’ambiente, utilizzare imballaggi prodotti con energia rinnovabile e operare in modo circolare, prevedendo la possibilità di recupero dei materiali e il loro riutilizzo.

Ci cura ma impatta, suo malgrado, sulla nostra salute. È un paradosso, eppure la Sanità finisce per contribuire, e non poco, alle emissioni che determinano il cambiamento climatico, che a sua volta influisce negativamente sul nostro stato di salute. Secondo uno studio pubblicato dal British Medical Journal, ospedali, cliniche, fabbriche di apparecchi biomedicali e farmaci sono responsabili del 4,4% delle emissioni globali di anidride carbonica alla base del surriscaldamento globale. Le ragioni sono molteplici: l’alta intensità energetica (necessaria per alimentare le macchine o climatizzare gli ospedali), le emissioni legate alla produzione di medicinali e vaccini, i gas usati come anestetici, la produzione e il trasporto di medicine e apparecchiature sanitarie. La Sanità mondiale produce ogni giorno 13 chili di rifiuti per letto, la maggior parte dei quali pericolosi, e inquina quasi il doppio del settore aereo. E il 71% delle emissioni del comparto deriva principalmente dalla sua catena di approvvigionamento.

Questo ha inevitabilmente dei ritorni negativi, anche sulla nostra salute. La rivista medica The Lancet ha definito la crisi climatica come la più grande minaccia sanitaria mondiale del Ventunesimo secolo e la causa di tassi crescenti di malattie croniche come l’asma e problemi cardiovascolari. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) dell’Onu ha sottolineato come i cambiamenti climatici comportino una maggiore mortalità tra gli e le anzianɜ dovuta alle ondate di caldo e aumentino i rischi di malattie infettive determinate da alluvioni e inondazioni. Eppure, secondo la World Bank, soltanto il 15% dei Paesi sviluppati (che sono anche i principali responsabili delle emissioni) ha definito piani finalizzati a mitigare l’impatto della Sanità sul clima.

È quindi evidente la necessità di rendere il settore più sostenibile. «Chi ha la responsabilità della salute delle persone, non può prescindere dall’assumersi la responsabilità anche nei confronti della salute del pianeta. Un’assistenza sanitaria sostenibile deve essere in grado di fornire cure di qualità, accessibili a coloro che ne hanno bisogno, riducendo al contempo l’impatto ambientale - commenta Simona Comandé, Direttrice Marketing Philips Europa -. Oggi abbiamo un’opportunità unica di stabilire un nuovo standard per l’assistenza sanitaria, basato sull’innovazione, l’efficienza energetica e principi di economia circolare, ma affinché abbia effetto, lo sforzo deve essere corale, deve riuscire a coinvolgere istituzioni pubbliche, strutture sanitarie e fornitori».

Philips, azienda da sempre impegnata nel migliorare la salute delle persone, ha accolto questa sfida, realizzando a livello globale la campagna Care means the world. Si tratta di una piattaforma per creare maggior consapevolezza sulla correlazione che esiste tra salute umana e salute ambientale, su come l’innovazione tecnologica e i modelli di economia circolare possano contribuire a rendere l’assistenza sanitaria più sostenibile e a garantire che «le migliori cure per i e le pazientɜ aiutino il pianeta».

La campagna certifica un impegno trasversale, che non si limita al perimetro aziendale (oggi tutti i siti produttivi di Philips sono alimentati da energia proveniente da fonti rinnovabili e nel 2020 la società ha raggiunto la carbon neutrality nelle sue operation), ma abbraccia la catena di fornitori e clienti, con l’obiettivo dichiarato di fare da traino all’intero settore e di mettere a disposizione del comparto strumenti, competenze e innovazione digitale.

L’azienda si impegna infatti a fornire aiuto a 360 gradi per una valutazione e la creazione di progetti di assistenza sanitaria sostenibile. Il tutto anche grazie al sostegno che sta arrivando dalla tecnologia. Il Cloud e l’Intelligenza Artificiale creano oggi processi e dispositivi più efficienti. L’evoluzione di hardware e dell’IA nei dispositivi di diagnostica per immagini permette di leggere le scansioni più velocemente e con maggiore precisione, evitando così esami aggiuntivi.

Secondo quanto stimato da una ricerca condotta da Philips in collaborazione con il Vanderbilt University Medical Center di Nashville, unendo questa innovazione tecnologica con modelli di economia circolare, le risonanze magnetiche potrebbero ridurre l’impronta di carbonio del 17% e i costi del 23%. Significativo è anche l’impegno di Philips nello sviluppo innovativo di risonanze magnetiche senza elio. Le apparecchiature tradizionali utilizzano fino a 1500 litri di elio per raffreddare il magnete, una risorsa che sta diventando sempre più rara in natura e costosa. Philips ha sviluppato un magnete da 1,5 tesla completamente sigillato che utilizza appena 7 litri di elio, meno dello 0,5% rispetto ai sistemi convenzionali, senza bisogno di rabbocchi per l’intero ciclo di vita. Dal 2018, oltre mille risonanze Philips con ridotto impiego di elio, hanno permesso di risparmiare più di 1,9 milioni di litri di questo gas a livello globale.

Chi ben progetta, dunque, è già a metà dell’opera. Lo conferma anche la Commissione europea nel rapporto Ecodesign your future: più dell’80% dell’impatto che un prodotto ha sull’ambiente viene infatti determinato nel momento della sua progettazione. Al fine di realizzare un prodotto sostenibile nel tempo è necessario quindi seguire i quattro principi dell’eco-design: migliorare l’efficienza energetica sin dalla fase di produzione, ridurre al minimo l’uso di sostanze pericolose nei materiali che possono avere un impatto sulla salute delle persone e dell’ambiente, utilizzare imballaggi prodotti con energia rinnovabile e operare in modo circolare, prevedendo la possibilità di recupero dei materiali e il loro riutilizzo.

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