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SIAMO RESPONSABILI DEL NOSTRO DESTINO

Intervista a Fridays For Future
A cura di Francesca Lai
10 Mar 2023

Mentre scrivo questa intervista i giornali di tutto il mondo raccontano la chiusura di Cop27. La Conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici, tenutasi a Sharm El Sheikh dal 6 al 20 novembre 2022, si è conclusa con risultati deludenti. “Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, questa è una domanda a cui questa COP non ha risposto”, ha sentenziato Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite.

Un finale prevedibile. Del resto, la conferenza sul clima, dove i capi di stato si sono presentati in jet privati - è partita con la triste notizia delll’Emission Gap Report 2022 dell’agenzia Onu sull’ambiente: a oggi, con le politiche e gli impegni dei governi, non esiste una strada credibile per contenere l’aumento delle temperature entro l’ultima soglia considerata sostenibile dalla scienza (+1.5° C).

L’umanità ha fallito nell’obiettivo di prendersi cura della propria casa. Ecco perché mentre ascolto Laura Vallaro, portavoce di Friday For Future Italia (vedi pag.138), provo orgoglio e amarezza. Conosco una ragazza giovanissima - classe ‘2000, studente di Scienze Forestali a Torino e lavoratrice - che lotta con consapevolezza per il bene di tutti e che con la stessa frequenza viene delusa da chi ha nelle proprie mani il destino di tutti.

Laura, come è iniziata la tua storia in FFF?

Mi sono unita al movimento nel gennaio del 2019.Ho partecipato ai presidi e alle manifestazioni ma poi ho deciso di fare di più perchè vedevo che i politici e le persone di potere non prendevano la crisi climatica sul serio. Sento la responsabilità di fare tutto in quello in mio potere per cambiare le cose.

Tutti noi possiamo fare la differenza, ogni giorno.

Assolutamente sì. Nel nostro sistema democratico abbiamo molti strumenti per fare la differenza nel proprio contesto di appartenenza. Spesso si pensa alle scelte di consumi, ma non siamo solo consumatori. Siamo amici, parenti, compagni di lavoro. Il nostro impatto nell’informare le altre persone, nel chiedere dei cambiamenti è grandissimo. Non sottovalutiamolo. È la nostra arma più potente. Dobbiamo essere persone attive e avere il coraggio di cambiare alcune abitudini.

Questo è anche il modus operandi di FFF.

Esatto. Scendere in piazza solo una minima parte di ciò che facciamo. Ci attiviamo nei territori, interloquiamo con le istituzioni delle nostre città portando proposte su come affrontare la crisi climatica. Dopodichè chiediamo loro di attuare ciò che abbiamo condiviso. E quando non lo fanno, ritorniamo all’azione. Credo sia fondamentale mostrare come il potere di singoli e gruppi sia davvero grande. Chi non vuole il cambiamento, ci farà credere che siamo troppo piccoli, che non contiamo. Ma non è così. La storia di Fridays For Future lo dimostra: attraverso gli sciperi poch* ragazz* – che poi sono diventat* tantissim* - sono riusciti a portare all’attenzione globale la tematica ambientale.

A causa dei cambiamenti climatici, l’Italia ha dovuto fare i conti con la siccità. Cosa ti fa venire in mente la parola “aqua”?

Sbilanciamento. A causa della crisi climatica il ciclo dell’acqua è completamente sbilanciato, ci sono periodo di siccità estrema ma anche alluvioni e bombe d’acqua, come è accaduto questo Autunno nelle Marche. Questo è quello che accade anche nel resto del mondo, come in Pakistan dove una inondazione ha causato lo sfollamento di 33 milioni di persone, che equivale a una persona su due in Italia. Di questo i media occidentali non hanno parlato.

Lo sbilanciamento è anche nell’attenzione dei media e quindi dell’opinione pubblica.

Purtroppo, sì. Questo disequilibrio nel modo di vedere le cose, nel crede che certe vite valgano più di altre, è il comportamento dannoso alla base della crisi climatica. FFF sta cercando id cambiare i punti di vista. Il movimento europeo è nato per mettere nell’agenda politica e nel discorso pubblico la crisi climatica in primo piano. Per fare questo cerchiamo di dare voce alle persone più colpite, che vivono sulla propria pelle e più di altre le conseguenze della crisi climatica o lo sfruttamento delle proprie terre. Su questo il nostro comportamento è stato sempre coerente: ci siamo fatti da parte, lasciando spazi a chi fino ad ora ne ha avuti troppo pochi. Cosa che non Cop27 non ha fatto: un contesto in cui ci sono state troppe persone dal nord del mondo, mentre quelle dalle aree più colpite vengono lasciate agli angoli.

Secondo te perché è così difficile cambiare?

Credo che ci siamo un po’ di ragioni. Sicuramente il fatto che le decisioni importanti vengono prese da un gruppo ristretto di persone. I cambiamenti sono frenati perché ci sono in gioco enormi interessi economici. Basti pensare che cento anni fa circa, i primi studi sull’impatto della combustione sono stati realizzati proprio dalle stesse compagnie che estraevano e bruciavano petrolio e carbone. Cambiare è l’unico modo per salvarci. Essere attivi e consapevoli è la nostra arma più potente. E noi continueremo a farlo.

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