NEURODIVERSITÀ, OLTRE L’ IMMIGRAZIONE E NATIVITÀ DIGITALE
Oggi è stimato che fra il 15% e il 20% della popolazione mondiale può fare esperienza di neurodiversità, o in altre parole, di un diverso funzionamento cerebrale e comportamentale normalmente presente nella popolazione umana. Fra di essi c’è chi fa parte dei nativi digitali, ovvero i nati dopo l’ultima decade di digitalizzazione del ventesimo secolo o chi è fra gli immigrati digitali: i nati prima di quel periodo. La tecnologia, oggi indistintamente dall’età di chi ne usufruisce, non rappresenta sempre una opportunità per queste persone, come potremmo credere. Infatti, è solo infatti un luogo comune ritenere che ad esempio le persone autistiche, e magari native digitali, siano portate per l’informatica. Anche per chi fa esperienza di questa neurodiversità la tecnologia senza adeguati supporti può essere a volte un ostacolo in più da superare, per adempiere anche le più semplici funzioni amministrative nella propria vita e nel proprio lavoro.
Questo è dovuto al fatto che si fa ancora fatica a sviluppare programmi, siti web, App e contenuti digitali realmente accessibili. Un problema oggi largamente dibattuto, diffuso e di non facile soluzione che contribuisce ad aumentare l’esclusione digitale per molte persone.
Per cercare risposte concrete a queste criticità in Italia è attualmente al lavoro il progetto Neurosive. A partire dall’ inizio di quest’ anno sono state messe in cantiere alcune iniziative adatte a mettere in sinergia organizzazioni interessate a perseguire l’inclusione della neurodiversità anche nel mondo del lavoro digitale.
Neurosive si sta impegnando per produrre la prima serie italiana di podcasts audio dedicati a tematiche di inclusione della neurodiversità per imprese e aziende italiane anche del settore digitale che intendono migliorare la qualità di vita e di lavoro di ogni persona neurodivergente. I podcasts saranno realizzati in collaborazione con il team di “Commonn”, un progetto collettivo che mira a creare contenuti ed esperienze “art based” per la gestione e la valorizzazione delle unicità. Nasce tutto da una iniziativa di Valentina Zanoni, Niccolò Ferrari e Federico Sali dell’omonimo collettivo. Secondo il progetto, i podcasts sono uno strumento largamente accessibile perché udibili, ma anche integrabili con contenuti testuali inclusivi, così da poter ampliare le opportunità di sviluppo di conoscenze di base inerenti all’ inclusione della neurodiversità per tutti. Un’altra significativa novità è la collaborazione iniziata fra Neurosive e Develop-players: una start up innovativa italiana che realizza videogiochi per la profilazione e per il potenziamento delle funzioni cognitive per bambini e adolescenti con disturbi dell’apprendimento e bisogni educativi speciali. Grazie all’ incontro di Luca Formica Ceo della start up e Tommaso Davi, Founder Neurosive, è stato possibile sviluppare l’idea di realizzare la prima rete di imprese per agevolare l’inclusione delle persone neurodivergenti adulte nel mondo del lavoro. È stato possibile anche aggregare risorse e competenze adatte per supportare le organizzazioni e le loro persone a divenire sempre più capaci di conoscere e includere le neurodiversità ricorrendo alle soluzioni digitali, che la rete potrà produrre. L’ obbiettivo è di collaborare attivamente anche con il terzo settore sia in Italia che all’ estero. A tale proposito, dice Tommaso Davi, è stato già possibile avviare un dialogo con Neurodiversity in business, fra i primi enti del terzo settore nel Regno Unito che riunisce imprese e multinazionali operanti in molteplici settori ed industrie, le quali, su base volontaria, contribuiscono alle iniziative del business forum. Il tutto è promosso dalla stessa organizzazione ed è nato con l’esclusivo scopo di condividere fra i partecipanti buone pratiche per la selezione, ritenzione, e potenziamento del talento neurodivergente. All’iniziativa partecipano già diverse note società multinazionali responsabili per molte delle tecnologie digitali che utilizziamo quotidianamente.
Neurosive si auspica che entro l’anno possa essere lanciata la prima rete di imprese per la neuroinclusione lavorativa in Italia. Ciò sarà possibile grazie ai contributi delle numerose realtà con cui si stanno sviluppando queste sinergie. Si pensa che si potrà giungere alla creazione di maggiori opportunità di inclusione delle persone neurodivergenti nel mondo digitale anche nel nostro paese al più presto, aiutandole a divenire consapevoli della propria neurodiversità e del proprio talento.