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Le nuove generazioni non leggono: falso!

Intervista a Alice Bigli
A cura di Nicole Riva
07 Set 2023

Probabilmente a partire dalla notte dei tempi, i ragazzi di ogni generazione si sono sentiti rimproverare dagli adulti di turno la loro scarsa attitudine alla lettura. Sembra che la colpa sia attribuibile all’adolescenza, eppure i dati statistici rivelano che i giovani tra gli 11 e i 14 anni sono tra le fasce di lettori più accaniti. Dove sta la verità?

Lo chiediamo ad Alice Bigli che da oltre un ventennio si occupa di letteratura per l’infanzia ed educazione alla lettura attraverso attività di formazione nelle scuole, gruppi di lettura e la presidenza dell’Associazione Culturale Mare di Libri. Bigli ha inoltre recentemente pubblicato Leggere piano, forte, fortissimo (Mondadori, 2023), un saggio -fortemente richiesto da coloro che hanno frequentato i suoi corsi di formazione - che coniuga perfettamente l’aspetto contenutistico. Una lettura utile a chi vuole approcciarsi per la prima volta al tema dell’educazione alla lettura, con uno stile divulgativo piacevole da leggere – anche quando la soglia della nostra attenzione inizia a fare cilecca – per maggiori informazioni (cfr. M. Wolf)

Sulla questione dei giovani che leggono poco la risposta dell’autrice è perentoria: “Sì è vero, esattamente come leggono poco gli adulti”. Il problema, infatti, non sarebbe collegato al fatto di essere giovani, bensì a quello di vivere in Italia, un Paese che purtroppo non ha mai avuto una solida base per quanto concerne la formazione di lettori e lettrici per la vita. La situazione, inoltre, senza voler essere apocalittici, potrebbe anche peggiorare.

Quando i ragazzi non leggono, gli adulti tendono a incolpare le tecnologie e potrebbero non avere tutti i torti. La neuroscienza, già da diversi anni, ci informa che la nostra soglia dell’attenzione è in calo; gli studi confermano che alcuni giovani non hanno mai sperimentato l’attenzione pura. La soluzione però, dice Bigli, non è privare i ragazzi dei loro dispositivi elettronici (abbiamo già detto che il nostro obiettivo non è generare un futuro distopico) bensì pensare a una misura compensativa: perché non proporre tempo di lettura in cambio di tempo al cellulare? È sufficiente una sessione di concentrazione al giorno per compensare l’uso della tecnologia.

Provare per credere.

Se poi vogliamo dirla tutta, la lettura può anche diventare digitale attraverso gli e-reader e addirittura ascoltabile con gli audiolibri. A chi sostiene che ascoltare non equivalga a leggere Bigli risponde che, anche se è ancora presto per avere dati scientifici, l’audiolibro può essere un ottimo strumento per allenare la concentrazione (ne richiede molta) e che in alternativa può essere utilizzato come supporto alla lettura cartacea al fine di migliorare i propri ritmi.

Se avete letto fino a qui e vi state chiedendo cosa fare nella pratica, sappiate che i giovani hanno bisogno di allenatori competenti, di conseguenza l’ingrediente fondamentale per educare alla lettura è quello di amare i libri per ragazzi e rimanere al passo con le novità editoriali. I classici non sono da demonizzare, ma i giovani hanno diritto al contemporaneo di qualità. Più i libri sono vicini al lettore, maggiori saranno per lui le possibilità di entrarci. I classici propongono valori, esperienze e ritmi narrativi lontani da quelli di oggi, sono bellezze senza tempo, ma forse poco adatti agli inizi dell’educazione alla lettura.

L’ultimo consiglio che Bigli sente di dare a chi si appresta a questa sfida è quello di abbandonare l’idea del “come faccio a farli leggere?” e partire dai perché. Spesso la scuola riproduce in uscita il livello culturale che lo studente aveva all’ingresso, ma è anche l’unico luogo dove possiamo agganciare tutti e tutte. Chiediamoci quali sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere e perché ci stiamo dedicando alla lettura ad alta voce piuttosto che a quella silenziosa; inoltre aggiungiamo una bella dose di sistematicità. Per tutto il resto c’è il libro di Alice Bigli che vi aspetta in libreria.

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