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IN BUSINESS PER SALVARE IL PIANETA

È la missione di Patagonia, la nota azienda tessile americana specializzata in abbigliamento sportivo e outdoor. Il racconto di Damiano Bertolotti, Community Marketing & Impact Manager Southern Europe & Emerging Markets
A cura di Michela Offredi
18 Ott 2024

OGGI QUELLO CHE FATE PUÒ APPARIRE NORMALE, MA SICURAMENTE ALL’INIZIO NON LO ERA. ERAVATE CONSAPEVOLI DELLA RIVOLUZIONE CHE STAVATE INIZIANDO O, COME SPESSO ACCADE, VE NE SIETE ACCORTI/E SOLO MAN MANO?

Ce ne siamo accorti/e strada facendo. Nel 1972, quando tutto è iniziato, è stato per caso. All’epoca, proprio di fianco alla nostra sede, a Ventura, la foce dell’omonimo fiume era minacciata da un progetto che avrebbe compromesso per sempre l’ecosistema fluviale. Un 25enne, Mark Capelli, biologo e studente universitario mostrò da solo che il fiume era ancora pieno di vita e avrebbe dovuto essere protetto. È stato allora che il nostro fondatore Yvon Chouinard e l’azienda si sono resi conto di come anche solo una singola persona possa concretamente fare la differenza. È nato così il nostro approccio «grassroots», volto a supportare le associazioni non profit generalmente medio piccole. Questo si è concretizzato maggiormente quando, dal 1986, abbiamo devoluto per anni o il 10% dei profitti o l’1% delle vendite, a seconda di quale delle due cifre fosse più alta. Infine nel 2002 Yvon e Craig Mathews hanno co-fondato 1% for the Planet. Da allora abbiamo continuato a devolvere l’1% delle nostre vendite. A oggi abbiamo donato in totale circa 230 milioni di euro. Fra l’altro, attualmente 1% for the Planet conta più di 5 mila membri fra aziende e privati quindi, anche grazie al nostro supporto, il movimento si è esteso ed espanso.

SIETE SEMPRE ANDATI/E CONTROCORRENTE. POTREI CITARE LA CAMPAGNA «DON’T BUY THIS JACKET» DEL 2011. NELL’EUFORIA DEL BLACK FRIDAY INVITAVATE A NON ACQUISTARE.

Abbiamo sempre cercato di contrastare il consumismo fine a se stesso. Quella citata è solo una delle tante campagne che, nel corso degli anni, abbiamo concretamente lanciato per cercare di far cambiare la mentalità dei consumatori e delle consumatrici. Un’altra campagna, che personalmente amo molto, è Worn Wear. Iniziata ormai tanti anni fa in America e dal 2016 introdotta anche a livello europeo, è nata come un tour on the road. Con sarti e sarte specializzati/e andavamo, e lo facciamo ancora oggi, a riparare gratuitamente capi di abbigliamento di tutte le marche. Non c’è cosa migliore che consumare solo quando è davvero necessario. Inoltre la campagna insegna a prendersi cura dei capi. Tornando alla sua domanda, «Don’t Buy This Jacket» ha avuto anche un forte rilancio a livello economico. La nostra filosofia è cercare sempre di fare la cosa giusta o comunque la cosa più giusta. I profitti e le vendite seguono.

COSA SIGNIFICA CHE «SIETE IN BUSINESS PER SALVARE IL PIANETA»? PERCHÉ «L’AMBIENTE È L’UNICO AZIONISTA DI PATAGONIA»?

A dicembre del 2018 abbiamo cambiato la nostra mission aziendale e «We’re in business to save our home planet» è il nostro “nuovo” purpose. Testimonia la volontà di mettere tutte le risorse disponibili per contrastare, nel modo più rapido, efficiente ed efficace possibile, la crisi climatica e ambientale. Questo concetto, nel corso degli anni, si è evoluto e si è contraddistinto in diverse campagne, azioni e momenti. Fra questi, credo e crediamo, che quello più importante sia avvenuto nel 2022, quando Yvon, con la famiglia e il board, ha deciso di donare l’azienda a un’associazione non profit. Ma cosa significa? Tutti gli utili, che non vengono reinvestiti all’interno dell’azienda, vengono donati alla Holdfast Collective, che è un’associazione non profit iscritta regolarmente in America. Questo comporta, secondo le prime stime, che Patagonia riuscirà a devolvere circa 100 milioni di dollari all’anno per contrastare, attraverso l’associazione, la crisi climatica e ambientale.

QUALCHE ANNO FA AVETE SFIDATO APERTAMENTE LA POLITICA CHE NEGA IL CAMBIAMENTO CLIMATICO (E PENSO ALLA CAMPAGNA «VOTA PERCHÉ GLI STR… SIANO FUORI») MA ANCHE, NELLO SPECIFICO, L’AMMINISTRAZIONE TRUMP (PER PROTEGGERE IL BEARS EARS NATIONAL MONUMENT). FRA POCO NEGLI USA SI TORNA ALLE URNE E IL CLIMA È ROVENTE. AVETE GIÀ IN PROGRAMMA QUALCHE AZIONE?

Patagonia da sempre cerca di proteggere la democrazia, di promuovere l’importanza e l’accessibilità del voto. Cerchiamo sempre di mobilitare le nostre community a votare e a farlo nell’interesse del pianeta. Lo abbiamo fatto anche a livello europeo, in occasione delle elezioni dello scorso giugno. In collaborazione con diverse associazioni non profit, abbiamo attivato le nostre comunità, fornendo il materiale per offrire alle persone la possibilità di votare con cognizione di causa. A livello americano avverrà più o meno la stessa cosa.

AVETE TANTISSIMI PROGETTI E CAMPAGNE PER LA SALVAGUARDIA AMBIENTALE ED È IMPOSSIBILE CITARLI TUTTI, MA HA VOGLIA DI RICORDARE QUELLI PIÙ SIGNIFICATIVI?

Citerei quella collegata al fiume Vjosa, in Albania. Il tutto è partito nel 2018 con il racconto di ciò che stava succedendo, e purtroppo accade, nei Paesi balcanici, dove i fiumi erano e sono minacciati da circa 3 mila progetti idroelettrici. A marzo 2023 è stato inaugurato il primo parco nazionale fluviale attorno a questo corso d’acqua, che ora è protetto. Patagonia è stato mediatore, collaboratore e coadiuvante fra il governo e le associazioni non profit impegnate in questa battaglia. Un’altra campagna recente è quella contro gli allevamenti intensivi di salmone in Islanda. Abbiamo lanciato un film e una petizione con lo scopo di chiedere al Governo islandese di bandirli.

QUALCUNO/A AFFERMA CHE NON C’È GIUSTIZIA AMBIENTALE SENZA GIUSTIZIA SOCIALE. L’IMPEGNO DI PATAGONIA SI ESTENDE OGGI ANCHE ALLE BATTAGLIE PER I DIRITTI CIVILI…

Quasi tutta la parte sociale è nata a giugno 2020, quando è stato ucciso George Floyd. Poche settimane dopo abbiamo deciso di abbracciare l’iniziativa «Stop Hate for Profit». Da allora, a livello globale, non investiamo più nelle piattaforme Meta. Una decisione che, poco dopo, si è allargata anche a X. Non è stata semplice ma è stata la scelta giusta. A livello italiano ricordo invece che, nel 2021, abbiamo supportato concretamente e attivamente il Ddl Zan.

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