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LA DOUGHNUT ECONOMICS

A cura di Valeria Colombo
03 Gen 2024

Nel numero dedicato a “Futuri” la mia rubrica ha raccontato quali scenari di riscaldamento globale sono stati disegnati dagli scienziati e dalle scienziate e quanto sia urgente agire per limitare le temperature entro certi livelli.

Confini (o limiti) sono anche quelli che il pensiero economico ha per tanto tempo “dimenticato” nei propri modelli, dando per scontato che sia possibile una crescita illimitata. Senza considerare quindi né le disuguaglianze sociali né la quantità di risorse disponibili.

Nel 2012 la ricercatrice e docente inglese Kate Raworth ha elaborato una nuova visione chiamata “Economia della ciambella- Doughnut economy ( Kate Raworth “L’economia della ciambella – sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo” Edizioni Ambiente) che ha -finalmente- incluso alcune variabili fondamentali nel modello economico con l’obiettivo di soddisfare i bisogni di tutti e tutte con i mezzi disponibili sul nostro pianeta. 

Nel modello di Raworth la ciambella è composta da due anelli concentrici: una base sociale, per garantire che nessuna persona venga lasciata a corto di beni essenziali per la vita, e un limite ecologico, per garantire che l’umanità non superi collettivamente i confini planetari che proteggono i sistemi di supporto alla vita della Terra. Tra queste due serie di confini si trova uno spazio a forma di ciambella che è allo stesso tempo ecologicamente sicuro e socialmente giusto: uno spazio in cui l’umanità può prosperare.

La ciambella è quindi l’obiettivo che l’umanità deve perseguire attraverso “sette mosse” da attuare nel XXI secolo. La prima mossa è ovviamente spostare l’obiettivo dalla crescita alla ciambella, e poi guardare al quadro generale, la cosiddetta “big picture”, riconoscendo che l’economia è radicata nella società e nel pianeta e dipendente da essa. L’economia della ciambella riconosce che la natura umana può attuare un comportamento cooperativo e premuroso, tanto quanto un approccio individualista e competitivo (presente nel vecchio modello economico). La quarta mossa sta nel riconoscere anche che le economie, le società e il resto del pianeta sono sistemi complessi e interdipendenti comprensibili solo con il pensiero sistemico e questo richiede di trasformare le economie degenerative e divisive di oggi in economie rigenerative molto più distributive. Infine, la Doughnut Economics riconosce che la crescita può essere una fase “sana” della vita, ma nulla cresce per sempre: può arrivare quindi un momento in cui la crescita è sostituita dalla stabile prosperità. 

Anche il concetto di “Confini planetari – Planetary Boundaries” (Stockholm Resilience Center - https://www.stockholmresilience.org/research/planetary-boundaries/the-nine-planetary-boundaries.html) presenti nella ciambella ci fa riflettere sull’interrelazione dei tanti processi all’interno del complesso sistema biofisico della Terra e ci costringe a pensarli in maniera congiunta. Occuparsi del solo cambiamento climatico non è sufficiente, è fondamentale considerare le implicazioni per altri elementi, primo fra tutti la perdita di biodiversità. 

La “ricetta” per creare prosperità in un sistema complesso, interdipendente e dalle risorse limitate c’è: riusciremo a superare il paradigma della crescita e ad abbracciare la ciambella che ci salverà?

Foto: DoughnutEconomics, CC BY-SA 4.0

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