Integrare per trasformare. Fabio Bosatelli e l’energia che unisce sostenibilità e inclusione

A cura di Isabella De Silvestro
12 Giu 2025

C’è una parola che ricorre spesso nel vocabolario di Fabio Bosatelli: integrazione. E non è un caso. Ingegnere, Bosatelli lavora in Enel Green Power, la business line del Gruppo Enel dedicata all’energia da fonti rinnovabili. È alla guida di un team che si occupa dell’esercizio e della manutenzione di sistemi di accumulo di energia a batteria (BESS) in tutto il mondo, con l’obiettivo di rendere più stabile, flessibile e sostenibile il sistema elettrico globale. Ma Bosatelli porta con sé anche un’esperienza personale che parla di inclusione, tecnologia e accessibilità: è sordo dalla nascita e ha contribuito in prima persona alla diffusione di strumenti di trascrizione automatica delle telefonate, fondamentali per garantire l’accesso alla comunicazione anche alle persone con disabilità uditive.

Il suo sguardo tecnico si intreccia così con una sensibilità verso le sfide dell’inclusione e la sua visione mostra come i grandi temi del nostro tempo — sostenibilità ambientale e diversità — non debbano viaggiare su binari paralleli, ma possano e debbano rafforzarsi a vicenda.

«Penso che sia assolutamente possibile integrare sostenibilità e inclusione. La diversità porta punti di vista differenti e quando questi vengono accolti e messi a sistema, si crea energia: relazionale, sociale, tecnica. Lo stesso vale per la sostenibilità, che è un processo di integrazione: tra bisogni umani e risorse naturali, tra tecnologia e ambiente, tra innovazione e responsabilità collettiva».

L’esperienza professionale di Bosatelli ne è una dimostrazione. Oggi Enel Green Power punta con decisione sullo sviluppo delle batterie, in particolare in Italia, Iberia e Latam, per affrontare una delle grandi sfide della transizione energetica: la gestione dell’intermittenza delle fonti rinnovabili. Accumulare energia e rilasciarla con tempestività — anche nell’ordine di millisecondi — è fondamentale per evitare blackout e garantire la stabilità della rete.

«Le batterie rappresentano una svolta tecnologica. A differenza dell’idroelettrico o del termoelettrico, che hanno tempi di risposta più lenti, possono immettere energia nella rete quasi istantaneamente. Questo ci permette di offrire servizi di regolazione avanzati, come la regolazione secondaria o terziaria, contribuendo a un sistema più reattivo ed efficiente».

A oggi Enel Green Power ha una capacità installata di oltre 2,8 GW in sistemi di accumulo e prevede di aggiungere nell’arco di piano 2025-2027 circa 2,3 GW, un traguardo che riflette la strategia del Gruppo di continuare a crescere nelle energie rinnovabili con un approccio di allocazione di capitale flessibile volto a migliorare il proprio mix tecnologico, ciò contribuirà ad una maggiore stabilità della rete e ad accelerare la transizione energetica.

Ma la corsa verso un futuro verde incontra ancora ostacoli. La burocrazia, in particolare, rallenta l’autorizzazione e la realizzazione degli impianti. «Dalla progettazione preliminare alla messa in opera possono passare anche anni» racconta Bosatelli. «Non è solo una questione normativa, ma di interpretazione delle norme. Serve un cambio di prospettiva: leggere la legge in modo costruttivo, come strumento per accelerare, non per frenare».

Una sfida che non riguarda solo le istituzioni, ma anche la società civile. Per Bosatelli, il cambiamento passa anche dalle scelte quotidiane: «Ogni persona può fare la sua parte. Per esempio, ho installato a casa dei pannelli fotovoltaici plug-and-play, collegati a una presa elettrica. Costa poco, ti fa risparmiare e ti fa sentire parte attiva di un processo collettivo».

E proprio il coinvolgimento delle comunità locali è un’altra leva cruciale della transizione. Le comunità energetiche rinnovabili, ad esempio, permettono a gruppi di cittadini e cittadine di produrre e condividere energia pulita, con vantaggi ambientali, economici e relazionali. «Sono una delle espressioni più chiare di integrazione: mettono insieme tecnologia, cooperazione e sostenibilità sociale».

Oggi, dopo anni di impegno, Bosatelli nota un cambiamento culturale positivo. «Venti anni fa io stesso avevo molta meno attenzione su questi temi. Oggi, grazie anche al lavoro che facciamo, ma soprattutto a causa dei cambiamenti climatici sempre più evidenti, vedo una maggiore consapevolezza. Le persone iniziano a farsi domande, a cercare soluzioni, a voler partecipare».

Nel suo percorso, Bosatelli ha imparato che i sistemi più forti sono quelli che riescono a integrare differenze, tecnologie e relazioni. Che si tratti di impianti elettrici o di gruppi di lavoro, di comunità energetiche o di modelli aziendali, la chiave è sempre la stessa: mettere in circolo l’energia giusta.

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