Diritto o dovere? E se fossero entrambi?

A cura di Chiara Bisconti, consulente di risorse umane e scrittrice
13 Giu 2025

Nonostante siano passati più di due secoli dalla rivoluzione industriale, la concezione dominante del lavoro è ancora meccanicistica. L’architettura base del lavoro rimane legata a logiche per le quali lo spazio e il tempo sono rigidi, vincolati alle necessità di una produzione materiale. Incredibilmente, a distanza di centinaia di anni, consideriamo ancora il tempo appannaggio assoluto del datore o della datrice di lavoro e lo spazio un luogo in cui dover fisicamente andare.

In questa concezione i diritti e doveri di chi effettua una prestazione lavorativa e di chi la richiede sono netti. 

È un dovere effettuare il proprio lavoro in un luogo unico; è un dovere rimanere all’interno di un lasso temporale predefinito; è un diritto del datore di lavoro chiederlo. 

È un diritto di chi effettua la prestazione lavorativa staccare dal lavoro al di fuori di luoghi e tempi definiti; è un dovere della datrice di lavoro assicurare questo diritto. Tutto chiaro e definito.

Ma se usciamo da questa visione meccanicistica del lavoro in cui l’azienda è un’entità isolata, unicamente votata al proprio profitto, e accogliamo invece una visione organica di azienda che interagisce con l’ambiente che la ospita, diritti e doveri vengono messi in discussione. Con loro la concezione di tempo e spazio. E le responsabilità individuali e collettive di chi abita il mondo del lavoro.

Proviamo a capire come. Un’azienda inserita in una comunità deve contribuire alla comunità stessa, in primis mettendo in atto modalità lavorative sostenibili e rispettose dell’ecosistema.

Ad esempio, chiedendosi se ha senso gestire il tempo in modo rigido: è davvero necessario far raggiungere i propri uffici ogni giorno da tutte le persone? È utile concentrare le attività lavorative in un unico lasso temporale rigido uguale per tuttə? Sono sensati uffici dimensionati sulla presenza simultanea di tutte le persone? Quanto costano alla comunità in termini di consumi energetici, impatti sull’ambiente e sul territorio?

Ma lo stesso dovere ricade con altrettanta forza sulla singola persona. Anche chi lavora ha l’urgenza etica di capire come far sì che il suo comportamento individuale non nuoccia alla sua comunità, ma l’arricchisca. Ad esempio, chiedendosi qual è l’uso più intelligente del tempo rispetto alle attività lavorative della giornata: è sempre necessario andare in ufficio? Può arrivare magari un’ora più tardi alleggerendo il traffico delle ore di punta? Ci si può muovere in modo sostenibile effettuando parte del lavoro sui mezzi pubblici? Esistono luoghi in cui lavorare più vicini alla propria casa?

Queste domande, lato azienda e lato persona singola, non sono solo l’applicazione pratica di un lavoro agile intelligente. Sono la messa in atto di comportamenti che hanno impatto sulla collettività. E che portano grandi benefici in termini di sostenibilità e benessere collettivo.

Sembrano semplici, ma hanno una forza rivoluzionaria. Scardinano il modo in cui siamo abituatə a pensare al lavoro. E mettono in discussione diritti e doveri. 

Che diventano sì più sfumati – e questo è un passaggio stretto che va ben gestito – ma finalmente condivisi. Le prospettive di chi chiede e chi eroga lavoro si avvicinano e trovano coerenza nel soddisfare un obiettivo più alto.

Abbandonare la visione meccanicistica del lavoro significa comprendere che datore e datrice di lavoro, lavoratori e lavoratrici fanno parte di una stessa forza, che, se ben indirizzata, può essere spinta positiva dell’ecosistema in cui tuttə abitiamo.

Leggi questo numero
Registrazione Tribunale di Bergamo n° 04 del 09 Aprile 2018, sede legale via XXIV maggio 8, 24128 BG, P.IVA 03930140169. Impaginazione e stampa a cura di Sestante Editore Srl. Copyright: tutto il materiale sottoscritto dalla redazione e dai nostri collaboratori è disponibile sotto la licenza Creative Commons Attribuzione/Non commerciale/Condividi allo stesso modo 3.0/. Può essere riprodotto a patto di citare DIVERCITY magazine, di condividerlo con la stessa licenza e di non usarlo per fini commerciali.
magnifiercrosschevron-down