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FOOD FOR PROFIT: QUALI SONO I VERI LEGAMI TRA LE LOBBY E LA POLITICA?

INTERVISTA A LORENZO MINEO
A cura di Marta Bello
17 Ott 2024

TI VA DI PRESENTARTI E DI RACCONTARMI UN PO’ CHI SEI E COSA FAI NELLA VITA?

Mi chiamo Lorenzo Mineo e sono il coordinatore delle attività europee di Eumans, un movimento fondato da Marco Cappato. Non è un partito tradizionale, non ci presentiamo alle elezioni, ma attiviamo la democrazia dal basso, cioè cerchiamo di attuare delle iniziative popolari a livello europeo: ci definiamo un movimento paneuropeo di iniziativa popolare. Il presupposto di partenza è che oggi non si può semplicemente fare politica attraverso le elezioni, uno strumento sempre di più in crisi perché le persone che vanno a votare sono sempre di meno; in generale le elezioni sono fondate sullo scontro tra maggioranza e opposizione, e questo porta a una polarizzazione, estremizzata dal cosiddetto populismo.
Noi riteniamo che si debba innovare il modo in cui si fa politica. Crediamo che la crisi della fiducia nella democrazia sia dovuta a un mancato investimento nella democrazia partecipativa. Io in particolare coordino l’attività di un movimento fondato proprio su questi principi, che cerchiamo di portare al Parlamento europeo attraverso gli strumenti di democrazia diretta oggi esistenti – per esempio tramite petizioni o le “Iniziative dei Cittadini Europei” (strumento di iniziativa popolare previsto dai Trattati UE e attivabile attraverso la sottoscrizione di 1 milione di persone da almeno 7 Paesi membri), che permettono ai cittadini e alle cittadine UE di portare avanti iniziative riguardo a diritti civili, sostenibilità e libertà, che sono anche i nostri pilastri.

COM’È STATA LA TUA ESPERIENZA CON FOOD FOR PROFIT? COME TI È ARRIVATA LA PROPOSTA E PERCHÉ HAI ACCETTATO?

La proposta mi è arrivata direttamente da Giulia Innocenzi, che, come sai, è l’ideatrice oltre che la regista del docufilm insieme a Paolo D’Ambrosio, e mi è arrivata ben cinque anni fa davanti a un bicchiere di vino al bar. Cercavano una persona che, oltre a sentirsela psicologicamente, avesse un curriculum ricco di attività internazionali, conoscenze sul lobbying, e fosse consapevole dei meccanismi con cui vengono mossi i fondi europei (più o meno quello che avevo studiato durante il mio master). In più, all’epoca collaboravo già con un’organizzazione che si occupava di editing genetico, uno dei temi che viene toccato nel documentario.
Un’organizzazione che in senso largo possiamo considerare “una lobby”. Cos’è una lobby? Non è nient’altro che un’organizzazione con degli obiettivi chiari in un determinato settore; può avere o meno degli interessi economici diretti e si interfaccia con chi prende le decisioni (il legislatore nazionale o europeo) per cercare di promuovere i propri scopi e trovare delle soluzioni a livello legislativo.

Quando Giulia mi ha presentato questo progetto come il primo documentario al mondo a raccontare il problema degli allevamenti intensivi dal punto di vista dei fondi europei, ho accettato subito.
Lei da giornalista si era già occupata tanto del tema, ma solo a livello italiano: voleva fare un salto di qualità, mettendo in luce la connessione tra i soldi che ɜ contribuenti europeɜ con le proprie tasse danno agli allevamenti intensivi e ciò che realmente accade in quei luoghi, con l’obiettivo di parlare a tuttɜ, non solo a veganɜ e vegetarianɜ, ma anche alle persone carnivore.
Io mi sono appassionato al tema strada facendo… All’epoca avevo comunque chiaro in mente che gli allevamenti intensivi fossero un problema per gli animali, per la salute umana e per l’ecosistema.
Per cui ho accettato di lanciarmi in questo progetto e, come si vede nel docufilm, ho fatto il lobbista sotto copertura.

NON HAI AVUTO TIMORE NEL FARE IL LOBBISTA SOTTO COPERTURA? PENSO AL TUO RUOLO ANCHE POLITICO, COME HAI VISSUTO QUESTA COSA?

Diciamo che francamente un po’ di paura c’era. Ad oggi ancora non sappiamo quali saranno le effettive conseguenze legali. È già arrivata qualche diffida, ma per il momento non sono seguite altre azioni legali, secondo noi anche per una sorta di effetto boomerang – che loro hanno ben calcolato –, alla luce della risonanza mediatica e dell’ottimo successo che sta avendo il documentario.
Anche se ci sono ancora un po’ di incertezze, sicuramente ho superato almeno in parte la paura iniziale perché il mio lavoro lo considero attivismo politico. Sono uno di quelli che ha avuto la fortuna di aver fatto coincidere una passione – che inizialmente era solo attivismo – con un vero e proprio lavoro.
Quindi, in realtà, ho sentito che stavo facendo qualcosa di perfettamente coerente con il mio percorso, soprattutto qualcosa di giusto: il calcolo personale è passato in secondo piano. E devo dire anche che non è stata una scelta così tanto ragionata: me l’hanno proposto e ho detto subito sì, davanti a quel bicchiere di vino, che si sa, aiuta a essere più coraggiosi (sorride).

E HAI AVUTO UN RUOLO FONDAMENTALE…

Abbiamo raccontato l’interesse dell’industria della carne nel mettere le mani sull’editing genetico, una grande sfida del futuro, e si vede molto bene come chi ha dei conflitti di interesse nel settore agroalimentare - nello specifico la produzione della carne - e poi siede in Parlamento, dove deve prendere delle decisioni, è assolutamente propensǝ a fare tutto ciò che gli/le viene suggerito dalle lobby che sono già nel settore.
Ad esempio, è evidente in Food For Profit, quando propongo a varie figure di spicco di usare l’editing genetico per “creare” maiali a sei zampe o mucche con due apparati riproduttivi in modo da incrementare gli introiti, e le reazioni che ricevo sono positive, di approvazione.
Quindi sì, la mia parte è stata importante nel film perché completava il quadro, accanto al lavoro straordinario fatto dagli infiltrati negli allevamenti, che hanno testimoniato le reali condizioni degli animali nelle aziende che prendono i soldi dei fondi europei.
È emerso molto bene anche il livello di dipendenza e connessione che c’è tra le lobby e i decisori politici parlamentari europei, e soprattutto di quanto sia estremamente facile entrare nel sistema e influenzare le decisioni politiche per chi rappresenta determinati interessi economici.

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