Alleniamo l’inclusione: la pallavolo che riconosce la diversità

A cura di Stefano Berlato, Ilaria Giatti e Alessio Salviato
19 Mar 2025

L‘inclusione in campo sportivo tocca tanti aspetti: il genere, la disabilità, ma anche l’etnia, la religione, la neuroatipicità e tanto altro. Aprire gli occhi davanti a tanta diversità significa rendere l’allenamento, la partita, il campionato un’occasione di benessere per tuttə. È ciò a cui sta lavorando FIPAV Veneto.

A Giulio, forse, piacciono i ragazzi. Non ne è ancora sicuro, l’idea lo spaventa, ma in squadra non hanno dubbi e in doccia hanno scritto «CHECCA 9», il numero di Giulio. 

La squadra di Nadja si è qualificata per la finale regionale. Quando hanno ottenuto il punto decisivo, le compagne hanno pianto di gioia. Lei di tristezza.

La data della finale coincide con la Pasqua ortodossa e dovrà scegliere: festeggiare con la famiglia o giocare con la squadra.

Vera detesta il suo seno. O meglio, detesta non averlo. Il suo allenatore invece le ha detto che è fortunata: può tuffarsi senza “sbattere le tettine” sul pavimento e quando salta non rischia di toccare la rete con il corpo e fare invasione.

Hana convive da sempre con la discalculia.

Per lei, ogni tattica di gioco basata sui numeri (“Batti tra la sette e la cinque”, “Tieni due sulla tre”) è un tornado che si abbatte sul suo cervello.

Isaac è nato in Italia da genitori ghanesi.

Ha ereditato lo sguardo della madre e la fisicità del nonno. Per la plasticità dei salti e la potenza dei suoi colpi, gli amici lo hanno soprannominato “Canguro”. I tifosi avversari, invece, lo chiamano diversamente. Ad ogni salto, urlano: «Attenti al moro!».

Giulio, Nadja, Vera, Hana, Isaac sono nomi inventati, ma le loro storie rispecchiano quelle raccolte da Alleniamo l’inclusione, un progetto ideato da FIPAV (Federazione Italiana Pallavolo) Veneto nel 2023 per promuovere l’educazione alle differenze e la cultura dell’inclusione.

Come negli altri ambiti della vita pubblica, anche nello sport gli individui si presentano con le loro personali diversità: di sesso, di etnia, di religione, di provenienza, di educazione, di orientamento sessuale, di identità di genere, e altre differenze psicologiche, cognitive, fisiche o sociali. FIPAV Veneto si è assunta la responsabilità di riconoscerle, comprenderle e rispettarle, perché non basta tollerare o non discriminare, servono iniziative concrete perché ogni persona si senta libera di esprimere a pieno la propria identità.

La prima fase del progetto ha coinvolto un campione di allenatrici, allenatori e dirigenti attivi in realtà eterogenee per territorio, dimensioni e obiettivi. Riuniti in piccoli gruppi di lavoro, hanno condiviso le loro esperienze di diversità e inclusione, confrontandosi sulle situazioni ricorrenti e sulle strategie da attuare per garantire un ambiente in cui ognuno si senta protetto e valorizzato. Dalla discussione, è emersa la necessità di conoscere e approfondire le tematiche DEI, acquisendo nuove competenze trasversali da affiancare a quelle tecniche, per le quali la Federazione promuove già percorsi di aggiornamento dedicati.

Il bisogno è stato soddisfatto a ottobre 2024, quando il Viest Hotel di Vicenza ha ospitato il primo workshop di Alleniamo l’Inclusione, aperto a quaranta allenatrici e allenatori di ogni livello e condotto da due relatrici note ai lettori di DiverCity. Valentina Dolciotti, co-founder ed editorial director di DiverCity, ha aperto i lavori del mattino con un intervento intitolato Siamo poi così diversi?, mentre Alexa Pantanella, fondatrice di Divercity & Inclusion Speaking, ha guidato il laboratorio del pomeriggio incentrato sul linguaggio inclusivo.

I feedback dei partecipanti sono stati molto positivi e hanno rafforzato l’idea di FIPAV Veneto che la funzione sociale ed educativa dello sport necessiti di investimenti al pari di quella agonistica, soprattutto nei contesti minori e periferici, in cui le associazioni contano su risorse scarse e si confrontano con maggiore eterogeneità. Intervistato sul futuro del progetto, Giancarlo Vianello, consigliere di FIPAV Veneto, ci ha detto: «L’obiettivo è ampliare l’offerta formativa, replicando il workshop di ottobre e avviando un seminario sulla pallavolo inclusiva».

A spiegarci che cos’è uno sport inclusivo è Sira Miola, consigliera di EISI (Ente Italiano Sport Inclusivi) e prossima relatrice del progetto: «Uno sport è inclusivo se è per tuttə, ovvero per atletə con o senza disabilità. A partire da quest’idea vengono definiti criteri di inclusione ed elaborate regole e strutture per consentire a tuttə di contribuire in modo attivo al gioco». Ad oggi, l’EISI ha riconosciuto tre sport: il baskin, la ginnastica per tuttə inclusiva e il calcio balilla inclusivo, ma altri sono in fase di studio con il medesimo scopo: che lo sport sia strumento di accoglienza, occasione di interculturalità, integrazione sociale, pari opportunità e salute.

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