
Antispecismo: «Non si può parlare di sostenibilità senzamettere in discussione l’industria zootecnica»
L’organizzazione internazionale Animal Equality si batte per la fine delle violenze negli allevamenti e nei macelli. Il direttore esecutivo del team italiano, Matteo Cupi, ha spiegato perché è necessario scegliere il diritto alla vita degli animali e non il profitto dell’industria alimentare
Perché è importante parlare di antispecismo?
Parlando di antispecismo è possibile mettere in discussione un sistema che giustifica la discriminazione e lo sfruttamento degli animali esclusivamente sulla base della loro specie. L’antispecismo è un cambio di paradigma: ci invita a riconoscere agli animali il diritto a non essere strumentalizzati o identificati come mere risorse. In Animal Equality integriamo questa visione in tutte le nostre attività: dalle investigazioni sotto copertura che rivelano la crudeltà nei macelli, alle campagne di sensibilizzazione anche in ambito legislativo, con l’obiettivo di abolire determinate pratiche all’interno degli allevamenti intensivi. Il nostro scopo è scardinare la violenza ormai istituzionalizzata contro gli animali.
Qual è la connessione tra antispecismo e
iper-produzione?
Quella che chiamiamo iper-produzione è figlia di un modello economico che identifica ogni essere vivente, umano e non, come una risorsa da sfruttare: in questo schema gli animali diventano semplici numeri, corpi da ottimizzare per ottenere la massima resa e, conseguentemente, anche gli ecosistemi sono sacrificabili per il raggiungimento dell’obiettivo. L’antispecismo rompe questa logica perché mette al centro il diritto a vivere e non il profitto: riconoscere agli animali questo diritto implica un cambiamento nel nostro rapporto con l’ambiente, con i consumi e con le varie forme di produzione. Non possiamo parlare seriamente di sostenibilità senza mettere in discussione l’industria zootecnica e il nostro modello alimentare. Lo specismo è sempre esistito, ma sono cambiati i metodi con cui si afferma e le dinamiche che lo riguardano.
Cosa rischiamo ignorando il legame che esiste tra crisi climatica e salute animale?
Il rischio è che ci troveremo ad affrontare una crisi climatica ancora più grave, accompagnata dalla perdita di biodiversità, dall’aumento dei disastri ecologici e delle pandemie. È proprio ciò che succede quando le persone decidono di mangiare animali malati, spesso ammassati in capannoni e imbottiti di farmaci e antibiotici; poi quella stessa aria malsana all’interno dei capannoni viene espulsa tramite ventole e l’essere umano la respira. Gli allevamenti, soprattutto quelli intensivi, sono una delle principali fonti di emissioni climalteranti, di deforestazione e inquinamento.
Quale impatto può avere l’alimentazione?
La scelta alimentare è uno degli atti politici e trasformativi che possiamo compiere ogni giorno; è una presa di posizione: scegliere un’alimentazione a base vegetale significa sottrarsi a un sistema che uccide miliardi di animali ogni anno. Inoltre, si riduce la domanda di prodotti di origine animale e, quindi, la pressione sugli allevamenti intensivi e sull’ambiente.
In Animal Equality con Love Veg (una guida dedicata all’alimentazione vegetale con consigli, ricette e pareri di esperti, ndr) vogliamo accompagnare le persone in un percorso di consapevolezza, per dimostrare che mangiare vegetale non solo è possibile ma anche appagante.
Che ruolo ha o dovrebbe avere l’educazione ambientale nelle scuole?
Bisogna fare una distinzione tra educazione ambientale e questione animale: noi siamo animali che vivono nell’ambiente e, quindi, ne siamo parte, ma questi sono due temi diversi. Una cosa è certa: per costruire un futuro differente dobbiamo partire dalle nuove generazioni.
Dobbiamo offrire ai e alle giovani strumenti critici per analizzare e comprendere il mondo attuale e fare scelte etiche. Quindi l’educazione ambientale che, in parte, comprende anche il rispetto per gli animali dovrebbe essere inserita nei programmi scolastici non solo come contenuto informativo, ma come base per una cittadinanza attiva, responsabile e compassionevole.
Quali sono i traguardi di Animal Equality di cui va più fiero?
Quelli che hanno avuto un impatto diretto e concreto sulla vita degli animali. Penso alle investigazioni che hanno portato alla chiusura di allevamenti, alle vittorie politiche, come l’ottenimento della legge che vieta l’uccisione dei pulcini maschi dopo la schiusa, ai provvedimenti contro l’alimentazione forzata e all’inserimento della tutela animale nella costituzione messicana. Ogni piccolo cambiamento se moltiplicato su larga scala fa la differenza.