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IN VARIETATE CONCORDIA: LA LINGUA DELL’EUROPA È LA TRADUZIONE

A cura di Lorenzo Epis
18 Ott 2024

Il motto dell’Unione Europea, “Uniti nella diversità”, (dal latino In Varietate Concordia) rappresenta qualcosa di molto più profondo di uno slogan politico. È un ideale che riflette una delle sfide e, al tempo stesso, una delle conquiste più straordinarie della nostra epoca: riuscire a costruire unità senza rinunciare alle differenze. Ma come si traduce tutto questo nel mondo reale? E perché l’UE può essere considerata un avamposto della D&I più unico che raro?

Pensiamo all’Europa: un'unione di stati con oltre 24 lingue ufficiali, una miriade di culture, tradizioni, cucine, storie. Ogni stato ha un’identità fortemente radicata, con lingue e costumi che lo rendono unico. Eppure, da queste differenze, dopo la tragedia della II Guerra Mondiale è nato un progetto di collaborazione che non solo non appiattisce queste diversità, ma anzi le celebra. Questo è il concept di “Uniti nella diversità”: l’idea che la diversità non è un problema, ma una potenza.

L’inclusione, per l’UE, non significa cancellare le identità locali, regionali, statali, le tradizioni o le culture, ma farle convivere e prosperare insieme. Invece di cercare un'uniformità forzata, l’Unione promuove la coesione e la collaborazione tra paesi che restano orgogliosamente diversi e autentici.

Ad esempio, il programma Erasmus+ offre ai giovani la possibilità di studiare e vivere in un altro paese dell’Unione. Questo programma non solo arricchisce le competenze di coloro che ne usufruiscono, ma soprattutto apre le menti, permette di conoscere nuove culture, nuovi modi di vivere e concepire le cose. Ogni anno, migliaia di studenti, provenienti da realtà profondamente diverse, si trovano a convivere e a condividere esperienze, imparando che la diversità non è qualcosa da temere, ma da abbracciare.

Poi ci sono le politiche di coesione sociale ed economica, che lavorano per ridurre le disparità tra le regioni più ricche e quelle meno sviluppate dell’Unione. Questo significa che, in Europa, l’inclusione non è solo un valore astratto, ma una realtà concreta. L’UE investe risorse per assicurarsi che nessuno venga lasciato indietro, cercando di creare opportunità per tutti, indipendentemente da dove si vive o dalle condizioni economiche di partenza.

Un altro aspetto imprescindibile dell’inclusione europea è la tutela dei diritti delle minoranze. L’Unione Europea, negli anni, ha promosso un quadro normativo che protegge e tutela i diritti delle persone indipendentemente dalla loro etnia, religione, orientamento sessuale o identità di genere. La Carta dei diritti fondamentali dell’UE garantisce che nessuno possa essere discriminato, sottolineando che la diversità non è solo un concetto da rispettare, ma un vero e proprio diritto da preservare e celebrare.

Nel contesto di un’Europa sempre più multiculturale, con movimenti migratori crescenti, l’UE si impegna attivamente a promuovere la convivenza pacifica e il rispetto reciproco. La sfida dell’inclusione, in questo senso, non è ovviamente solo interna, ma bensì globale.

Spesso, quando si parla di integrazione europea, il timore è che l’unità possa significare uniformità, che accogliere tutti significhi perdere la propria identità originale. Ma l’Unione Europea dimostra il contrario. “Uniti nella diversità”, motto ufficiale dell’Unione europea dal 2000, ci insegna che unità non significa essere tutti omologati, ma bensì essere capaci di collaborare, rispettando le proprie differenze.

Questo nobile e bellissimo principio si applica anche al modo in cui l’UE prende decisioni, a volte anche a discapito del pragmatismo. Il Parlamento Europeo, con rappresentanti di tutti i 27 Stati membri, è un luogo dove culture e prospettive diverse si incontrano e si confrontano. Le diversità culturali, politiche e sociali degli Stati membri non vengono ignorate, ma anzi diventano parte del processo decisionale. Ad esempio, durante ogni sessione e commissione del Parlamento europeo è possibile parlare ed intervenire in qualsiasi delle 24 lingue ufficiali. Celebre è la frase pronunciata dallo scrittore Umberto Eco durante un’intervista pubblicata nel 1991 nella rivista L’Espresso: “La lingua dell’Europa è la traduzione”.

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