
Dalla rete alla ricerca: Sara Cirelli tra sitting volley e tecnologia
Ingegnera biomedica e atleta di sitting volley, Sara Cirelli intreccia sport e tecnologia per rendere il mondo più accessibile. A 24 anni ha trovato nel sitting volley la sua nuova disciplina sportiva, arrivando per due volte alle Paralimpiadi. Oggi in Philips unisce competenze tecniche e sensibilità inclusiva per migliorare la qualità della vita altrui.
A volte nella vita le esperienze si intrecciano creando arazzi forse inaspettati. Lo sperimenta Sara Cirelli, ingegnera biomedica
che lavora per Philips come tecnica specializzata in prodotti per la radiologia. Si occupa di soluzioni tecnologiche per la
visualizzazione e l’archiviazione di immagini diagnostiche, fino alla creazione del referto che arriva nelle mani della o del paziente.
Cirelli però è anche atleta di sitting volley. In adolescenza giocava a pallavolo a livello semi-professionale insieme alla sua migliore amica Giulia Bellandi, condividendo con lei il sogno di una carriera nello sport. Proprio poco prima di passare dalla prima divisione alle serie D, all’età di 18 anni, sia Cirelli che Bellandi si trovano coinvolte in due diversi incidenti che cambiano la loro mobilità e il loro rapporto con lo sport.
Il ritorno in campo, nel sitting volley, è avvenuto quando questa disciplina che entrambe avevano iniziato a praticare da poco fa il suo debutto nei campi di pallavolo italiani.
Uno sport inclusivo derivato dalla pallavolo, introdotto nei Paesi Bassi nel 1956-57 come disciplina adattata per la pratica sportiva delle persone disabili. Si tratta di una pallavolo giocata stando sedutə sul pavimento, con il campo più piccolo e la rete più bassa, ma con un ritmo ancora più veloce rispetto alla disciplina tradizionale.
La squadra a sei di sitting volley include due classificazioni: VS1 (quella di Bellandi) per disabilità come l’amputazione e VS2 (quella di Cirelli) per disabilità come la compromissione delle articolazioni. Ciò significa che fin dalle prime competizioni le due amiche potevano tornare a gareggiare insieme. E così hanno fatto dalle prime partite fino ai Giochi paralimpici
di Tokyo nel 2021, i campionati europei del 2023 a Caorle, vincendo la medaglia d’oro, e le paralimpiadi di Parigi nel 2024.
Ed è qui che le esperienze si intrecciano. Anche attraverso il passaggio dalla pallavolo al sitting volley, Cirelli capì che voleva fare la sua parte per rendere il mondo più accessibile e inclusivo per le persone disabili. Così decise di intraprendere gli studi e una carriera nell’ingegneria biomedica e di mettere a frutto la sua formazione in Philips, trovando un’azienda che, come lei, ha l’obiettivo
di migliorare la qualità della vita delle persone attraverso la tecnologia
Anche perché mentre la maggior parte delle atlete e degli atleti professionisti non disabili possono praticare il loro sport a tempo pieno grazie a sponsorizzazioni e finanziamenti, gli sportivi e le sportive disabili devono sostenersi con un ulteriore lavoro. Quindi raggiungere un buon equilibrio tra le diverse dimensioni professionali è centrale.
Per Cirelli conciliare allenamenti e carriera professionale non è semplice: lavora durante giorno e si allena la mattina, la sera e nei weekend. Per questo trovare un’azienda che supportasse il suo percorso sportivo era un tassello fondamentale. Inoltre la diagnostica, il campo in cui lavora come technical support specialist, è un’area fondamentale per la prevenzione di patologie gravi e di conseguenza per migliorare il benessere e la qualità della vita. Cirelli ha saputo unire l’esperienza e le competenze maturate nei due ambiti, portando uno sguardo tecnico nel sitting volley e una visione attenta all’inclusione nell’ingegneria biomedica. Vedere da vicino l’esperienza della disabilità, non solo su di sé ma anche sulle sue compagne di squadra, le ha permesso di sviluppare uno sguardo critico e consapevole, trasformando ogni occasione in un’opportunità per migliorare il mondo.