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LA STORIA DI MARCO MAZZA

Dall’Italia alla leadership globale in IBM per le politiche LGBTQIA+
A cura di Marta Bello
18 Ott 2024

UN VIAGGIO TRA PASSIONE, SFIDE E SODDISFAZIONI: COME MARCO MAZZA HA TRASFORMATO LA SUA CURIOSITÀ E LE SUE COMPETENZE IN UNA MISSIONE PER L’INCLUSIVITÀ AZIENDALE

MI RACCONTI UN PO’ DI TE, CHI SEI E COSA FAI NELLA VITA? SO CHE TI HANNO DA POCO ASSEGNATO UN NUOVO RUOLO MOLTO IMPORTANTE.
All’università ho scelto un percorso umanistico, ho seguito le mie passioni non preoccupandomi troppo degli sbocchi lavorativi e sono sempre stato molto curioso e aperto alle diversità. In quegli anni credo di aver assimilato degli strumenti importanti e alla fine sono riuscito a fare quello che mi piaceva, cioè scrivere di informatica e di nuove tecnologie. Mi sono specializzato in quel ramo e da lì sono entrato in una multinazionale americana, molto più piccola rispetto a IBM.
Passato a Big Blue mi sono reso conto che la mia Corporation era molto aperta ai temi D&I, avevo letto tantissima documentazione su ciò che IBM faceva, così mi sono avvicinato al mondo HR e sono diventato il responsabile del gruppo LGBTQ+ aziendale.
In questa nuova veste IBM mi ha mandato a Los Angeles, ad Out&Equal, il più importante evento al mondo dedicato alle tematiche LGBTQ+ in azienda. Dopo il Summit sono tornato a Milano carico come una molla! Nel 2019 ho avuto l’occasione di diventare il responsabile della D&I per l’Italia e ho iniziato ad occuparmene a 360°. Negli ultimi due anni ho avuto anche l’opportunità di coordinare le policy D&I per i paesi dell’Est Europa, una sfida molto difficile ma anche bellissima, soprattutto per le persone che ho avuto la fortuna di conoscere.
Ai primi di giugno di quest’anno sono stato nominato Global Community Leader LGBTQ+ per tutta la Corporation e mi occupo delle strategie a livello globale.

COMPLIMENTI! QUALI SONO LE SFIDE PIÙ GRANDI CHE HAI INCONTRATO NEL TUO LAVORO?
Nelle aziende si corre l’enorme pericolo di limitarsi a parlare con chi è già convintǝ della bontà delle politiche di D&I, perché trascinare chi la pensa già come te è facile e consolatorio. La parte difficile è allargare la tua platea e trovare un modo per riuscire a dialogare anche con chi la pensa diversamente.
È un’attività piena di rischi e devi avere i piedi per terra, buone competenze e una grande sensibilità. Altrimenti puoi ottenere l’effetto opposto. La buona volontà e l’entusiasmo non bastano, bisogna farlo con l’aiuto di professionistɜ esternɜ specializzatɜ. In questo, Parks è un esempio virtuoso.
L’azienda deve lavorare su tuttɜ e per tuttɜ, anche per chi non è sulla tua lunghezza d’onda. E lo fa lavorando sui comportamenti, non sui convincimenti. I convincimenti sono qualcosa di molto intimo e personale che ognunǝ si costruisce nel corso di anni, decenni di vita. Noi cerchiamo di portare avanti quei buoni comportamenti in azienda che creino la consapevolezza che la D&I aiuta a diventare professionistɜ migliori.

E UNA DELLE TUE PIÙ GRANDI SODDISFAZIONI?
L’obiettivo che ho raggiunto e che mi rende più orgoglioso è aver portato un’idea, quella degli Inclusive Ally Award, nei paesi dell’est Europa. È un contest per il quale ogni singolǝ dipendente può votare lǝ suǝ collega o lǝ suǝ manager e premiare chi è statǝ più inclusivǝ e più in grado di aiutare le persone all’interno dell’azienda, magari in un momento di loro maggiore difficoltà.
È un premio che credo sia riuscito a generare un forte circolo virtuoso in tanti paesi dell’Est, e ha dato energia allɜ dipendenti che si sono sentitɜ riconosciutɜ e apprezzatɜ per i loro buoni comportamenti.

TI VA DI RACCONTARMI QUALCOSA IN PIÙ SUI PAESI DELL’EST?
In alcune realtà è molto difficile lavorare sui temi della D&I, perché ogni paese ha le sue leggi e le sue consuetudini.
È proprio nei paesi in cui è così difficile organizzare delle iniziative che è ancora più stimolante riuscire a ottenere dei risultati anche piccoli, che però sono i più significativi.
Adesso è ancora più vero, perché con un ruolo global come il mio ho a che fare con dei paesi in cui IBM è presente e dove essere LGBTQIA+ è contro la legge. Non lo puoi dichiarare apertamente, e se lo fai puoi essere legalmente imprigionatǝ. Quindi l’azienda ha a che fare con realtà locali in cui prima che ribadire dei principi è fondamentale garantire la sicurezza di tuttɜ lɜ dipendenti.
Una cosa bellissima che abbiamo creato è un sito web per lɜ dipendenti, utilizzando fonti esterne e internazionali come l’ONU, dove diamo informazioni dettagliate e aggiornate sui vari livelli di pericolosità di tutti i paesi del mondo per le persone LGBTQIA+. È diventato un vademecum molto utile e importante anche per i viaggi di lavoro.

PERCHÉ È IMPORTANTE CHE LE AZIENDE, COME IBM IN QUESTO CASO, PRENDANO UNA POSIZIONE SU CERTE TEMATICHE E AIUTINO POI L3 PROPRI3 DIPENDENTI A SENTIRSI – AD ESEMPIO - AL SICURO?
Le aziende sono un grande motore di cambiamento, io sono convintissimo di questo. Possono influenzare in maniera positiva la società e la politica, e lo possono fare anche dando esempi concreti che escono dall’ambiente aziendale. Secondo me le eventuali controindicazioni sono comunque meno rilevanti dei benefici.
Per esempio, noi promuoviamo moltissimo il volontariato perché in IBM è storicamente un tema molto presente.
Se unǝ dipendente ha un’associazione LGBTQIA+ a cui tiene, può regalarle le sue ore di volontariato e IBM le pagherà all’associazione. È un piccolo esempio che dà il senso concreto di quello che un’azienda può fare per aiutare la società in cui vive.
È positivo anche per il benessere di chi lavora in azienda, ed è vitale per acquisire talenti e per conservarli. Le aziende si stanno rendendo sempre più conto che la D&I è un asset fondamentale di crescita. Non lo dico io, lo dicono McKinsey, analisi di mercato, benchmark, statistiche.

COSA SUCCEDE QUANDO NEL LUOGO DI LAVORO POI EFFETTIVAMENTE AVVENGONO DELLE DISCRIMINAZIONI?
In IBM ci sono vari canali con cui puoi comunicare un disagio o un problema, sia di persona che in forma anonima. La segnalazione arriva a chi si occupa esclusivamente di questo tema, e il team che segue le segnalazioni fa partire un’indagine immediatamente. L’azienda è tenuta a dare una risposta in tempi rapidi, perché la nostra prima preoccupazione è che il clima lavorativo rimanga il più possibile sereno.

TI VA DI AGGIUNGERE QUALCOSA?
Sì. Uno dei motivi per cui ho deciso di impegnarmi direttamente in azienda dopo il mio coming out di molti anni fa è stato il mio rendermi conto di essere un privilegiato, perché lavoravo in una grande azienda che mi tutelava e mi permetteva di essere pienamente me stesso. Quindi ho deciso di portare avanti delle iniziative anche per tuttɜ coloro che non potevano e non possono farlo.
Non ti rendi conto dei privilegi che hai fino a quando non te li ricordano, e privilegi come questo vanno condivisi.

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