La favola moderna dei salmoni selvaggi

A cura di Alice Pezzin
13 Giu 2025

L’eccellente avventura di Marta e Jason (per non parlare di Bjørn e Camillo) – Beppe Tosco, Armando Quazzo.

«C’era una volta, in un mare lontano lontano, una coppia di salmoni, Marta e Jason, che intraprese un incredibile viaggio per tornare nel luogo della propria nascita e deporre le uova…». Potrebbe iniziare così L’eccellente avventura di Marta e Jason (per non parlare di Bjørn e Camillo), libro scritto da Beppe Tosco e Armando Quazzo con le illustrazioni di Ignazio Morello (Bompiani, 2021), una vera e propria favola per adultə che ripercorre la migrazione di due salmoni selvaggi dal Mar dei Sargassi fino alla foce del fiume Mandaselva, in Norvegia, e anche quella di Camillo, appassionato di pesca con la mosca, che dall’Italia raggiunge lo stesso luogo nella speranza di far abboccare al suo amo un esemplare da 15 chili.

Della favola questa storia ambientalista ha tutto, compreso il lieto fine e il tormentato viaggio per raggiungere la meta, ma le insidie che incontrano i nostri eroi sono tutt’altro che immaginarie e, nella maggior parte dei casi, umane. 

Oltre alle foche, predatrici naturali, Marta e Jason (e come loro migliaia di altri salmoni selvaggi in ogni parte del mondo) devono fare i conti con le reti della pesca, con l’aumento della temperatura dei mari in seguito al cambiamento climatico, con le barriere architettoniche costruite per sfruttare l’energia idroelettrica e che impediscono la risalita ai luoghi della loro nascita e, soprattutto, con gli allevamenti intensivi, in cui i pesci sono costretti a girare in tondo in enormi gabbie, deboli e magri perché imbottiti di antibiotici e di farine di origine animale e devastati da parassiti e pidocchi, che spesso attaccano anche i pochi esemplari liberi che nuotano nelle stesse acque, come accade a Marta dopo l’incontro con Kikko, sfuggito suo malgrado a una rete e del tutto impreparato ad affrontare il mondo reale.

Detta così, più che una favola moderna questa storia sembra un film dell’orrore, eppure i salmoni che arrivano sulle nostre tavole, anche se etichettati come “sani, freschi e provenienti da pesca sostenibile”, non devono aver affrontato peripezie molto diverse, tanto che, come ci ricordano gli autori alla fine del libro, «esiste un solo metodo per essere certi di mangiare del salmone selvaggio: infilare la testa sotto il pelo dell’acqua, aprire la bocca e sperare che uno di questi animali ci si infili nel gargarozzo», ma anche in questo caso il dubbio rimane. 

Alla fine del libro, Kikko, l’esemplare esile ed emaciato che ha conquistato la libertà dall’allevamento, è riuscito a raggiungere la foce del fiume Mandaselva, dove, in assenza di una compagna, si dà un gran daffare per inseminare le uova deposte dalle femmine, compromettendo irrimediabilmente il patrimonio genetico di migliaia di futuri salmoni teoricamente selvaggi.

Il problema degli allevamenti intensivi non riguarda certo solo i pesci; lo stesso schema, infatti, può essere applicato a polli, maiali, pecore, alle uova delle galline e al latte delle mucche, alla frutta e alla verdura coltivata in serre per essere disponibile tutto l’anno e perfino al cotone geneticamente modificato con cui si producono i vestiti che indossiamo, e che impoverisce e avvelena il suolo in cui viene cresciuto.

Nonostante sia una favola, il libro non vuole darci una morale, ma un consiglio sì: possiamo decidere di continuare a mangiare salmone o altro, ma facciamolo consapevoli del viaggio che hanno alle spalle gli animali, di ciò che inseriamo nel nostro organismo e, soprattutto, del peso che certe scelte hanno sull’ambiente.

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