E se fosse di Ognuno? Nuove dimensioni dell’architettura: dal design all’Universal Design

A cura di Manuela Linari Consulente in Comunicazione e Content Marketing
12 Giu 2025

Cristian Catania, architetto a capo dell’Universal Design di Lombardini22, gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura, fa dell’accessibilità il cuore della sua attività contribuendo a diffondere una nuova cultura del progetto più sostenibile, empatica, consapevole. Fondato nel 2007, Lombardini22 si definisce non come firma ma luogo, una dichiarazione di impegno nei confronti dell’ambiente in cui opera e delle comunità

Cristian, cos’è l’Universal Design e come si differenzia dalla tradizionale progettazione per l’accessibilità?

La matrice dell’Universal Design è un fondamento culturale che caratterizza il nostro lavoro in Lombardini22, con l’obiettivo di offrire soluzioni innovative e pratiche che migliorano la qualità della vita di milioni di persone che ogni giorno affrontano barriere invisibili agli occhi di chi non le vive.

L’Universal Design non vuole adattare l’ambiente per chi ha delle necessità specifiche ma pensare gli spazi in questa nuova dimensione fin dall’inizio, alla ricerca di soluzioni accessibili ossia utilizzabili da tutte le persone indipendentemente dalle loro abilità fisiche, sensoriali o cognitive. Questo si traduce in un cambio di prospettiva e un metodo progettuale multidisciplinare, con l’integrazione di competenze eterogenee tra cui l’applicazione delle neuroscienze all’architettura.

Il punto di partenza di questo nuovo approccio è l’ascolto, delle persone e delle loro esperienze, per ripensare una progettazione che valorizzi le esigenze così come le ambizioni di realizzazione e benessere di ognuno di noi, rendendo l’esperienza universale. “Di Ognuno” è anche il nome che abbiamo dato a un progetto di turismo accessibile ormai pluriennale nato da Riva del Garda Fierecongressi e fatto in collaborazione con Village for All, azienda specializzata in Ospitalità Accessibile.

Un progetto che mette in scena l’accessibilità trasparente durante la Fiera Hospitality per operatori e operatrici del mondo ricettivo. Questo progetto è un concreto esempio della nostra visione e del nostro impegno: spazi accoglienti e funzionali che rispondono alle esigenze di tutti gli e le ospiti delle strutture alberghiere con diverse abilità sensoriali, percorsi immersivi e soluzioni capaci di trasformare le esigenze di accessibilità in proposte di qualità per tutte le persone. Mappe tattili, banconi mobili, interventi acustici e di lighting design per impedire ombre nella lettura labiale del receptionist sono solo esempi di come si può migliorare il benessere delle visitatrici e dei visitatori, la comunicazione e la loro esperienza, in questi specifici ambienti.

Qual è oggi la responsabilità di un architetto rispetto all’ambiente e alle comunità?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità dice che la disabilità non appartiene alle persone ma nasce dal loro incontro con l’ambiente, definendo come disabilitanti le risposte inadeguate della società rispetto a specifiche necessità di fruizione. Sull’ambiente costruito, il ruolo dei progettisti e delle progettiste è cruciale e porta con sé una responsabilità sociale significativa sia dal punto di vista tecnico che umano.

Nel senso che i progetti devono rispondere anche alla domanda: Per chi li stiamo facendo?. Se quando inizi a progettare pensi già che una priorità è quella di rispondere ai bisogni di più persone possibili, i progetti si arricchiscono di un pensiero più profondo. E se l’AI potrà aprirci a nuove frontiere, il nuovo paradigma dell’architetto e dell’architetta sarà quello di pensare a nuovi modelli di bene comune, considerando la grandissima varietà del genere umano.

Collaboro con Lombardini22 dal primo giorno della sua fondazione, un lungo percorso di crescita mia e dell’azienda. La responsabilità è la forza motrice che ci spinge a fare quello che facciamo come lo facciamo. Insieme abbiamo iniziato a lavorare in questa direzione qualche anno fa, prima ancora che ci fosse un mercato. Oggi rappresenta un grande vantaggio competitivo, ma è anche una grande opportunità per generare, attraverso i nostri progetti, un valore sociale che appartiene a tutte e tutti, per esigenze temporanee o quelle future, quando in vecchiaia avremo bisogno di ausili e qualche attenzione in più.

L’accessibilità cambia il modo in cui percepiamo la bellezza?

Nell’Universal Design la bellezza non è sacrificata, funzionalità e armonia si combinano, il che significa disegnare spazi e oggetti integrando l’accessibilità come elemento strutturale della qualità. E se quindi la bellezza è in ciò che si vede e si vive, un luogo che accoglie tutte le persone è per definizione più bello. Quando dico bello, faccio riferimento al concetto di cura e relazione, oltre che a un tipo di accessibilità trasparente: se alcuni prodotti richiedono interventi specifici, non dovresti accorgertene, non essere evidenti insomma o con connotazioni ospedaliere (gli attuali sanitari per i bagni pubblici, per esempio). Sull’accessibilità c’è ancora tanta strada da fare, in molti ambiti c’è ancora scarsa attenzione e i principi dell’Universal Design sono applicabili a tutti. Viviamo in un mondo evoluto che ha bisogno sì di specializzazione, ma la complessità attuale sembra necessitare di figure più umaniste, capaci di rendere questa complessità più abitabile per l’essere umano.

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