
SIAMO OSPITI NON PADRONI
Tutto può essere spiegato e tutto può essere capito. Con chiarezza, professionalità e senza presunzione. Anche a me, che di chimica e di impianti non so davvero nulla.
Oggi 18 ottobre ho avuto il piacere di conoscere Romina Taccone, Responsabile del Supporto Tecnico Geotermia Italia, che lavora in Enel da vent’anni.
E, forse, l’ho assillata con troppe domande ma, credetemi, Romina sembra nata per insegnare.
Ma torniamo indietro di qualche anno...
Nata nel 1976 in un paesino toscano di pochi abitanti e appassionata di materie scientifiche, all’età di quindici anni, per frequentare il liceo Galileo Galilei – che è troppo distante da casa - va a vivere da sola a Siena.
Durante gli studi superiori la predisposizione scientifica prende una forma più definita: la chimica diventa la sua passione (anche grazie a una professoressa particolarmente in gamba, come talvolta accade).
Prosegue gli studi e si laurea nel 2000 in Chimica Ambientale, con l’ambizione (nobile) di sfatare il pregiudizio che si cela nell’equazione “chimica = danni ambientali”.
Infatti, proprio in quegli anni, iniziava a sbocciare - all’Università di Venezia prima, di Padova e di Siena poi - il germoglio di un’idea portata avanti dal professor Enzo Tiezzi, importante chimico, ambientalista e politico italiano, che sosteneva come la ricerca chimica dovesse supportare l’ambiente invece di recargli danno. Tiezzi, durante gli anni ottanta, è l’unico italiano a fare parte del gruppo di venticinque scienziati che, a Stoccolma e Barcellona prima, alla Banca Mondiale di Washington e all’ASPEN Institute poi, finalizza il concetto di sviluppo sostenibile.
…Ma torniamo a Romina!
Subito dopo la laurea inizia a lavorare come stagista presso il laboratorio Enel di Larderello, Pisa, con l’incarico di mettere a punto metodiche analitiche. L’anno seguente, siamo nel 2001, viene definitivamente assunta dall’azienda.
In quegli anni non lontanissimi, ma che pure hanno visto un profondo cambiamento nella mentalità delle singole persone e della società tutta nell’evoluzione del concetto di sostenibilità, Larderello, e in generale la geotermia, era percepita come “La Valle del Diavolo” talmente i suoi luoghi erano considerati inospitali. Si narra, addirittura, che Dante abbia preso spunto da questi territori, visitandoli alla fine del 1200, per tratteggiare “il suo inferno”.
Romina ha vari compiti da assolvere in quel primo ruolo “ufficiale” in Enel: analisi di laboratorio, innanzitutto; campionamenti, certo; e monitoraggi costanti dell’aria e delle emissioni degli impianti termici, in ultimo.
Nel 2006 arriva un cambiamento e Romina si deve interfacciare quale unica donna con un gruppo di 150 uomini, operativi, che si occupano di perforazioni. I pregiudizi non sono facili da abbattere, eppure… è il periodo che ricorda con maggior piacere e affetto. Come è possibile?
“Perché sono entrata in punta di piedi. Con tanta voglia di ascoltare e imparare e mettendo le mie competenze a disposizione del gruppo. Confronto costante e collaborazione per raggiungere l’obiettivo hanno fatto sì che, coloro che inizialmente erano miei detrattori, siano nel tempo diventati i miei più grandi alleati”. Per otto anni, quindi, Romina si tuffa anima e corpo in questa avventura impegnativa, che talvolta richiede di alzarsi nel cuore della notte (con due bimbe piccole nate nel frattempo) per monitorare e studiare i pozzi di perforazione.

E non è tutto. Dal 2014 al 2017 inizia a occuparsi anche di monitoraggio ambientale, fino a quando (2018) assume l’attuale incarico di Responsabile del supporto tecnico.
E qui vi aspettate un’approfondita spiegazione di cosa comporti questo ruolo, lo so... ma vorrei prima chiarire un altro punto.
La geotermia. Cosa è? In cosa consiste? Aiutaci!
Per fare geotermia è necessario realizzare pozzi .
“I pozzi di perforazione li puoi immaginare come “piattaforme” sulla terra ferma che cercano vapore, sottoterra, e lo trasformano in energia. Parliamo di fori di 3.000/4.000 metri di profondità, che permettono al vapore acqueo di uscire. Noi utilizziamo il vapore per produrre energia; l’acqua che ne risulta viene invece reimmessa nel circuito naturale e, aggiungo, il vapore che avanza (detto “esausto”) è utilizzato per riscaldare le abitazioni attorno agli impianti geotermici .”
Okay, ora mi è molto più chiaro. E tu, ad oggi, ti occupi di...
“Mi occupo di supportare ogni fase di questo lavoro: quella del cosiddetto permitting con gli Enti di controllo, quella della supervisione da remoto degli impianti, quella di laboratorio chimico classicamente inteso, quella di monitoraggio del suolo e delle acque. In un luogo che è a dir poco diventato incantevole e completamente integrato in Toscana.”
Negli ultimi vent’anni, infatti, la definizione di sostenibilità e i confini del concetto di sostenibilità si sono espansi e modificati e, parallelamente, l’impatto che gli impianti geotermici hanno sul paesaggio circostante è cambiato, si è addolcito. L’inserimento è attento e allineato alle esigenze territoriali, lo studio per rendere ogni sito (e ogni scelta) sostenibili nel tempo e nello spazio è costante. La formazione è sempre necessaria. La messa a punto degli AMIS, impianti di abbattimento dell’idrogeno solforato e del mercurio (gli inquinanti che rappresentano i principali fattori di criticità delle emissioni delle centrali geotermiche) è un lavoro di ricerca in perenne miglioramento. I siti e gli impianti sono a sempre più basso impatto estetico sull’ambiente circostante.
“Dobbiamo aumentare la sensibilità degli stakeholder, degli abitanti del territorio e non solo: di tutto il Paese. La cosiddetta svolta green deve coinvolgere tutti*, non solo gli addetti (o le addette) ai lavori. La geotermia è una grande risorsa, sana e circolare!”, esclama Romina con convinzione.
I nostri impianti fanno parte del Parco Nazionale delle Colline Metallifere grossetane. Questo Parco è un vasto territorio dove si trovano numerosi siti geologici di particolare rilevanza in termini di qualità scientifica, rarità, valore estetico e didattico, e sotto altri profili culturali: storico architettonico, artistico, naturalistico e archeologico. Dal 1 ottobre del 2010 il Parco è stato anche inserito nella European and Global Geoparks Network Under the Auspices of UNESCO, rete tematica Europea dei Geo parchi UNESCO.
Eppure, come spesso accade nel nostro Belpaese, è il blocco culturale a rallentare l’innovazione e a offuscare la comprensione dei vantaggi di questa fonte di energia (sono 13.000 gli utenti che riscaldano la propria abitazione, gli agriturismi, etc. con il teleriscaldamento derivante dal riscaldamento geotermico, e potrebbero essere molti di più).
“La geotermia non si sfrutta, bensì si coltiva! Va spiegata e raccontata, fatta conoscere; ne vanno esplicati i benefici, con attenzione e cura. Allo stesso modo vanno custoditi i nostri territori. Perché di questi luoghi siamo ospiti, non padroni.”