Scienze e tecnologie

SGUARDI E POI

A cura di Francesco Reale
04 Nov 2023

E poi, per la prima volta, vedi una protesi che non è solo ‘un dispositivo artificiale atto a sostituire una parte del corpo mancante (un arto, un organo o un tessuto), o a integrare una danneggiata’ – Def. Wikipedia, ma un vero e proprio capolavoro di scienza e tecnologia, un concentrato di studi e di innovazione, ricaricabile, con batterie al litio e gestibile da un’app che cambia la vita di una persona e può variare impostazioni e funzioni in base allo sport praticato o, semplicemente, all’azione che si vuole compiere. Quando Alessandro Ossola (fondatore di Bionic People e DE&I Ambassador del Gruppo Adecco) me ne parlava ero estasiato: ho visto immediatamente il progresso, il futuro, il senso della tecnologia che include. Mi mostrava l’app, le parti in titanio, e mi raccontava delle discese in snowboard, delle corse sulla pista di atletica. Lo raccontava a me che sono negato per lo sport, lo raccontava a me che non ho mai pensato alla robotica in questa chiave di utilizzo e non avevo mai visto o toccato una protesi, lo raccontava a me che non ho mai partecipato e mai parteciperò, da atleta, a un’olimpiade.

E poi finisce lo stupore e ti rendi conto che quel ‘gioiello’ ha un costo altissimo e che quella non è la protesi che viene offerta gratuitamente dal sistema sanitario ad una persona con disabilità, che non tutti possono praticare sport, che non tutti possono beneficiare di quei movimenti ai limiti della perfezioSGUARDI ne. In una sola parola, ti accorgi che la tecnologia non è accessibile a tutti. Alessandro si sente un privilegiato e mi spiega che quella protesi gli ha cambiato la vita, ma che lui mai se la sarebbe potuta permettere. Penso che la sua disabilità sia del tutto secondaria rispetto alla sua grande passione per lo sport, all’energia e al talento che, senza quella tecnologia, sarebbe costretto a soffocare. E grazie a lui comprendo appieno il senso e il valore di progetti come la Bebe Vio Academy (Art4Sport) o le tante iniziative e realtà meravigliose, presenti nel nostro Paese da nord a sud, che ho conosciuto grazie all’alleanza SPORT for INCLUSION Network: lo sport che include, il terzo settore al servizio delle comunità, la tecnologia al servizio dello sportivo e delle persone in primis, non della disabilità.

E poi c’è anche la tecnologia alla portata di tutti, che però spesso non conosciamo o che non utilizziamo, gratuita, già presente sui nostri dispositivi: grandi aziende come Microsoft, hanno investito e integrato i loro sistemi per renderli accessibili. Sembra banale, ma la trascrizione nelle riunioni su Teams di un intervento in inglese facilita la vita di tutti, anche di chi, come me, non è così abile nella comprensione di una persona che parla velocemente o che ha un accento marcato. Grazie a un AVATAR sta inoltre diventando possibile avere a disposizione sempre e ovunque un traduttore della lingua dei segni (LIS), certo, migliorabile sull’espressione del viso, ma utilissimo per rendere accessibile qualsiasi evento, convegno, lezione universitaria, video call. Ogni incontro di Ambizione Italia per l’Accessibilità & l’Inclusione, progetto-piattaforma per parlare di accessibilità e intelligenza artificiale, è per me una vera scoperta, orgoglioso di farne parte come Fondazione Adecco insieme a Divercity, perché il mondo cambia, e cambia grazie alla tecnologia e a un nuovo modo di guardare alla scienza, alla diversità e al futuro.

E poi penso ai tanti posti vacanti in ruoli legati allo sviluppo IT e alla mia generazione che, per anni, ha lanciato allarmi sulla perdita di posti di lavoro legati allo sviluppo tecnologico e all’automazione senza promuovere nuovi percorsi di studio, di specializzazione e formazione, senza una visione di lungo periodo, senza proposte, progetti o piani di sviluppo e, soprattutto, senza una classe politica che mettesse al centro l’innovazione e l’accessibilità: perché senza lotta alle disuguaglianze non c’è futuro.

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