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OLTRE TUTTI I CONFINI: LA STORIA DI MARILÙ CASINI TRA SCIENZA E TIKTOK

A cura di Marta Bello
01 Gen 2024

Ciao Lù, ti va di raccontarmi un po’ di te e della tua vita?

Certo! Vengo da Viareggio, una cittadina toscana famosa per il carnevale. Probabilmente il mio estro creativo deriva anche dalle mie origini. Avrei voluto studiare medicina, ma non ho mai passato il test, così mi sono iscrittƏ e laureatƏ alla facoltà di Chimica e Tecnologie farmaceutiche presso l’Università di Firenze. All’inizio per me era un ripiego, poi in realtà mi ha portatƏ qui dove sono ora. Durante quegli anni ho iniziato ad appassionarmi sia alle cellule staminali, ciò con cui lavoro ora, sia di divulgazione scientifica. Ero molto attivƏ: davo ripetizioni, facevo sport, attivismo, organizzavo eventi scientifici attraverso la rappresentanza studentesca. Proprio in queste occasioni ho incontrato docenti che mi hanno raccontato della loro idea di essere scienziatƏ, per cui non è solamente fare esperimenti e riportare dati, ma si tratta anche di avere un ruolo sociale.

Ad un certo punto ho capito che se avessi voluto continuare a fare ricerca sarei dovutƏ andar via dall’Italia, così, dopo la laurea è iniziato il mio percorso da expat. Grazie ai fondi europei ho ottenuto una borsa di studio che si chiama Marie-Curie Fellowship, che mi permette di lavorare al mio progetto in vari laboratori d’Europa. 

Con l’arrivo del covid ho notato che c’era bisogno di avere un po’ più di informazione e ho deciso di “lanciarmi” su TikTok. All’inizio spiegavo solo questioni di biologia legate alla pandemia, adesso faccio vedere la vita dellƏ scienziatƏ, do delle tips alle persone più giovani su come arrivare a fare ricerca e tratto altri aspetti di cui si parla poco in ambito scientifico: salute mentale, donne e persone LGBTQIA+ nel mondo STEM.

Quali Confini hai incontrato e attraversato come persona queer nel mondo STEM ed expat? Parliamo di confini geografici, scientifici, di genere…

A livello geografico diciamo che sembra un po’ banale, però viaggiare tanto e avere sempre a che fare con nuove persone, spazi, laboratori, nuovi modi di parlare, mi ha resƏ sicuramente una persona diversa, io oserei dire migliore, ma questo dipende dai punti di vista. Ho sviluppato lo spirito di adattamento e ho avuto a che fare con la solitudine. Mi ha aperto gli occhi molto di più su come noi vediamo il mondo da un punto di vista eurocentrico, bianco e capitalista, ma il mondo è molto più vasto di tutto ciò. Avere amicizie di persone messicane, tunisine, colombiane e cinesi mi ha fatto render conto di quanto tutte le lotte siano intersezionali. 

Quando sono andatƏ all’Università di Oxford ho notato che sono molto più avanti di noi: tuttƏ avevano il badge con la bandiera lgbtqia+ e le spille con i pronomi. Lì ho parlato con la prima professoressa donna transgender con la cattedra che io abbia mai conosciuto, per me è stato incredibile. In Italia è impensabile. Per quanto riguarda i confini nel mondo della scienza, che ci sono ma talvolta si annullano, posso raccontarti un aneddoto: con il metodo scientifico se hai la stessa ipotesi, fai esperimenti simili, poi arrivi alla medesima conclusione (a parità di conoscenze, tools, risorse e fondi). Infatti, una volta hanno pubblicato prima di me un paper in cui sono arrivatƏ quasi alle stesse conclusioni a cui sono arrivatƏ io, dall’altra parte del mondo.

Com’è stata e com’è la tua esperienza con TikTok? Ti va di raccontarmi un po’ di cosa parli sul tuo profilo e com’è il rapporto con la tua community?

L’80% di chi mi segue è composto da ragazze e sono giovanissime, l’80-90% è under 30, ma ci sono anche tantissimƏ ragazzinƏ del liceo che mi chiedono consigli sul percorso di studi e la domanda più gettonata è: “Come si fa a fare quello che fai tu?”. La community è molto curiosa e mi fa tantissime domande, questo mi fa rendere conto di quanto alcune cose che do per scontato, non lo siano affatto e mi fa capire quanto io sia fortunatƏ. Sul mio profilo metto in luce scoperte scientifiche fatte da donne, che però non sono così famose, parlo di ricercatrici nel mondo a cui non è stata data l’importanza che invece hanno. Racconto anche della mia esperienza e della mia quotidianità. Ad esempio, sono andatƏ ad un convegno e su 20 persone invitate, solo una era una donna. Questo affetta la visione del mondo! Molte delle persone non ne se sono neanche rese conto: siamo così abitutatƏ al mondo che è uomo, alla scienza che è uomo. Sul mio profilo parlo molto anche di questo. Quando i video diventano virali ed escono dalla bolla, cominciano ad arrivarmi messaggi di odio e io li sfrutto per spiegare concetti importanti.

Con TikTok ho affrontato anche il discorso dei confini personali: durante il dottorato ho avuto un anno di depressione e ho dovuto capire fino a che punto volevo che le persone sapessero come stavo davvero. Un altro confine che ho superato riguarda la mia identità di genere: prima avevo una concezione di me come donna, ora sono al di fuori di questa etichettatura binaria e mi riconosco come una persona queer.

Come possiamo far avvicinare le donne al mondo della scienza?

La scienza viene vista come qualcosa di sovrumano, inarrivabile, eroica. Abbiamo questa figura dell’eroe-scienziato (volutamente maschile) e io penso che la chiave sia nel cambiare la narrazione. 

Il grande problema è che noi insegniamo ai bambini ad essere coraggiosi e alle bambine ad essere perfette, ed è difficile sentirsi tali davanti a qualcosa che viene dipinto come così eroico. Il risultato è che le bambine penseranno di non essere all’altezza. 

Sono sensibile a questa dinamica, infatti ho deciso di parlare anche di queste vulnerabilità e da lì è nata la mia nuova maniera di fare divulgazione.

Dare voce alle intellettuali, le donne e le scienziate, facendo vedere che sono esistite ed esistono. Credo che dovremmo cambiare il paradigma: non è vero che gli scienziati e le scienziate sanno tutto. Sono esseri umani, fragili.

Questo è quello che provo a fare anche io attraverso TikTok: parlo di me, del fatto che ho i piercing, che il sabato sera vado a ballare, che ho sofferto di depressione. Non sono un* eroe*, eppure posso fare scienza ugualmente.

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