SCREENAGERS: DISPOSITIVI DIGITALI E SALUTE MENTALE DEI FUTURI ADULTI
Mentre le tecnologie continuano a evolversi rapidamente, altrettanto rapidamente aumentano le evidenze dell’impatto delle tecnologie digitali sulla salute mentale degli-delle adolescenti. Non è un caso che il termine Screenagers indichi i-le ragazz* della Alpha Gen (2011-2024) e i-le più giovani della Z Gen (1995-2010).
Da anni le ricerche collegano l’uso eccessivo delle tecnologie digitali, soprattutto dei social media, a crescenti problematiche di fragilità mentale tra le persone più giovani.
Dal 2006, Jean Twenge1, studia come i digital devices influenzino il benessere psicologico delle nuove generazioni rilevando la connessione tra fragilità mentale dei-delle più giovani e l’utilizzo intensivo dei social media.
In Italia, studenti e studentesse richiedono uno sportello psicologico. Universitari-e protestano contro la pressione di performare al massimo, sempre più associata all’aumento dei casi di ansia e depressione tra chi frequenta l’università o entra nel mondo del lavoro. Situazioni di questo tipo riflettono la posizione pubblica della generazione Z che si intesta la battaglia per il diritto alla salute mentale, fino ad oggi considerato dai più, un tabù.
In questo scenario, sono soprattutto gli-le under 18 a pagare il prezzo più alto, i-le più espost* agli stimoli social, manifestando una fragilità diffusa. La pandemia ha solo scoperchiato una pentola in cui da tempo ribolle il malessere diffuso delle generazioni nate nel XXI secolo.
I NUMERI
Nel 2022, al pronto soccorso del Bambin Gesù2, si sono registrati 378 casi di tentato suicidio3 tra gli-le adolescenti (età media 15 anni), dei quali il 90% sono ragazze. Ogni giorno, almeno 4 ragazz*, accedono in emergenza per problematiche neuropsichiatriche.
In questa fascia d’età sono aumentati i casi di attacchi di panico, autolesionismo e depressione; sono cresciuti i-le giovani hikikomori nelle case italiane, segnali implacabili di una diffusa fragilità psichica in questa coorte.
È inevitabile chiedersi se l’uso precoce delle tecnologie digitali influenzi la crescita e la stabilità mentale degli-le screenagers contribuendo a diffondere sensazioni di solitudine o nevrosi nella prima generazione di giovani del nuovo secolo. Sarà un caso che i fondatori dei social media vietino ai propri figli e figlie di utilizzare smartphone e relative app fino ai 14-16 anni? O che sempre più stati introducano limiti di età per l’accesso ai social?
IL FUTURO PLASMATO CON LA LEVA DEL DIRITTO ALLA SALUTE MENTALE
I-le giovani di oggi sono le future generazioni di adulti e adulte. Crescere con la tecnologia sviluppa competenze, ma comporta rischi come: la riduzione della capacità di attenzione e la difficoltà nell’imparare a gestire le relazioni sociali fisiche. È evidente che bilanciare tecnologia digitale e gestione delle dinamiche umane nei-nelle giovanissimi-e favorisca uno sviluppo mentale sano, basato sulla capacità umana di costruire legami significativi nella vita reale.
Eppure, proprio questi-e giovani, pur essendo attori e attrici del problema, sono anche portatori e portatrici della soluzione: un paio di anni fa nasce a Brooklyn il Luddite Club4 fondato da un gruppo di adolescenti. Un antisocial network che promuove incontri senza tecnologie: si vedono ogni settimana al parco, leggono, parlano e suonano la chitarra. Un trend globale che si sta diffondendo in altre community di giovani adolescenti.
I-le futuri-e adulti-e, cresciuti-e in una società con un aumento delle malattie mentali giovanili potrebbero plasmare un nuovo percorso di sviluppo sociale richiedendo ambienti che integrino il benessere psicologico a più livelli. Ad esempio, l’istruzione potrebbe integrare la didattica con programmi sulla fragilità emotiva, mentre la tecnologia per il benessere psicologico, già oggi presente con app di vario tipo, sosterrebbe programmi educativi e lavorativi puntando l’attenzione su strategie che promuovano il benessere psicologico di tutt*.
La mancanza di riconoscimento del diritto alla salute mentale rischia di alterare tempi, processi e risultati nei modelli di lavoro; avrà un impatto crescente su futuri contesti sociali ed economici soprattutto considerando che i lavoratori e le lavoratrici del futuro, membri della Z Gen che entro il 2030 supereranno i Millennials a livello globale, sono esponenti di un valore condiviso intra-generazionale centrato sul benessere individuale e collettivo.
Meglio occuparsene da subito
1- iGen: Why Today’s Super-Connected Kids Are Growing Up Less Rebellious, More Tolerant, Less Happy – and Completely Unprepared for Adulthood (2027), Generation Me (2006) – Jean Twenge, cattedra di psicologia all’università di San Diego
2- Il più grande ospedale pediatrico romano.
3- https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/23_settembre_08/roma-ospedale-bambino-gesu-387-giovani-al-pronto-soccorso-pertentato-suicidio-nel-2022-il-90-sono-ragazze-c9c91a87-c2e8- 49fe-99d4-9d7cbf600xlk.shtml
4- https://www.corriere.it/esteri/23_febbraio_22/luddite-club-statiuniti-smartphone-9cc93cda-b222-11ed-8c7f-0f02d700e67e.shtml