
Battaglia dei sessi
Battle of the Sexes - Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris, con Emma Stone, Steve Carell, Andrea Riseborough, Sarah Silverman, Martha MacIsaac. Genere Biografico, Commedia, Sportivo - USA, Gran Bretagna, 2017.
Il film è tratto da un fatto di cronaca del 1973: la famosa battaglia dei sessi, cioè la sfida tra la tennista Billie Jean King, allora ventinovenne, al secondo posto nella classifica mondiale di tennis femminile, e Bobby Riggs, ex campione di tennis cinquantacinquenne. Un evento di grande portata mediatica negli USA e tra chi segue il tennis, ma non solo, vista la copertina dedicata da Time magazine a Riggs il 10 Settembre del ’73 e i novanta milioni di spettatori raggiunti in tutto il mondo. King, californiana e campionessa in carica, si impegnava per ottenere per le tenniste la stessa retribuzione dei colleghi, a parità di mansioni. E all’inizio degli anni Settanta, nonostante la ventata progressista del ’68, le cose non erano affatto semplici sotto questo aspetto: le atlete donne percepivano un ottavo della retribuzione maschile, anche a fronte dello stesso numero di biglietti venduti. Il mantra inconsistente sostenuto dalla federazione, dal giornalismo sportivo, dalla maggioranza delle persone, era che gli uomini sono più forti, più competitivi, più divertenti da guardare… È questo il tema, posto già all’inizio del film e poi esacerbato dalla sfida tra i due protagonisti. Non a caso le tenniste statunitensi si erano impuntate sull’aspetto retributivo ed, espulse dalla Federazione, si erano organizzate per un tour indipendente in giro per gli USA.
Riggs era un campione in pensione, scommettitore seriale, alla ricerca continua di una sfida con sé e con gli altri e cronicamente a caccia di denaro per far fronte alle scommesse perse. È sua infatti l’idea della sfida, lanciata a Billie Jean nella memorabile telefonata notturna narrata nel film in cui Riggs azzarda già il titolo per descrivere l’epico match:
«Senti qua: Uomo contro Donna, maiale sciovinista contro femminista dalle gambe pelose, senza offesa. Sei ancora una femminista vero?» «Sono tennista, Bobby, sì, sono una donna… e mi depilo le gambe. Buonanotte». È chiaro che la posta in gioco sono per Riggs i centomila dollari, mentre per King l’attenzione al tema dell’emancipazione femminile. Per Riggs dimostrare sul campo la supposta superiorità maschile è soprattutto una provocazione per accendere la sfida e coinvolgere più pubblico possibile. Per raggiungere lo scopo fa leva però su tutti i più biechi luoghi comuni e il film li ripercorre mostrando tutte le buffonate che organizza e le boutades odiose che spara con beffarda leggerezza, mettendoli impietosamente a nudo. È una commedia abbastanza divertente, non solo grazie alle spacconate di Riggs che si contrappongono allo stile compassato e incisivo di King. Oltre alle ottime interpretazioni dei protagonisti Steve Carell e Emma Stone, è soprattutto la mano sicura della regia di Jonathan Dayton e Valerie Faris (la stessa di Little Miss Sunshine) a confezionare una pellicola capace di restituirci un’epoca, per certi versi lontana anni luce per altri affatto, dove la parità di genere era davvero agli albori e sistematicamente ignorata. Una commedia definita vintage, dove l’intrattenimento nasce proprio dal contrappunto tra ieri e oggi, affatto noioso e per questo efficace, cui lo spettatore non può sottrarsi. C’è la sponsorizzazione della squadra femminile grazie al brand di sigarette Virginia Slims - oggi impensabile accostamento -, c’è l’introduzione del colore nelle divise studiate per le tenniste, un primato femminile e una trasgressiva anticipazione di quello che oggi è la norma, c’è il ruolo importante della radio. Si percepisce che il match
accese discussioni nei bar, nei luoghi di lavoro e auspicabilmente all’interno di famiglie e coppie. Sebbene il film non tocchi il tema dell’accettazione delle persone transgender nello sport, sfiori solo quello dell’omosessualità – King si scopre gay in quegli anni e poi divorzierà dal marito –, Battle of the Sexes si concentra sull’argomento ancora attualissimo della discriminazione retributiva e sui luoghi comuni che definiscono la disparità di genere – nello sport come nel quotidiano – minacciando il rispetto e la felicità di ogni donna. A proposito, vinse Billie Jean King. E contribuì a cambiare i tempi e lo sport. Dal 2020 – solo 47 anni dallo storico match… - il campionato del mondo femminile a squadre si chiama Billie Jean Cup e il prize money è stato elevato a 12 milioni di dollari, allineandolo all’omologo evento maschile, la Coppa Davis.