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IL FENOMENO DEL BOICOTTAGGIO E LA NUOVA FRONTIERA DELLA “NOTHANKS” APP

A cura di Marta Bello
17 Ott 2024

COME NASCE IL BOICOTTAGGIO?

Il termine “boicottaggio” deriva dal nome di Charles Boycott, un amministratore terriero irlandese che nel 1880 fu isolato socialmente ed economicamente dai suoi inquilini come protesta contro i suoi metodi di gestione. Questo evento divenne un modello di azione per i movimenti successivi che cercavano di esercitare pressione politica senza ricorrere alla violenza fisica.
Una svolta importante c’è stata poi con Ghandi (sebbene ci sarebbe da discutere sulla sua coerenza morale, ma non è questa la sede); lui, infatti, ha incorporato e raffinato il concetto di boicottaggio nella sua strategia di non-violenza, conosciuta come Satyagraha. Questa filosofia, che combina verità (satya) e fermezza (agraha), si basa sull’idea che la forza morale e la resistenza passiva possano portare a cambiamenti sociali e politici significativi.

A livello filosofico sono concetti molto densi, che forse hanno più a che vedere con una forma d’integrità morale piuttosto che con un effettivo impatto sul mondo, ma non dobbiamo sottovalutare questa forma di resistenza. Anche perché ci sono (e ci sono stati) casi in cui ha effettivamente delle ripercussioni sul mercato (che possono essere anche gravi e portare a crisi d’immagine), a patto che venga seguito da una massa considerevole di persone.
Il boicottaggio, infatti, rientra nelle forme di “resistenza non violenta”, che si annovera nei modi della disobbedienza civile e fa capo al principio di non-collaborazione (Gandhi, Teoria e pratica della non-violenza, Einaudi).

IL FENOMENO DEL BOICOTTAGGIO
Negli ultimi anni, il boicottaggio dei brands è diventato un fenomeno sempre più rilevante nel panorama globale. Questo strumento di protesta, utilizzato dai consumatori e dalle consumatrici per esprimere il proprio dissenso nei confronti delle pratiche aziendali, ha visto una crescita esponenziale, alimentata dalla diffusione dei social media e dall’aumento della consapevolezza etica, soprattutto verso certe questioni.
Infatti, è una pratica che può essere portata avanti per numerose ragioni, tra cui: violazioni dei diritti umani, come il lavoro minorile; impatto ambientale, come pratiche aziendali che danneggiano gli ecosistemi, l’inquinamento o la deforestazione; questioni sociali e politiche, ad esempio il razzismo, o il sostegno a regimi politici controversi.
Ahmed Bashbash, che conosceremo tra un po’, lo definisce così: “Il boicottaggio è importante perché dà potere agli individui di sfruttare le proprie scelte di acquisto come forma di protesta, costringendo le aziende ad allinearsi a standard etici e responsabilità sociale.”

GUERRE, GENOCIDI E NEUTRALITÀ POLITICA ALL’EPOCA DEI SOCIAL MEDIA
Un aspetto particolarmente controverso riguarda le aziende che non si schierano politicamente, ma che finanziano conflitti armati attraverso investimenti o vendite.
Diciamo che il boicottaggio può avere diversi effetti sulle aziende e sulla società: il primo è sicuramente legato all’aspetto economico, che può causare riduzione delle vendite e perdita di profitti. Le aziende, infatti, possono subire perdite finanziarie significative, che possono spingerle a cambiare le loro pratiche. Il secondo aspetto fondamentale è quello reputazionale, a danno dell’immagine del marchio, cioè anche se il boicottaggio non causa un danno economico immediato, può intaccare la reputazione a lungo termine dell’azienda.

I social media hanno amplificato la portata e l’impatto dei boicottaggi, rendendoli più efficaci e visibili, grazie alla possibilità di organizzarsi rapidamente, diffondere informazioni e mobilitare un gran numero di persone, mettendo le aziende sotto una lente di ingrandimento pubblica costante.
Il boicottaggio dei marchi è un potente strumento di cambiamento sociale e politico. Mentre le motivazioni e gli impatti possono variare, il denominatore comune è la crescente richiesta di responsabilità da parte delle aziende.

Ben noto è il caso McDonald’s: la filiale israeliana aveva dichiarato di aver regalato 100mila pasti al proprio esercito, offrendo anche uno sconto del 50% per tutti i soldati, a cui ha continuato ad offrire pasti nel corso dei mesi. L’azienda è stata al centro della campagna di boicottaggio, tanto che a marzo, le azioni della compagnia sono crollate del 3,9% perdendo quasi 7 miliardi di dollari in un giorno. (International Press Agency)

UNA NUOVA FRONTIERA: LA “NO THANKS” APP
Il fenomeno del genocidio in corso a Gaza è uno dei temi più attenzionati dall’opinione pubblica e nell’epoca del digitale, abbiamo assistito pochi mesi fa alla nascita di una app senza precedenti che aiuta nel boicottaggio tutt3 coloro che non vogliono supportare il cosiddetto Stato di Israele.
Lo sviluppatore si presenta così:
“Sono Ahmed Bashbash, uno sviluppatore palestinese, ho avuto l’idea di aiutare il movimento di boicottaggio creando una app che aiuti le persone a sapere quali prodotti sono nell’elenco dei boicottaggi. L’idea dell’app è semplice, basta scansionare il prodotto che desideri acquistare e l’app ti dirà se quel prodotto è nell’elenco o no. Mi è venuta questa idea e ho iniziato a realizzarla perché anch’io ho sofferto per quella brutale occupazione, ho perso mia sorella nel 2020 dopo un mese di sofferenza per problemi medici e lei non è riuscita a ottenere l’autorizzazione per andare a ricevere le cure mediche di cui aveva bisogno a Gerusalemme al momento giusto. Quando l’ha ottenuto, dopo un mese di tentativi, è morta sull’ambulanza diretta all’ospedale di Gerusalemme. Il 31 ottobre ho perso mio fratello a causa di un attacco aereo casuale contro 4 case civili e questi attacchi casuali si verificavano spesso; quindi, ho deciso di completare questa app e renderla completamente gratuita e senza alcun profitto per conto di mio fratello e mia sorella, e tutto il denaro che riceverò dall’app lo invierò a un’organizzazione palestinese che aiuta la popolazione di Gaza.”

Insomma, un’evoluzione del boicottaggio che incontra la tecnologia in un modo innovativo e senza precedenti.

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