
Il cricket come simbolo di unione, dal subcontinente indiano all’Italia
Il cricket sta guadagnando terreno in Italia, dove diventa simbolo di inclusione culturale grazie alle comunità di migranti che lo praticano nelle zone verdi delle grandi città.
Il cricket, con le sue radici profonde nel subcontinente indiano, sta guadagnando sempre più spazio in Italia, trainato dalla crescente presenza di comunità migranti provenienti da India, Pakistan, Sri Lanka e Bangladesh. Per queste comunità, il cricket è molto più di un semplice passatempo: è un pezzo di casa, un linguaggio condiviso che risuona nei parchi pubblici e nelle piazze delle città italiane, creando un ponte tra le diverse generazioni e culture.
Uno degli aspetti che sta contribuendo alla diffusione di questo sport è la sua accessibilità: non è necessario disporre di impianti sportivi costosi o strutture professionali. Bastano uno spazio aperto da poter delimitare. Nei fine settimana, parchi come Villa Doria Pamphili a Roma o il Parco Nord di Milano si trasformano in veri e propri campi da gioco, dove generazioni diverse si incontrano e si sfidano in partite informali. In un Paese dove il calcio domina incontrastato la scena sportiva, il cricket sta guadagnando una sua piccola ma crescente nicchia, grazie alla forza e all’organizzazione delle comunità che lo sostengono. Negli spazi verdi delle grandi città, tornei spontanei si stanno trasformando in appuntamenti fissi, attirando non solo chi segue il cricket da molto tempo, ma anche persone di ogni nazionalità che decidono di avvicinarsi a questo sport ancora poco conosciuto. Per alcunə, il cricket rappresenta una forma di resistenza culturale, per altrə un’opportunità di dialogo tra realtà altrimenti distanti, che durante il tempo del gioco si incontrano.
A conferma del potenziale politico e sociale di questo sport, è interessante notare come la Federazione Cricket Italiana (FCrI) abbia svolto un ruolo pionieristico in tempi non sospetti. Già nel 2003, tredici anni prima che lo Stato italiano introducesse lo ius soli sportivo nell’ordinamento giuridico, la FCrI stabilì che chiunque fosse nato in Italia avrebbe potuto tesserarsi e partecipare ai campionati ufficiali. Questo gesto, lungimirante per l’epoca, ha avuto un impatto significativo, contribuendo alla nascita di una cultura sportiva inclusiva, che premia il talento e la passione piuttosto che le distinzioni basate sulla nazionalità o sull’origine etnica. In questo modo, il cricket si è consolidato come un vero e proprio ponte tra culture e comunità diverse.
Un parallelismo interessante si può tracciare con la storia del cricket nelle ex colonie britanniche, dove questo sport, originariamente simbolo del dominio coloniale, è riuscito a trasformarsi in uno strumento di riscatto sociale e identitario. In India, per esempio, il cricket ha abbattuto le barriere di casta e classe, diventando una delle prime manifestazioni di un movimento di indipendenza culturale. Il cricket, inizialmente praticato dalle élite coloniali, è stato adottato e rivisitato dalle diverse comunità indiane, che vi hanno visto uno spazio di resistenza, ma anche di inclusione, in grado di unire persone di diverse origini sociali e religiose. Oggi, la Indian Premier League (IPL) rappresenta un esempio di come il cricket possa essere non solo un grande spettacolo sportivo, ma anche un potente strumento di dialogo culturale che sfida le divisioni sociali.
In un’Italia sempre più multiculturale, sport tradizionalmente amati e praticati altrove stanno guadagnando terreno. La crescita del cricket, spesso lontano dai riflettori dei grandi media, dimostra che lo sport non è solo competizione: è anche un modo di incontrarsi, di misurarsi con chi è diversə.