LE PAROLE CHE CONTANO - Il linguaggio inclusivo tra rispetto e sicurezza psicologica
"Le parole possono ispirare. E le parole possono distruggere. Scegli bene le tue".
Robin Sharma (Autore, esperto di sviluppo personale e di leadership)
Che il linguaggio sia un potentissimo veicolo con il quale si trasmettono valori, pensieri e messaggi lo sappiamo da tempo. Sappiamo anche che il linguaggio è spesso portatore di stereotipi e pregiudizi che, inevitabilmente, influenzano i nostri comportamenti nella vita quotidiana e le nostre interazioni professionali e personali nei luoghi di lavoro. La comunicazione ha un ruolo pertanto centrale nella quotidianità, poiché attiva i nostri pensieri e processi cognitivi. Il linguaggio esercita una funzione regolatrice e di stimolo sui meccanismi mentali che presiedono alla nascita del pensiero e al suo sviluppo che, per necessità e comodità, spesso devono essere veloci e immediati.
Qui entra in gioco il potere e la trasversalità dell’inclusione che è in grado di influire positivamente anche sul nostro linguaggio, rendendolo in grado di abbracciare le diversità e abbattere proprio i pregiudizi inconsci che spesso guidano la nostra visione del mondo, il ragionamento e ciò che esprimiamo. Usare un linguaggio inclusivo non è, quindi, solo un modo più fedele di rappresentare la realtà, ma permette anche di influenzarla positivamente e di coltivare la percezione di inclusione provata dalle persone. Le parole contano. Le parole che scegliamo di utilizzare producono un impatto sulle nostre abilità di entrare in relazione con gli altri. Collaborazione, dialogo ed empatia sono tutte caratteristiche che il linguaggio inclusivo stimola e fa proprie. Così linguaggio e inclusione, ove sviluppato all’unisono, si ritrovano a svolgere un lavoro che impatta positivamente sul benessere emotivo e psicologico delle persone e sulla cultura aziendale.
In Deloitte utilizziamo la chiave del linguaggio e di una comunicazione inclusiva per diffondere rispetto ed equità, linfa vitale e strumento promotore di quel cambiamento culturale che caratterizza il viaggio dell’inclusione. Includere, usando la comunicazione e un confronto genuino senza pregiudizi, significa far sentire le proprie persone sicure di poter esprimere il loro sé autentico e il proprio potenziale, facendo leva su sensibilità e rispetto. Questo è quello che vogliamo per le nostre persone in Deloitte. Questo favorisce lo sviluppo della “sicurezza psicologica”. Con ciò intendiamo la sensazione di poter esprimere le proprie idee, il proprio talento e il proprio potenziale in tranquillità e serenità mentale. Secondo acclarati studi, quattro sono i livelli che caratterizzano la sicurezza psicologica quale condizione per cui le persone si sentono in prima istanza incluse, messe nella condizione di sicurezza psicologica per imparare e crescere, per contribuire e infine per sfidare lo status quo, senza alcuna paura di essere emarginate o escluse. Ove l’organizzazione crea un ambiente di lavoro sicuro, privo di paure anche nelle relazioni tra team e colleghi, si genera un volano di benefici in termini di consapevolezza e sviluppo di linguaggio inclusivo che, a loro volta, favoriscono rispetto, innovazione e crescita. Proprio per questo e con lo scopo di far emergere e diffondere conoscenza e consapevolezza di come linguaggio e comportamenti siano spesso guidati da biases inconsci, abbiamo dato vita alla campagna di comunicazione “Be Respectful, Be Inclusive”, una serie di video di impatto sui comportamenti non inclusivi e discriminatori, veicolati da un linguaggio altrettanto non inclusivo e ostile. I video toccano vari aspetti dello spettro delle diversità, come la diversità di genere e di orientamento sessuale, la responsabilità genitoriale, il work-life balance e lo stile di leadership. L’obiettivo di questa campagna è far riflettere, far muovere qualcosa nello spettatore e nella spettatrice che si possono immedesimare nei personaggi dei video. I video hanno riscosso un feedback molto positivo e notevole interesse da parte delle nostre persone che ne hanno parlato, li hanno commentati, indicando quanto ci sia bisogno di un confronto continuo. Inoltre, tali video sono stati proiettati durante i corsi formativi sul tema della Leadership inclusiva, lanciati nel 2019, a cui ha fatto seguito uno scambio con i partecipanti circa le loro reazioni e percezione sulla cultura aziendale. Siamo convinti che questo stimolo continuo alla riflessione porti alla sempre maggior consapevolezza del peso delle nostre parole, dal quale si può innescare una vera reazione a catena: un cambiamento di mindset e comportamentale e una trasformazione nel modo di formulare i pensieri e, quindi, le parole.
È altrettanto importante un lavoro ad hoc sulla leadership in tema di linguaggio inclusivo in quanto, tanto più la leadership è inclusiva a 360 gradi, tanto più incoraggia e favorisce fiducia e collaborazione nei team. Il linguaggio inclusivo è anche motore per creare maggior senso di appartenenza nei confronti dell’organizzazione e all’interno degli stessi team, tra le persone. Linguaggio inclusivo e intelligenza culturale sono infatti strettamente legati: un leader non è inclusivo se non adegua la propria comunicazione alla diversità che si trova di fronte e a cui si rivolge. La campagna di comunicazione “Be Respectful, Be Inclusive” si inserisce in un piano di attività più ampio che mira ad aumentare la consapevolezza sul potere delle parole. Invitiamo le nostre persone a prendere parte a webinars interattivi su come riconoscere e contrastare comportamenti discriminatori e biases inconsci. Questi momenti sono l’occasione perché ognuno di noi possa fare la differenza in questo viaggio di cambiamento collettivo. Abbiamo dato così il via a un articolato percorso che mira a sconfiggere gli stereotipi, i biases e a sviluppare un linguaggio sempre più inclusivo, coinvolgendo la nostra maggior ricchezza: le persone.
Come un noto linguista e antropologo statunitense, Edward Sapir disse: «Il linguaggio è un’arte anonima, collettiva e inconscia, il risultato della creatività di migliaia di generazioni».