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PLENITUDE, DISTANZE RAVVICINATE

Federico Rulfi, Direttore People, Culture & Services di Plenitude: «Siamo costantemente impegnati a creare un ambiente di lavoro inclusivo e a promuovere la cultura della D&I in tutti i Paesi in cui operiamo»
A cura di Michela Offredi
01 Gen 2024

Anche solo a livello geografico superate, con i vostri business e attività, tantissimi confini. In quanti Paesi lavorate e quante persone siete in totale?

Come Società Benefit, in Plenitude abbiamo optato per un approccio integrato, tanto verso i nostri clienti quanto verso le nostre persone. Operiamo in Italia, Francia, Portogallo, Spagna, Slovenia, Grecia e abbiamo inoltre progetti in Paesi come Kazakhstan, USA, Australia, Norvegia, Colombia e UK. A giugno 2023 abbiamo raggiunto una popolazione aziendale di circa 2500 persone di cui il 70% in Italia ed il 30% all’estero. Avere quindi un approccio modulare e valorizzante delle molteplici dimensioni della diversità è per noi essenziale. Al di là dei confini geografici e di business, esiste una sola Plenitude che è presente in molteplici paesi: la nostra attenzione ai temi della diversità e inclusione (D&I)  viene riflessa pertanto nella composizione dei nostri team eterogenei che vede la presenza contestuale di diverse nazionalità.

Multiculturalismo, dunque, ma non solo

Passando alle altre dimensioni di inclusione, a fine 2022 abbiamo registrato il 44,9% di popolazione femminile e conseguentemente il 55,1% di quella maschile, proseguendo così il percorso di valorizzazione ed empowerment femminile con l’obiettivo di raggiungere il 50% del balance di genere entro il 2025. A livello di diversità di età e generazione, dimensioni a cui diamo molta rilevanza, il 37% delle nostre persone appartiene oggi alla generazione X, il 48% alla generazione Y, l’8% alla generazione Baby Boomers ed il 7% alla Generazione Z. Inoltre, nel 2023 abbiamo riscontrato un aumento significativo del numero di candidature su profili di persone appartenenti alle categorie protette, con l’obiettivo di includere nella nostra squadra ancora di più persone con disabilità visibili e invisibili. 

Grazie alla forte attenzione alla D&I, abbattete quotidianamente molte barriere. Quanto è complicato e quanto è arricchente? Quanto tutto questo porta valore al vostro business, alle comunità e alle vostre persone?

Superare i confini grazie a iniziative di D&I è una bellissima sfida. È complesso perché richiede un cambiamento culturale e organizzativo continuo, ma è al contempo gratificante perché porta sempre maggiore eterogeneità di pensiero ed esperienze all'interno dell'azienda. Tutto questo ha un impatto positivo sulle nostre attività e sulle comunità dove operiamo perché genera maggiore innovazione e creatività, che si riflettono in idee e soluzioni sempre nuove e più sostenibili per i nostri clienti. Inoltre, creare un clima aziendale dove ogni persona si senta libera di esprimere se stessa porta a benefici innegabili anche in termini di produttività, soddisfazione e motivazione.

Ho letto che avete recentemente svolto uniniziativa a tema age diversity che punta ad accorciare le distanze tra le differenti generazioni. Vuole raccontarla brevemente?

Grazie della domanda perché mi dà modo di parlare del workshop “Connecting Generation and Futures” durante il quale abbiamo approfondito il tema dell'age diversity con la partecipazione di colleghi e colleghe appartenenti a tutte le quattro diverse generazioni presenti in Plenitude. Questo ci ha consentito di parlare di comportamenti legati all’età e ci ha permesso di acquisire maggiore consapevolezza sulle situazioni in cui entrano in gioco davvero le dinamiche generazionali. Abbiamo inoltre coinvolto tutta la popolazione aziendale in una serie di iniziative per mettere a fattor comune le prospettive delle differenti generazioni e condividere alcuni trend legati alla Futures Literacy o alfabetizzazione ai futuri, un insieme di competenze che dovrebbero aiutare le persone a mantenere attiva la capacità di intervenire nella realtà caratterizzata da cambiamenti sempre più veloci, competenza sempre più importante nel XXI secolo.

Alla luce di quanto detto finora quali sono i confini da superare e le sfide più urgenti in Plenitude? Quali sono quelli futuri? Come, secondo lei, si possono affrontare?

Superare concretamente i confini, così come mettere continuamente in discussione il concetto stesso di confine - inteso come limite e non come opportunità - significa mantenere sempre alto il livello di attenzione verso l’evoluzione sostenibile del nostro business e per le persone. Di conseguenza penso che la sfida più importante che abbiamo in Plenitude, in ambito D&I, riguardi la nostra capacità di integrazione, nutrendo costantemente quella cultura inclusiva che consente di far sentire tutte le nostre persone a proprio agio, contaminando e portando nuove prospettive, idee e competenze utili per il nostro lavoro. Auspicherei dunque per il futuro di continuare a consolidare una comune cultura dell’inclusione in tutti i Paesi in cui operiamo.

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