UNO SPAZIO PER ESPRIMERE LA PROPRIA UNICITÀ

28 Apr 2022

È complesso parlare di bellezza senza pensare alla sua forma più comunemente conosciuta: quella dell’estetica, della simmetria e delle emozioni positive. Esistono davvero molte tesi ontologiche sulla Bellezza ma, non essendo questa l’occasione più adatta per analizzarle, propongo di partire da due principali punti di vista: il primo, la descrive come un criterio socialmente condiviso, una virtù
alla quale si aspira ed è determinata dal contesto socio-culturale.

È un modo d’essere misurato, oggettivo ed estetico e che viene defnito “giusto”, “corretto”. Il secondo la descrive, invece, come criterio soggettivo, raccontato da canoni che sono generati da gusti e inclinazioni personali, anche se parte di questi giudizi non sono del tutto avulsi dalle influenze dell’ambiente nel quale viviamo. Queste due defnizioni hanno in comune il fatto che la bellezza è un’esperienza che genera, secondo Plotino, un desiderio di appagamento, un canone irraggiungibile al quale bisogna tendere.

La percezione del bello può avere origini differenti, la si può raggiungere attraverso i sensi e quindi può essere vista, toccata e udita, è tangibile ed è il tipo di bellezza di cui abbiamo appena parlato. Esiste, però, anche un altro tipo di bellezza che viene colta dal nostro istinto, esiste una parola
giapponese per defnirla e si pronuncia WABI-SABI: in termini molto generici si parla della bellezza dell’imperfezione. Il Wabi-Sabi in oriente rappresenta un vero e proprio stile di vita che tende a concentrarsi sull’essenza di cose, persone, paesaggi, da guardare per come sono, contemplandone la
transitorietà, l’irregolarità, l’essenzialità e la semplicità.

Questo è il tipo di bellezza della quale voglio parlare e che, purtroppo, in occidente non è suffcientemente conosciuta poiché rappresenta uno stile di approccio alla realtà molto distante dalla nostra cultura. Il cuore della flosofa del Wabi-Sabi è l’accettazione dell’imperfezione, dei segni che ci
contraddistinguono e ci rendono unici.
Quanto è diffcile, però, essere sinceri con sé stessi e autentici? Quanto è diffcile esserlo all’interno di un contesto organizzativo in cui si ricopre un ruolo e che, spesso, condiziona anche le nostre relazioni? Quanto possono gravare le aspettative altrui rispetto a come dovremmo essere o dovremmo comportarci?

Le politiche di Diversity & Inclusion hanno il dovere di dare ascolto all’unicità di ciascuno all’interno del mondo aziendale poiché, come tutti sappiamo, il nostro lavoro occupa una grandissima fetta di tempo e se siamo realmente apprezzati e possiamo esprimerci liberamente riusciamo a produrre qualcosa di inedito e solo nostro. Alla base della D&I vi è il principio che le persone sono l’anima dell’azienda e che non portano in essa solamente competenze, ma anche caratteristiche differenti che influiscono sull’ambiente lavorativo. Questo è esattamente il punto in cui le nostre inclinazioni, caratteristiche e approcci ai problemi e alla realtà confluiscono nel business aziendale. L’unicità
è il motivo per il quale lavorare nelle risorse umane è così complesso e così importante.

È indispensabile che a capo di questi progetti vi siano persone qualifcate poiché intraprendere percorsi di Diversity e Inclusion vuol dire lavorare con il Management aziendale, dare stimoli nuovi che, se somministrati scorrettamente, possono avere anche impatto negativo. Per questo motivo ogni azione dev’essere effettuata nella piena consapevolezza delle caratteristiche e delle dinamiche della realtà nella quale proposta.

Il Diversity Management ha un inizio ma non ha una fne, fa parte della vita dell’azienda e deve cambiare, dev’essere flessibile e costante, deve arrivare a ogni angolo dell’Organizzazione.
Prima di essere tutto questo, però, il Diversity Management è una scelta, come ha detto qualche giorno fa Drusilla Foer al Festival di SanRemo: “Facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio e senza vergogna”.


Sara Pagliarulo
1991, laurea magistrale in psicologia del lavoro e sociale;
master di II livello in formazione e sviluppo delle HR;
diversity & disability specialist.

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