Gabriele Zendron, talento della boccia paralimpica: «Lo sport mi ha reso più forte e sicuro di me»

A cura di Antonella Patete
19 Mar 2025

Dai primi passi nello sport alla Nazionale: tra allenamenti intensi, successi internazionali e il sostegno della famiglia, il viaggio di un atleta nello sport più inclusivo tra quelli paralimpici

Fino all’età di 16 anni Gabriele Zendron non aveva mai preso in considerazione la possibilità di fare sport. Non che l’idea non gli piacesse, semplicemente non ci aveva mai pensato, non sembrava qualcosa alla sua portata. La lampadina si accende nel 2018, dopo l’incontro a scuola con una campionessa del sitting volley. Forse esiste uno sport adatto a lui, basta cercarlo. E qualche mese dopo, in occasione di un evento organizzato dal Comitato Italiano Paralimpico, conosce la boccia.

«Ho iniziato a giocare per divertimento, senza troppe aspettative» ci racconta. «Poi mi sono appassionato e ho cominciato a partecipare alle prime competizioni nazionali e internazionali. Grazie allo sport, la mia vita è migliorata. Ho girato il mondo e sono diventato più deciso e sicuro delle mie possibilità». Classe 2002, Zendron è nato a Cembra Lisignago, in provincia di Trento, dove tuttora risiede. Nel 2022 è entrato in Nazionale e nello stesso anno ha partecipato agli European Para Youth Games in Finlandia, conquistando due medaglie d’argento, una individuale e una a coppie. Da allora, ha preso parte a numerosi tornei nazionali e internazionali, fino alla vittoria dell’oro al Zagreb World Boccia Challenger in Croazia nel 2024.

«È difficile immaginare uno sport più inclusivo della boccia paralimpica» commenta Giunio De Sanctis, presidente della Federazione Italiana Bocce (Fib). «Si tratta di una disciplina spettacolare, riservata alle disabilità gravi o gravissime. Ha un forte valore agonistico e rappresenta il fiore all’occhiello della nostra federazione perché, a differenza della boccia tradizionale che non ha mai fatto parte del programma olimpico, è presente ai Giochi Paralimpici fin dal 1984».

Così, grazie a questa straordinaria capacità di coinvolgere atletə che difficilmente potrebbero praticare altri sport, negli ultimi anni la boccia paralimpica è stata al centro di un movimento sempre in crescita, con oltre 300 atleti tesseratə e più di 80 società sportive affiliate alla Fib in tutta Italia. Come nella boccia tradizionale, l’obiettivo è avvicinare il più possibile le bocce al boccino (jack). Tuttavia, si gioca esclusivamente in palestra, con bocce di tessuto che possono essere lanciate, spinte con i piedi o fatte scivolare lungo una rampa. Per chi non è in grado di lanciare autonomamente è previsto un assistente, che però non può guardare il campo di gioco né parlare con l’atleta durante la partita.

Zendron ha iniziato la sua carriera nella categoria BC4, quella per gli atleti e le atlete che lanciano a mano o con i piedi. Nel 2021 è passato alla classe BC3, dedicata alle disabilità più gravi, diventando ancora più competitivo. «Ora ho un assistente che mi aiuta a posizionare la boccia ed esegue il gioco secondo le mie disposizioni» dice. «Dopo la prima medaglia internazionale in Finlandia, ho intensificato gli allenamenti, ottenendo risultati importanti. Oggi mi alleno quattro volte a settimana per un totale di dieci ore. A maggio sarò di nuovo in Finlandia per il World Boccia Challenger, dove gareggerò sia nella competizione individuale sia in coppia con Giulia Marchisio. Poi sarà la volta degli Europei di Zagabria e, chissà, un giorno potrebbero arrivare anche le Paralimpiadi di Los Angeles».

Fin dall’inizio, la passione di Gabriele per la boccia ha contagiato tutta la famiglia e oggi entrambi i genitori fanno parte del suo team: la madre è la sua coach, il padre l’assistente di rampa. Partecipando agli allenamenti e alle gare sono nate tante amicizie. «L’ambiente è allegro e accogliente» conclude Zendron. «Per me la boccia è come una seconda famiglia».

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