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TEMPO

ЧАС ZEIT PANAHON 時間 CZAS TEMPS ISIKHATHI ВРЕМЕ ZÄIT TIMP VRIJEME ΧΡΟΝΟΣ
A cura di Riccardo Basso
27 Lug 2023

Un fatto è ora limpido e chiaro: né futuro né passato esistono. È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l’attesa.

Queste famose parole di Sant’Agostino ci introducono bene al tema del futuro, che esiste solo nella nostra anima, nel presente e come attesa. Una riflessione sul futuro implica, innanzitutto, che ci soffermiamo su come viviamo il presente; più in generale, su come ci rapportiamo al tempo.

Questo non vuol dire smarcarci dalla responsabilità verso i tempi che verranno, come ci ha abituato a pensare la fiaba della cicala e la formica; anzi, la qualità del futuro, nostro e delle generazioni che seguiranno, dipende da come siamo in grado di vivere il presente. Un rapporto sano con il tempo in cui siamo è la precondizione per la costruzione di un mondo sostenibile.

Il tema è tra i più complessi. Sempre Agostino ci ricorda che, sebbene abbiamo una conoscenza intuitiva del tempo, poi abbiamo difficoltà nel darne una definizione. È un concetto che più cerchiamo di descrivere più ci sfugge. Più che del tempo, peraltro, dovremmo parlare dei tempi o delle diverse prospettive di considerare il tempo. Per i fisici il tempo è ciò che consente di pensare il movimento; le società si costruiscono intorno a strutture condivise del tempo, le religioni ne hanno una loro visione. C’è un tempo oggettivo, che è unità di misura (il tempo del calendario, degli orologi, degli orari di lavoro e dei treni), e un tempo soggettivo: quello sentito e vissuto da ciascuna persona nel suo quotidiano, fatto di velocità, lentezza, ritmi. Ogni individuo, anzi ogni corpo, ha una sua temporalità, che - come afferma Umberto Galimberti – è il presupposto per pensare il tempo oggettivo: “Se possiamo pensare ‘oggettivamente’ lo spazio e il tempo è perché in essi siamo stati introdotti dai nostri corpi”. C’è un tempo lineare, in cui ogni momento è qualitativamente uguale a quelli precedenti e a quelli successivi (è questo il tempo della finanza, ad esempio), e c’è il tempo ciclico, quello delle stagioni o quello lungo il quale organizziamo le nostre settimane e i nostri anni, con i loro riti e abitudini.

la fiaba della cicala e la formica; anzi, la qualità del futuro, nostro e delle generazioni che seguiranno, dipende da come siamo in grado di vivere il presente. Un rapporto sano con il tempo in cui siamo è la precondizione per la costruzione di un mondo sostenibile. Il tema è tra i più complessi. Sempre Agostino ci ricorda che, sebbene abbiamo una conoscenza intuitiva del tempo, poi abbiamo difficoltà nel darne una definizione. È un concetto che più cerchiamo di descrivere più ci sfugge. Più che del tempo, peraltro, dovremmo parlare dei tempi o delle diverse prospettive di considerare il tempo. Per i fisici il tempo è ciò che consente di pensare il movimento; le società si costruiscono intorno a strutture condivise del tempo, le religioni ne hanno una loro visione. C’è un tempo oggettivo, che è unità di misura (il tempo del calendario, degli orologi, degli orari di lavoro e dei treni), e un tempo soggettivo: quello sentito e vissuto da ciascuna persona nel suo quotidiano, fatto di velocità, lentezza, ritmi. Ogni individuo, anzi ogni corpo, ha una sua temporalità, che - come afferma Umberto Galimberti – è il presupposto per pensare il tempo oggettivo: “Se possiamo pensare ‘oggettivamente’ lo spazio e il tempo è perché in essi siamo stati introdotti dai nostri corpi”. C’è un tempo lineare, in cui ogni momento è qualitativamente uguale a quelli precedenti e a quelli successivi (è questo il tempo della finanza, ad esempio), e c’è il tempo ciclico, quello delle stagioni o quello lungo il quale organizziamo le nostre settimane e i nostri anni, con i loro riti e abitudini. Ognuna di queste prospettive della temporalità apre scenari, posture esistenziali, modelli socio-culturali tra loro molto diversi. Una prima sfida che ci pone il tempo è dunque quella di conciliare le diverse temporalità che si incrociano, di cui sono portatori istituzioni sociali, gruppi, persone: il tempo lineare dell’anno civile e quello ciclico delle stagioni; il tempo oggettivo dell’orologio che scandisce le ore del giorno e quello soggettivo per il quale alcuni momenti passano troppo velocemente (il tempo che vola) o non passano mai; il tempo di chi crede fermamente nel progresso e quello di chi teme il futuro; il tempo di chi ha tutta la vita d’avanti e si proietta, facendo progetti, nel futuro, e il tempo di chi, in età più avanzata, si dedica a ripercorrere le tappe vissute.

Quale che sia il nostro rapporto con il tempo, molti filosofi ci invitano ad aderire al presente con la massima cura, evitando di cadere in balia di speranze o timori per il futuro o, ancora, di rimpianti per il passato. È il caso degli stoici Epitteto e Marco Aurelio. Montaigne auspicava di vivere a proposito, secondo un approccio di completa apertura e aderenza a quanto accade. Una postura questa, come osserva François Jullien, molto vicina a quella elaborata nel pensiero classico cinese; nell’antica Cina, infatti, il concetto di tempo era assente: il Tao conosceva il processo del corso delle cose, fatto di continuazioni e modificazioni; su questo sfondo era proprio del saggio essere disponibile, accogliente nei confronti del processo di trasformazione, in accordo con il momento.ù

Tutte queste prospettive sul tempo sono a loro volta tante diversità cui una politica aziendale di D&I deve porre attenzione, per riconoscere e valorizzare i diversi modi in cui le persone vivono il loro rapporto col tempo e farli coesistere in maniera armonica. Per questa ragione l’adozione delle varie forme di lavoro ibrido costituisce un’occasione preziosissima nella prospettiva del diversity management: meglio che nel passato, consente infatti di conciliare non solo cosa facciamo del tempo e dove lo trascorriamo, ma anche le diverse visioni della temporalità proprie delle organizzazioni e di ciascun individuo.

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