NEUROSIVE: UN PROGETTO PER SVILUPPARE LA NEUROPOLICROMIA

26 Set 2022

Il nuovo vantaggio competitivo nella organizzazione e nella società

di Tommaso Davi

La neuroinclusione è una parola ancora quasi sconosciuta in Italia. Emiliano Pecis, blogger e giornalista, è stato tra i primi autori ad usarlo nell’articolo “Cercate i talenti nella neurodiversità perché la normalità non rende”. Per comprendere la neuroinclusione bisogna conoscere il significato di “neurodiversità” che interessa individui con differenze nei tratti comportamentali e nelle funzioni celebrali, naturalmente presenti nella popolazione umana.

La neurodiversità infatti è così diffusa da interessare quasi una persona su sette al mondo, nonostante rimanga ancora estremamente sconosciuta oggi, anche in Italia. Questo accade a causa sia del deficit culturale diffuso e delle difficoltà di accesso alla diagnosi. Soprattutto per quelle persone che hanno frequentato le scuole dell’obbligo in Italia prima degli anni duemila, quando la diagnosi precoce della neurodiversità non era ancora una possibilità così diffusa.

Nonostante i lavori in corso per migliorare le cose la maggior parte degli individui neurodiversi - siano essi consapevoli o inconsapevoli della propria condizione - vivono sovente la stigmatizzazione e l’emarginazione sociale, ricorrendo spesso all’occultamento della loro condizione, e quindi, non comprendendola, privandosi anche della possibilità di esprimere a pieno il proprio potenziale.

L’esperienza del mondo anglosassone, per quanto non esente da simili criticità, è stata caratterizzata dal dinamismo e dalle sinergie significative stabilitesi fra il mondo della ricerca e quello del settore privato, che hanno portato in primis ad una sensibilizzazione certamente più diffusa sul tema oltre che ad una crescita ed accelerazione delle iniziative in risposta alle sfide della neuroinclusione in tempi record. Già a partire dall’età dello sviluppo è stato possibile a molti più individui divenire consapevoli della propria neuro-diversità e partecipare a progetti che ne valorizzassero i talenti e le potenzialità, nel corso dei propri studi e soprattutto nel momento del loro ingresso nel mondo del lavoro.

Nonostante ci sia ancora molto da fare, iniziamo a vedere alcuni risultati: non solo individui neuro-divergenti ricoprono correntemente ruoli, anche direzionali, in società nei più disparati settori, (dall’alta finanza alle tecnologie digitali) ma le stesse organizzazioni hanno iniziato a riconoscere i benefici della neuroinclusione e fattivamente promuovono la ricerca di individui neurodiversi da inserire nel loro organico.

Questo non per un obbligo di legge, ma perché consapevoli che grazie al contributo di queste persone è stato possibile raggiungere obiettivi sopra le aspettative.

Grazie alla diffusione di queste pratiche di neuroinclusione oggi si può iniziare a parlare di un nuovo fenomeno: la “normalizzazione”.

Questo termine, utilizzato nel contesto della propria ricerca dal Dr. Nancy Doyle, co-direttore del centro per la neurodiversità al lavoro della Birbeck School of Business di Londra, indica la circostanza in cui, nel contesto lavorativo, gli individui consapevoli della propria neurodiversità in un’organizzazione, lavorando con i colleghi che non ne condividono l’esperienza, instaurano delle relazioni professionali all’interno delle quali si vivono naturalmente sia le conflittualità che le conciliabilità.

È da qui che la ricerca del progetto NeuroSive è partita, coniando in primis proprio il termine Neuropolicromia, ossia lo stato che una organizzazione o comunità raggiunge quando è in grado normalizzandosi, di valorizzare a pieno tutte le diverse sfumature delle funzioni cerebrali umane in essa presenti per raggiungere i suoi obiettivi.

Nato nel corso dell’Executive Master of Business Administration della ESCP Business School per iniziativa di cinque studenti con competenze trasversali e multidisciplinari nel campo della ricerca, strategia, trasformazione organizzativa, psicologia e neuroscienze, il progetto ha sviluppato la propria ricerca come una vera e propria start-up, con l’obiettivo di portare la neuro-policromia nelle organizzazioni.

Ricorrendo principalmente ad un modello ibrido e unico di servizi per la consulenza all’inclusione, la formazione e le tecnologie digitali per la gestione delle risorse (implementato in maniera ciclica e iterativa durante le fasi di esecuzione di quanto il team descrive come “il processo di auto-scoperta organizzativa della neuro-policromia”) si è potuto avviare lo studio, e in alcuni casi, lo sviluppo di strumenti per meglio comprendere i tratti di neurodiversità presente in un’organizzazione e agevolare l’auto-scoperta da parte dei partecipanti al processo. Questi ultimi ingaggiati in laboratori, sessioni di coaching e training, con il management e i colleghi, possono conoscere i tratti di neurodiversità e stimolare la neuropolicromia nella propria organizzazione.

Le soluzioni digitali e le tecnologie oggi allo studio da parte di NeuroSive, saranno presto messe al lavoro durante il processo di auto-scoperta della neuro-policromia, abilitando così la misurazione puntuale dei progressi e la comprensione dell’impatto che il raggiungimento della stessa può creare sul bilancio sociale e nel conto economico.

NeuroSive aiuta le organizzazioni a conoscere la propria neuropolicromia e a normalizzarsi efficacemente combattendo così l’emarginazione sociale, la disoccupazione e la discriminazione di cui spesso le persone neurodiverse fanno esperienza nella propria vita, oltre che ridurre i significativi rischi derivanti dalla mancata conoscenza della neuro-diversità in un’organizzazione, valorizzandone i talenti a vantaggio dei propri obbiettivi di inclusione crescita e sviluppo.


Tommaso Davi

Fondatore neurodivergente del progetto NeuroSive. Ha un’esperienza internazionale nella consulenza strategica e ricerca applicate all’ambito dell’innovazione, inclusione e trasformazione organizzativa, urbana e sociale, con progetti al suo attivo sia presso la Harvard Graduate School of Design che nel settore privato. Laurea in architettura presso la Architectural Association School of Architecture di Londra, diploma di General Management dalla ESCP Business School, completerà nel corso del 2022 presso lo stesso ateneo l’Executive Master of Business Administration

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