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L’UNIONE DI LABORATORIO ZANZARA E STATE STREET

A cura di Federica Crovella
24 Giu 2024

Torino ospita un negozio di oggetti di design realizzati a mano che è anche un’agenzia di grafica e comunicazione, ma soprattutto è una cooperativa sociale: Laboratorio Zanzara sviluppa interventi educativi rivolti a persone con disabilità e lavora per il loro inserimento nella società, aiutandole a sviluppare competenze utili nel mondo del lavoro e a massimizzare le autonomie. Oggi ospita diciotto persone, che frequentano con continuità attività educative e laboratori attinenti soprattutto a comunicazione, immagine e grafica.

Per “disegnare nuovi orizzonti” si relaziona anche con realtà apparentemente distanti dalla propria, che non si misurano ogni giorno con la disabilità.

È il caso di State Street, leader globale in servizi di investimento, finanziamenti e mercati, che supporta associazioni sul territorio offrendo ore di volontariato e supporto economico, per contribuire a creare benefici nella comunità in cui vive e lavora. «Laboratorio Zanzara ci è piaciuto da subito ed è stato un contesto per noi di grande valore, perché tra le persone che lo frequentano si percepisce il bisogno di comunicare, relazionarsi e instaurare uno scambio reciproco. Per noi continuare a sostenere il progetto è fonte di arricchimento personale e di condivisione, anche perché ci porta a svolgere attività diverse e più creative rispetto a quelle che facciamo di solito. All’interno del progetto supportiamo, ad esempio, nella sistemazione dei locali e vendita in negozio o nell’affiancamento durante alcuni laboratori, oltre che con un aiuto economico», spiega da State Street Giovanni Antonacci Vice President COO Shared Service Italy.

State Street condivide con Laboratorio Zanzara non solo progetti e momenti, ma soprattutto il forte senso di comunità e di “famiglia” che si instaura tra gli ospiti della cooperativa e i-le volontariə, in un reciproco arricchimento personale Unendosi, le due realtà si misurano con qualcosa di grande: diventare un prolungamento della famiglia classica e originaria. Il rappresentante legale e educatore Igor Bianchi racconta la famiglia di Laboratorio Zanzara.

In che modo Laboratorio Zanzara diventa “famiglia”?

Siamo un gruppo molto allargato che da anni condivide la quotidianità; quindi, ci consideriamo una famiglia a tutti gli effetti. Nelle attività di ogni giorno c’è ormai un clima di unione e comunità molto forte; nelle uscite e nei soggiorni fuori dal laboratorio il gruppo si vive nella sua totalità per intere giornate e gestisce dinamiche diverse da quelle dentro il laboratorio, ugualmente assimilabili a quelle di una famiglia.

Gli educatori e le educatrici rivestono il ruolo genitoriale che caratterizza la famiglia classica, anche se ci sono delle differenze. Se a volte la famiglia tradizionale non ha un’accezione del tutto positiva, questo in Laboratorio Zanzara deve necessariamente accadere, per poter essere la “famiglia ideale” e permettere alle persone che lo frequentano di vivere in un contesto sempre ordinato e costruttivo. Talvolta non basta essere un buon genitore, ma servono competenze in più e noi interveniamo in tal senso, supportando anche i genitori. Spesso riusciamo ad essere una “famiglia positiva” perché il nostro team è sempre focalizzato sui bisogni; questo, a volte, in casa può anche non accadere a causa delle difficoltà quotidiane, date anche dalla disabilità che le famiglie devono gestire. Le regole che abbiamo sono quelle di ogni famiglia e permettono che un gruppo eterogeneo come il nostro possa coesistere, stabilendo legami affettivi forti e dicendo anche dei “no”, che però sono sempre costruttivi e formativi e non un semplice “paletto”, come può capitare a casa.

Che rapporto si instaura solitamente tra voi e le famiglie di chi partecipa a Laboratorio Zanzara?

Cerchiamo di instaurare sempre una collaborazione, provando anche a coinvolgerle in molte situazioni che i-le figlə vivono, ma si cerca allo stesso tempo di separare e differenziare i due contesti. In alcuni casi, soprattutto in fase in iniziale ci sono stati dei rapporti conflittuali con le famiglie, per differenza di vedute e perché i genitori tendono a diventare “paladini”, soprattutto quando hanno ragazzə molto giovani. Solitamente, quando poi si instaura fiducia reciproca, che dev’essere costantemente nutrita e rinnovata, le famiglie tendono ad affidarsi di più a noi. I casi di conflittualità iniziale che si trasformano in rapporti di fiducia sono stati frequenti, insieme a molti rapporti di totale stima sin da subito.


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