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NEUROURBANITÀ: REINVENTARE CONFINI PER CREARE SPAZI PIÙ A MISURA DI CERVELLO

A cura di Tommaso Davi
01 Gen 2024

“L’ architettura è l’ arte di riconciliare noi stessi con il mondo e la sua mediazione avviene attraverso i sensi” scrive Juhani Pallasmaa -noto architetto e teorico dell'architettura- parlando del suo compito, di cui fin da quando veniamo al mondo tutti e tutte facciamo inevitabilmente esperienza, ma in realtà ne iniziamo a divenire pienamente consapevoli soltanto quando il nostro cervello e i nostri sensi ci permettono di prenderne finalmente coscienza mentre iniziamo a percorrere le strade del luogo in cui abitiamo. Tutto ciò che è architettonico viene così percepito, processato e immagazzinato attraverso la nostra rete neuronale al fine di poterci assicurare poi la capacità di ricordare e riconciliarci con la memoria stessa di una esperienza di spazio che abbiamo vissuto. Possiamo così catalogare le qualità di spazi vissuti in vari momenti della nostra vita e ricordare luoghi che possono farci sentire tranquilli oppure agitarci, o di cui determinate qualità sono state fonte per noi di benessere anche emotivo, in modo da delineare dei confini sicuri per le nostre abitudini.

La forma della nostra casa, della strada, la piazza, sono così il prodotto -anche- delle innumerevoli qualità memorizzate durante le esperienze architettoniche e sociali nei luoghi dalle persone poi responsabili per la loro realizzazione durante il corso del tempo, che in ultima

analisi definiscono il cosiddetto genius loci. È quindi verosimile immaginare come, alcune tipologie di spazio pubblico o privato siano nate in una certa maniera perché hanno anche trovato il consenso di più persone che; condividendo una simile aspettativa basata sulla propria esperienza architettonica e sociale, ha definito come quel luogo o quell’edificio doveva essere costruito o ristrutturato e come avrebbero dovuto sentirsi i suoi abitanti una volta al suo interno. 

Questo comportamento sociale non si è potuto avvantaggiare fino a pochi anni fa delle moderne conoscenze nel campo della neuroscienza e della psicologia. Ciò non ha facilitato nel considerare adeguatamente tutte le diversità nei funzionamenti cerebrali e nei cosiddetti processi sensoriali nel progetto collettivo di città e ha naturalmente portato a produrre spazi che hanno spesso un impatto negativo anche sulla salute mentale. 

Per questo motivo, nel 2022 la British Standards Institution, ha pubblicato il primo standard PAS 6463:2022, per realizzare spazi costruiti pubblici o privati, adatti alle diversità dei processi sensoriali e alla neuro-diversità. Il documento realizzato grazie alla collaborazione multidisciplinare di più organizzazioni attive anche nel mondo dei servizi per il costruito, dell’ accademia e  neuroscienze, ha prodotto linee guida implementabili dalla fase di progettazione alla ristrutturazione, che promuovono l'adozione di diversi principi e strategie,  tra i quali quelli del design biofilico per produrre connessioni dirette o indirette degli ambienti costruiti con la natura. Ciò ha dimostrato numerosi vantaggi sia quando questi principi vengono implementati alla scala dell’edificio che di una città, contribuendo non solo alla generazione di più opportunità per aumentare la salute mentale, ma anche di produrre migliori microclimi urbani, creando nuove aree più verdi e con materiali più sostenibili. Natalia Olszewska -esperta in neuroscienze applicate all’ architettura e founder di Impronta- ritiene che la combinazione tra neuroscienze e architettura offre nuovi spunti per la progettazione degli spazi e ci aiuta a capire come gli edifici influenzino la biologia del nostro corpo, in particolare il sistema nervoso. Dopo tutto, il sistema nervoso è la parte responsabile del funzionamento cognitivo, della sincronizzazione dei nostri cicli biologici, del coordinamento degli organi interni, della secrezione di ormoni e del funzionamento del sistema immunitario. L'obiettivo generale di questo approccio interdisciplinare all'architettura è quello di costruire un ambiente di vita e spazi che contribuiscano al benessere e alla salute degli esseri umani. Grazie a queste conoscenze siamo oggi più in grado di sviluppare soluzioni efficaci. In Inghilterra e negli Stati Uniti sono state già realizzate le prime esperienze con la costruzione di vere e proprie zone per rigenerarsi e combattere alcuni dei sintomi associati anche al sovraccarico sensoriale. All’ultima edizione del British Motor Show -il salone internazionale dell’industria automobilistica in Inghilterra- è nato il “Sensory Pit-stop” da una collaborazione dei progettisti Zone ND e Nook pod; la prima lounge con una qualità superiore nel confort visivo e acustico dove è possibile fruire di determinati arredi e soluzioni idonee ad abbattere gli stimoli sensoriali e riposarsi durante l’evento e che ha trovato il consenso di  moltissimi partecipanti. Nei contesti urbani ha invece preso forma dalla trasformazione di un marciapiede di Hudson square a New York il progetto “Restorative Ground”, una vera e propria oasi urbana pubblica con spazi e verde fra cui giocare, studiare o riposare adatti a più profili sensoriali, nata grazie al lavoro del collettivo WIP Collaborative. Come spesso accade, soluzioni di questo tipo fanno al caso non solo di chi fa esperienze di differenze nei processi sensoriali ma ha anche altre esigenze come quelle dell’allattamento dei neonati o semplicemente di studiare e meditare. La natura di questi progetti dimostra quindi come, uscire dai confini di determinati spazi reinventandoli e  arricchendoli ai fini dell’accessibilità sia un'operazione vincente per il benessere e la salute mentale collettiva di tutti e tutte.

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