
Atlete e atleti di bassa statura. Perché il getto del peso non decolla
Lo scorso 28 agosto Chiara D’Amicis ha sfilato alla cerimonia di inaugurazione delle Paralimpiadi con il cartello “Italia”. Non ha gareggiato, ma era l’unica atleta italiana acondroplasica presente a Parigi.
Perché in Italia tra le persone sotto il metro e 45 lo sport agonistico stenta ad affermarsi?
«Lo sport ha portato un grande cambiamento nella mia vita, mi ha fatto rinascere come persona e oggi sono più sicura di me stessa. E, soprattutto, non mi curo più delle persone che si girano a guardarmi per strada. Non sono più un problema per me». Chiara D’Amicis ha 22 anni, vive a Medicina, in provincia di Bologna, ed è una campionessa paralimpica di getto del peso.
Lo scorso 28 agosto ha sfilato con il cartello “Italia” durante la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi. Non ha gareggiato, ma la sua presenza a Parigi ha segnato comunque un momento importante: è stata l’unica atleta italiana acondroplasica presente all’edizione dei Giochi Paralimpici 2024. «Ho cominciato a praticare il getto del peso a settembre 2023, dopo aver partecipato a un campus organizzato in Toscana dal Comitato Italiano Paralimpico, dove ho avuto modo di sperimentare diversi sport» ci racconta. «Mi hanno colpito soprattutto l’atletica e in particolare il getto del peso, così ho iniziato ad allenarmi e a gareggiare, stabilendo sempre nuovi record».
Dopo Parigi Chiara ha cominciato a praticare anche il lancio del disco e ha intensificato progressivamente gli allenamenti. Oggi si allena quattro volte a settimana e punta in alto: «Ho scoperto di avere un potenziale e so che, se mi impegno, posso raggiungere grandi obiettivi.
Il prossimo traguardo sono i campionati italiani di atletica leggera indoor ad Ancona, ma il mio sogno resta Los Angeles 2028».
Il suo percorso le ha permesso di crescere come persona e come sportiva. «Il mio punto di forza come atleta è la determinazione, il punto debole è che, a volte, mi confronto con atletə non disabili, i cui risultati sono inevitabilmente diversi dai miei».
In Italia tra le persone acondroplasiche lo sport agonistico stenta ad affermarsi. Il progetto Lanciamoci, nato nel 2018 dalla collaborazione tra l’associazione Acondroplasia Insieme per Crescere, la Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali (Fispes) e le Fiamme Gialle, non è mai davvero decollato.
Il lancio è considerato uno degli sport di elezione per le persone acondroplasiche, forse quello in cui è possibile ottenere i migliori risultati. Così l’obiettivo era reclutare altetə di bassa statura nelle discipline del getto del peso, del lancio del disco e del giavellotto per le categorie F40 (altezza massima 130 cm per gli uomini e 125 cm per donne) e F41 (altezza massima 145 cm per uomini e 137 cm per donne). «L’Italia è uno dei pochi Paesi al mondo a non avere pesistə di bassa statura nella Nazionale paralimpica di atletica» sottolinea Nadia Checchini, che si è occupata per oltre dieci anni del settore lanci della Fispes. «Tra i 40 atleti e atlete che hanno partecipato ai Giochi di Parigi nel lancio del disco, del peso e del giavellotto non c’era, infatti, una rappresentanza italiana e lo stesso vale per i 103 campionə presenti nei ranking mondiali del 2024.
Ci sono altetə provenienti da Asia, America, Africa, Europa e Oceania, ma non dall’Italia. E alcunə hanno grande seguito, come il tedesco Nikko Kapel medagliato alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, Tokyo e Parigi o la tunisina Raoua Tilli, sulla scena internazionale dal 2006 e oro paralimpico a Parigi 2024».
Da quando il progetto “Lanciamoci” ha preso il via ha attirato varie atlete e atleti in giro per l’Italia, ma pochə hanno mantenuto la costanza. Tra i motivi, potrebbero esserci le limitazioni di altezza previste per le categorie paralimpiche.
In Italia, più che altrove, molte persone scelgono di sottoporsi a interventi di allungamento degli arti, superando così i parametri richiesti. «E poi moltə ragazzə intraprendono il percorso di allungamento degli arti proprio in età adolescenziale, trovandosi quindi costrettə ad abbandonare più volte gli allenamenti» commenta Nadia Pivato, presidente dell’associazione Acondroplasia Insieme per Crescere e convinta sostenitrice del progetto. «Per quanto riguarda le persone adulte, invece, la situazione è diversa.
Lo sport paralimpico sta emergendo solo negli ultimi anni e manca ancora una cultura dello sport per tuttə, accessibile a tutte le persone con disabilità. Moltə pensano di non essere portatə e spesso non provano neanche. La presenza di Chiara D’Amicis a Parigi è stata importante: speriamo che possa essere di esempio a tante ragazze e ragazzi come lei».