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TRA LE GENERAZIONI: SFIDE PER I/LE GIOVANI IN UN'ITALIA CHE INVECCHIA

A cura di Alessia Mosca
03 Gen 2024

La popolazione mondiale oggi è costituita per il 25% da minori di 15 anni e per il 10% da adulti/e sopra i 65. L’Africa è la regione più giovane mentre, all’estremo opposto, in Europa entro il 2050 il numero di anziani/e prevarrà su quello dei/delle ragazzi/e.

È indubbio: si aprono sfide legate alla composizione anagrafica delle società tali da imporre riflessioni sulle questioni di giustizia intergenerazionale e sul modello sociale futuro. Un quadro complesso in cui la tecnologia giocherà un ruolo chiave, visto come sta cambiando le strutture attuali.

Con una prospettiva allargata, Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi, scrive nel suo libro “Domani è oggi”: «Internet e le tecnologie digitali abbattono in un battito d’ali confini tra i ruoli rivestiti nella vita, dati per scontati almeno dalla rivoluzione industriale. Nel mondo digitale siamo simultaneamente figli, studenti e amici. Oppure, ancora, genitori e lavoratori, lettori, consumatori ...».

DISEQUILIBRI E (POCHE) OPPORTUNITA'

Se l’Europa è la regione al mondo che più invecchia, l’Italia è la nazione europea con meno giovani tra i 18 e i 34 anni e un tasso di natalità in calo da almeno una generazione. Un disequilibrio evidente anche nella scomparsa di contesti allargati e famiglie multigenerazionali. Intanto, il sistema educativo e di inclusione sociale non riesce a contrastare i preoccupanti livelli di abbandono scolastico e la mancanza di opportunità di emancipazione e crescita professionale. Si acuiscono le disuguaglianze tra classi e generi già da prestissimo.

Le generazioni più giovani stanno pagando un dazio sproporzionato per la carenza di occasioni di riscatto, opportunità di studio e lavoro, situazioni aggravate dalla pandemia e dall’instabilità geopolitica e ambientale. Quelli/e tra loro con limitato accesso a un’educazione di qualità risultano molto e più precocemente esposti/e al rischio di povertà secondo il rapporto Asvis, nel 2023 sono aumentate a circa 2 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta, e quasi 1,4 milioni di minori. Non sorprende allora che negli ultimi quattro anni sia precipitato il grado di salute mentale: fenomeni di depressione, ansia e disagio psicologico tra i/le giovani italiani/e risultano maggiori rispetto sia alle percentuali dei/delle loro coetanei/e europei/e che dei loro stessi genitori.

In Italia si allarga la forbice tra persone ricche e povere, non calano le percentuali di abbandono scolastico (11,5%), disoccupazione giovanile (23,7%) e NEET (in Italia sono 1,7 milioni, quasi un/a giovane su cinque, il tasso più alto nella UE). Ma nonostante la situazione sia conosciuta da tempo, continua a mancare una visione sistemica che guardi proprio ai/alle giovani. E non risulta sufficiente lo sforzo nella direzione di integrare il principio di giustizia intergenerazionale nella legislazione e nelle politiche (in particolare la Riforma dell’articolo 9 della Costituzione Italiana: introducendo tra i principi fondamentali la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, si applica “anche nell’interesse delle future generazioni”).

Senza cambi di prospettiva, il rischio è quello di andare verso un Paese che invecchia inesorabilmente, senza possibilità di recupero; che continua a essere poco attrattivo e da cui è più conveniente andarsene. Lo conferma il persistere del fenomeno dell’espatrio: secondo la Fondazione Nord Est, tra il 2011 e il 2023 sene sono andati/e 452mila giovani e ne sono rientrati/e solo 134mila. Al nostro Paese manca ancora la spinta adatta per tornare a valorizzare i propri talenti anche attraverso un significativo investimento nella preparazione delle nuove generazioni ai lavori del futuro che si integrino e accolgano la rivoluzione digitale e il progresso velocissimo.

Ritornando alle riflessioni di Billari, viviamo «una discontinuità tecnologica diffusasi in modo velocissimo. Sulla nave demografica i nativi digitali sono ovviamente i più recettivi, e aiutano anche a diffondere velocemente le tecnologie tra i familiari.». In quest’ottica l’innovazione potrà essere uno strumento per costruire ponti invece che approfondire confini.

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