Crisi idrica in Sicilia: l’emergenza e la ripresa

A cura di Sabrina Tracuzzi
13 Giu 2025

Non è un segreto che il divario infrastrutturale tra il Nord e il Sud Italia sia una questione seria e grave, che incide profondamente sulla condizione economica, sulla qualità della vita e soprattutto sull’equità sociale del Paese. Le differenze riguardano vari settori tra cui trasporti, energia, accesso al digitale, sanità, istruzione e scorte d’acqua.

Nel particolare, per la Regione Siciliana, la crisi idrica ha rappresentato nell’ultimo anno una delle sfide ambientali e sociali più gravi e persistenti. Nonostante la presenza di numerosi bacini idrografici, la scarsità d’acqua è una realtà che interessa gran parte del territorio, con picchi di criticità che coinvolgono milioni di abitanti.

La crisi idrica siciliana è il risultato di una combinazione di fattori naturali e antropici. Dal punto di vista climatico, la Sicilia è caratterizzata da un regime pluviometrico irregolare e da periodi di siccità prolungata, caratteristiche ampiamente accentuate dai cambiamenti climatici globali che ormai non si possono più ignorare. Secondo i dati del Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (SIAS), nel periodo tra ottobre 2023 e marzo 2024 si è registrata una riduzione significativa delle precipitazioni rispetto alla media storica, con aree centrali e orientali dell’isola che hanno subito una siccità moderata.

A questi fattori si aggiungono le carenze strutturali del sistema idrico regionale. La rete di distribuzione presenta perdite elevate, stimabili intorno al 50%, a causa di infrastrutture obsolete e mal mantenute. Inoltre, la gestione frammentata tra numerosi enti locali e l’assenza di un coordinamento efficace ostacolano interventi tempestivi e risolutivi. Le conseguenze della crisi idrica sono evidenti in vari settori. L’agricoltura, principale voce dell’economia siciliana, è particolarmente vulnerabile: la scarsità d’acqua compromette la produzione di ortaggi, frutta e cereali, con ripercussioni sul reddito degli agricoltori, delle agricoltrici e sull’occupazione rurale. Anche il settore turistico risente della situazione, poiché la qualità dell’ambiente e dei servizi idrici è un fattore determinante per l’attrattività dell’isola.

In risposta a questa crisi, la Regione Siciliana ha dichiarato lo stato di emergenza idrica nel settore potabile con la delibera n.100 dell’11 marzo 2024, estendendolo fino al 31 dicembre dello stesso anno. Questo ha comportato l’introduzione di misure di razionamento dell’acqua in 105 comuni delle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani, con riduzioni delle forniture idriche dal 10% al 45%. Le famiglie siciliane hanno affrontato, nell’estate del 2024, disagi legati alla razionalizzazione dell’acqua. In alcune aree, le forniture idriche sono state limitate a poche ore al giorno, costringendo cittadine e cittadini a ricorrere a soluzioni alternative come l’acquisto di acqua in bottiglia o l’installazione di serbatoi domestici.

Inoltre, sempre per fronteggiare l’emergenza, la Regione ha avviato un piano da 20 milioni di euro, con oltre 130 progetti in fase di attuazione, tra cui interventi di riparazione delle reti idriche, acquisto di autobotti e potenziamento delle infrastrutture esistenti. Al 9 luglio 2024, circa il 50% delle opere previste era stato completato o era in corso di ultimazione. La mancanza dell’acqua in Sicilia è quindi il risultato di una combinazione di fattori naturali e strutturali. È chiaro che non si possa dare la colpa solo alla siccità; l’isola, come purtroppo spesso accade, ha sofferto di una gestione inefficiente delle risorse idriche: laddove l’acqua era disponibile, le reti obsolete hanno comunque subito perdite significative durante il trasporto. Secondo l’Autorità di Bacino, la Sicilia è la quinta regione italiana per dispersione idrica, con oltre il 50% dell’acqua immessa in rete che va perduta (dato riportato anche da Geopop).

Tuttavia, adesso la Sicilia è in fase di ripresa: sono in corso numerosi progetti, approvati dalla Cabina di regia di Palazzo d’Orléans e finanziati con 80 milioni dalla Regione e 48 dallo Stato che consentono oggi di sfruttare meglio le scorte idriche sufficienti negli invasi per almeno 11 mesi. Inoltre, si potrà a breve contare anche sui tre nuovi dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani, che saranno pronti prima dell’estate, e dai due di Palermo. Queste misure già applicate, insieme all’utilizzo di droni per il monitoraggio dei campi, hanno già permesso un incremento dell’11,4% nella produzione di arance nella stagione 2024-2025.

Leggi questo numero
Registrazione Tribunale di Bergamo n° 04 del 09 Aprile 2018, sede legale via XXIV maggio 8, 24128 BG, P.IVA 03930140169. Impaginazione e stampa a cura di Sestante Editore Srl. Copyright: tutto il materiale sottoscritto dalla redazione e dai nostri collaboratori è disponibile sotto la licenza Creative Commons Attribuzione/Non commerciale/Condividi allo stesso modo 3.0/. Può essere riprodotto a patto di citare DIVERCITY magazine, di condividerlo con la stessa licenza e di non usarlo per fini commerciali.
magnifiercrosschevron-down