Sguardi
L’ASCENSORE SOCIALE È GUASTO
Non c’è futuro senza contrasto alle disuguaglianze.
L’ascensore sociale si è rotto da tempo e, forse, non ce ne siamo accorti. Scuola e formazione rappresentano la grande opportunità per ripartire e restituire un domani a tutti, soprattutto a bambini, bambine e a chi ancora deve nascere. Perché senza sogni, senza obiettivi, senza conoscenza, senza una visione di sé non esiste futuro.
L’Italia, prima nel vecchio continente per numero di NEET, è il Paese europeo che registra il tasso di natalità più basso. Gli under 35, infatti, non fanno più figli perché, senza una visione di futuro chiara, senza garanzie di sostegno alla famiglia e certezze, sono pervasi dal senso di inadeguatezza e dalla paura di progettare a lungo termine: l’esatto opposto di quello che ognuno di noi avrebbe voluto e dovuto trasmettergli. E così, mentre il numero di nuovi nati scende anno dopo anno, il Paese continua a invecchiare e l’accoglienza di chi, pur provenendo da lontano, ha scelto l’Italia per costruirsi un nuovo futuro diviene sempre più difficile.
In questo scenario, per poter guardare con speranza al futuro è fondamentale tornare a occuparsi seriamente di famiglia e scuola, supportando la genitorialità, offrendo servizi ai nascituri e alle loro famiglie, prevenendo l’abbandono scolastico, restituendo opportunità ai giovani e garantendo diritto allo studio e risorse adeguate. Perché senza cultura non ci sono libertà, autonomia, equità e lavoro dignitoso e, quindi, non c’è neppure futuro.
Il rapporto “Disuguaglianze” di Fondazione Cariplo offre uno spunto di riflessione sul domani. Il documento, infatti, conferma alcune tendenze che per anni sono state ignorate. Come già sottolineato da “L’anello debole” - il rapporto redatto da Caritas che analizza povertà ed esclusione sociale nel nostro Paese - e dalle numerose ricerche ISTAT, le persone residenti in Italia che vivono in condizioni di povertà sono 5,6 milioni, mentre nel 2005 erano 1,9 milioni. Guardando al percorso formativo e scolastico emerge come i laureati siano figli di laureati: in Italia, infatti, solo l’8% dei giovani, con genitore senza un titolo superiore, ottiene un diploma universitario. La media OCSE è del 22%. Inoltre, figli di genitori che svolgono professioni a bassa specializzazione mantengono la stessa posizione occupazionale di padri e madri. Coloro che vivono nelle periferie, non solo hanno scarse opportunità professionali, ma hanno ambizioni e sogni ridotti. E questa dicotomia delle grandi città rispecchia quella tra nord e sud del Paese.
Anche la fiducia rispetto al futuro e l’importanza attribuita a temi attuali, come il cambiamento climatico, variano in base al livello di istruzione. La scuola continua a ricoprire un ruolo fondamentale: laddove il livello di studio è più alto, anche le condizioni generali di salute sono migliori. Se vogliamo pensare al domani, è necessario investire nella scuola, che rappresenta la nostra più importante opportunità per far ripartire l’ascensore sociale.
Le società disuguali perdono potenziale, valore e talenti e così facendo si precludono enormi opportunità e si impoveriscono. Un problema, quest’ultimo, che tocca tutti e crea una frattura tra indice potenziale e reale di sviluppo. Dove non ci sono opportunità o, peggio ancora, diritti, non c’è futuro e intere popolazioni migrano, o fuggono, alla ricerca di una vita migliore. Questa non è emergenza, è contemporaneità. Una contemporaneità che dobbiamo imparare a comprendere e gestire, cercando soluzioni che permettano di accogliere il cambiamento, perché il domani è di tutti. Come recita il purpose di Fastweb “Tu sei futuro” (da libro diventato poi il fulcro della campagna di comunicazione), NOI siamo futuro e per realizzarlo bisogna innanzitutto crederci. Molti di quei giovani che spesso facciamo fatica a comprendere sono il futuro e dovranno farsi carico delle nostre mancate azioni.
*Quando in questo scritto, unicamente a scopo di semplificazione, è usato il maschile, la forma è da intendersi riferita in maniera inclusiva a tutte le persone