L’UOMO PUÒ ESSERE UN’ISOLA?
La neuroscienza a portata di lettore con Oliver Sacks
di Nicole Riva
Come può una lista di casi clinici, studiati da un neuroscienziato, diventare un libro tanto interessante e curioso da riuscire ad appassionare lettori che dei meccanismi del cervello ne conoscono poco o niente? Oliver Sacks, medico e scrittore britannico, ce lo spiega in forma asciutta e priva di fronzoli nella prefazione del suo L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello. Le anamnesi dei pazienti non comunicano niente dell’esperienza di chi affronta un disturbo, «per riportare il soggetto al centro del quadro, dobbiamo approfondire la storia di un caso sino a farne una vera storia, un racconto: solo allora avremo un -chi- oltre a un -che cosa-, avremo una persona reale». Con questa formula otteniamo lo stile di Sacks che interseca il clinico con il fiabesco, con risultati di altissimo livello saggistico e narrativo.
Pubblicata per la prima volta in Italia nel 1986 da Adelphi, l’opera si divide in quattro sezioni: Perdite (che si occupa di casi di deficit neurologico) Eccessi (quando la malattia porta all’esagerazione di alcune caratteristiche o tic), Trasporti (dove si parla dell’alterazione della percezione della realtà e del sogno) e Il mondo dei semplici (coloro che hanno un modo particolare di comunicare con gli altri, come per esempio chi si trova nello spettro autistico).
Se da un lato il rigore scientifico è fondamentale, dall’altro la terminologia medico-clinica può risultare a prima vista poco inclusiva e offensiva. Il primo pensiero che ho avuto leggendo “il mondo dei semplici” è stato chiedermi come possa qualcuno essere definito “semplice”, anzi, nella mia esperienza, dietro le apparenze si nasconde sempre una complessità incredibile. Sacks risponde che queste persone sono semplici in quanto «il loro mondo vivido, intenso, ricco di particolari» è «concreto, e non complicato dall’astrazione». Bisogna inoltre tenere a mente che, malgrado nel libro alcuni pazienti vengano definiti “autistici” (è il caso di Josè, il pittore autistico, o dei gemelli) negli anni ’80 gli studi al riguardo erano ben lontani da dove siamo arrivati ora.
In Italia, un anno prima della pubblicazione di questo libro, nasceva l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici, oggi rinominata Associazione Nazionale Genitori perSone con Autismo - i tempi cambiano e le parole sono importanti). I genitori dell’epoca vivevano con la colpevolizzazione da parte delle teorie psicodinamiche per cui la causa dell’autismo era da ricercare nella madre. Dobbiamo attendere più di vent’anni per avere teorie più affini a quelle che conosciamo oggi e il 2008 per avere una giornata mondiale dell’autismo.
Credo che alla base di tutto però, questo libro sia comunque fondamentale. Sacks definisce l’autismo «un’isola totalmente separata dalla terraferma», ma aggiunge che questo non è un buon motivo per isolare ulteriormente chi si trova nello spettro e rinunciare a priori al suo inserimento nella società.
Comprendere chi è nello spettro non è facile, c’è chi apparentemente non ha modo di comunicare con noi e c’è chi comunica ma è come se parlasse un codice che non riusciamo a decifrare. Servono persone di riferimento stabili, che abbiano il tempo e le capacità di decodificare i messaggi, per questo, in quanto insegnante, mi pare doveroso ringraziare l* insegnant* di sostegno, che si formano e si tengono costantemente aggiornat* e che sono una risorsa preziosa nelle nostre classi. È inoltre importante che l’inclusione non sia solo una parola scritta sui documenti ufficiali. Esiste il Lifelong learning, l’apprendimento per tutta la vita, dovrebbe valere lo stesso per l’inclusione: a scuola, nel mondo del lavoro, in tutti gli angoli della società.
La soluzione è aprirsi all’altro, conoscere e capire le sue caratteristiche. A tal proposito ricordo con piacere una discussione nata durante un book club in una mia prima superiore. Una studentessa aveva letto Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon, che ha come voce narrante Christopher, un ragazzo con sidrome di Asperger, ma non aveva mai conosciuto nessuno nello spettro. Durante la restituzione aveva dichiarato di non aver apprezzato il libro, perché il protagonista era troppo esagerato con i suoi pensieri e lei aveva trovato il testo poco realistico. Quello è stato il pretesto per parlare insieme dello spettro autistico e saperne di più ha cambiato completamente l’opinione sul romanzo della mia studentessa.
Nicole Riva
1991, laurea magistrale in filologia moderna, professoressa di italiano, storia e geografia
nella scuola secondaria di secondo grado