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LE MIE MILLE IDENTITÀ

Rubrica Oltre lo Specchio
A cura di Igor Šuran
20 Mar 2023

Una fra le tante definizioni di identità che leggiamo nel vocabolario Treccani è: “S. f. In psicanalisi, i. psicologica, il senso e la consapevolezza di sé come entità distinta dalle altre e continua nel tempo”.

Le frasi finali del breve saggio sull’identità creata da Chat GPT sono: “L’identità ci permette di essere noi stessi e di riconoscere la nostra unicità. Ci aiuta a vivere una vita significativa e a costruire relazioni positive e soddisfacenti con gli altri”.

La bambina Alice invece dice: “Quello che vedo allo specchio sono le mille cose che sono, le mie mille identità”.

Possiamo davvero vivere una vita significativa, costruire relazioni positive e soddisfacenti con altre persone in un mondo che, spesso, non permette di abbracciare appieno le nostre identità? Un mondo che porta a pensare che chi siamo è sbagliato, non giusto, troppo diverso da canoni tradizionali che, ancora oggi e per molte persone, delineano una zona di comfort?

Come posso essere una persona “consapevole di sé” quando, per molti anni, nemmeno possedevo le parole con cui descrivere una o tante delle mie identità? E quando, finalmente, una parola ha preso forma, veniva usata dagli altri in modo così distorto da farmi desiderare di sparire dietro lo specchio e andare a vivere in un luogo altro, dove diverso non fosse una parola “cattiva”.

Quante volte, riguardo a mille aspetti della nostra vita, siamo state persone non sincere negli altrui confronti solo perché ne temevamo la reazioni e il giudizio?

Esisterà sempre una persona “esterna a noi” che, in un dato momento e in un dato ambiente, determinerà quali sono le identità di cui si può parlare, quali sono socialmente accettabili, quali non scombinano gli equilibri sociali del momento.

Io posso essere uguale a voi in tanti modi e allo stesso tempo dissimile in tanti altri.

Ho bisogno che si parli di questi temi. Che se ne parli per accrescere la consapevolezza e motivare l’acquisizione delle competenze.

Quanto è difficile trovarsi di fronte a mondi sconosciuti che ci fanno paura perché abbiamo tantissime incertezze su come affrontarli?

Ma… come dovremmo agire? Cercando di raddrizzare le linee curve? Cercando di portare tutto ad allinearsi al nostro modo di vedere, pensare, vivere? Certo che no!

Dobbiamo comprendere questo: ogni persona che abbiamo di fronte è definita dal proprio passato, dalle esperienze, dal luogo e dal momento in cui ci troviamo, dai confini stretti dei nostri dintorni.

L’identità, o come decidiamo di chiamare ciò che siamo, appartiene a ogni individuo.

E che ciò che vediamo riflesso nello specchio non sé solo frutto di scelte, ma di quello che abbiamo incontrato nel nostro percorso di vita.

Diciamo identità e parliamo di identità sessuali, di neurodiversità, di capacità motorie, uditive, visive, di tante forme di intelligenza. Parliamo di religione, formazione, della nostra percezione del mondo basata, anche, sulle condizioni sociali ed economiche che viviamo. Parliamo del nostro essere persone introverse o estroverse, di un modo di tessere rapporti sociali che è solo nostro.

Tutto questo fa parte di chi siamo e determina la possibilità di sentirci persone realizzate.

Perciò partiamo quindi da noi. Ciascuna persona parta da sé. Possiamo pretendere da altre persone ciò che noi non siamo ancora in grado di dare?

L’identità è ciò che siamo. La nostra bellezza anche nella sua immensa imperfezione, qualsiasi cosa imperfezione significhi.

Se vogliamo che le altre persone abbraccino la nostra bellezza, impariamo prima di tutto a vedere la bellezza al di fuori di noi.

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