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LE 3 CHIAVI DI WEGLAD PER ABBATTERE I CONFINI

A cura di Petru Capatina
03 Gen 2024

WeGlad è un ecosistema di tecnologia, divulgazione e community che permette alle persone con difficoltà o disabilità motoria, sensoriale e alimentare di trovare informazioni oggettive e trasparenti sull’accessibilità di strade e locali, nonché l’accessibilità dei servizi all’interno offerti. Abbiamo creato la WeGlad App, dove tutti questi dati sono a portata di un click, gratuitamente. Inoltre, stiamo lavorando con le aziende del retail che hanno filiali o punti vendita, per inserire un widget, un'interfaccia grafica, nei loro 'store locator', dove di solito i consumatori trovano le filiali più vicine a loro, di solito solo con informazioni di orario e direzioni. lì, noi aggiungiamo col widget, i dati di accessibilità fisica degli spazi, di ambiente neuro-friendly come le quiet hours, o alimentari, come gluten-free, vegan ecc... Abilitiamo a mostrare per ciascun punto vendita o filiale, tutte le caratteristiche di accessibilità a 360°. Non tutti possono essere 100% accessibili, ma tutti possono essere trasparenti. Oggi è un must.

Ci occupiamo di Confini in tutto quello che facciamo. Li attacchiamo, ci difendiamo, balliamo insieme quando serve. Non tutto è facilmente plasmabile, ma quasi tutto è quantomeno ridimensionabile. Se non possiamo eliminare un problema, possiamo rimpicciolirlo fino alla damnatio memoriae. Certi confini bisogna però combatterli nella loro forma più piena.

Per spiegarmi meglio dissezionerò una frase di un mio mentore “gli unici confini sono quelli tra pionierismo e inettitudine, tra vita e morte, tra speranza e perdita.” 

La nostra chiave per il primo tipo di confine è la tecnologia esponenziale, ovvero quella branca della tecnologia digitale che ha una capacità di espansione e di adozione iper-rapida, più della nostra capacità di comprenderla. In un mondo dove la ruota e la sedia c’erano già 6'000 anni fa, ma la loro unione, ovvero la sedia rotelle è stata inventata 3500 anni dopo, nel 525 A.C. e dove da una parte abbiamo razzi che vanno su Marte ma un marciapiede non è ancora accessibile a chiunque, l’esponenzialità tecnologica e la responsabilità personale è una combinazione pericolosamente utile. Oggi possiamo dominare questa curva peculiare per risolvere problemi grandi, gravi, urgenti e invisibili. Oggi essere pionieri non è un’opportunità, è un must, altrimenti si è inetti e inerti…O purtroppo, troppo lenti.

La chiave al secondo confine, che naviga nel labirinto letale della vita, è la nostra community. La tecnologia non basta, serve un legame umano che ci faccia vibrare la ricerca di senso da una parte, difendendoci da noi stessi dall’altra. Noi abbiamo una community pazzesca, persone con le più disparate esperienze, con o senza disabilità e di tutte le età, che si scambiano informazioni, si aiutano, collaborano, imparano insieme, elevandosi. Ma si proteggono anche. Mi ricordo di un ragazzo che ai tempi era appena entrato, normodotato fino a 25 anni, per un passo falso, diventato tetraplegico, lesione alta. Aveva provato a suicidarsi. In community ha trovato un modo di capire come affrontare il suo nuovo corpo, accettarsi, rinascere. Oggi vive da solo, cucina, sta finendo l’università e ha una fidanzata. Questa è community per WeGlad.

La chiave al terzo confine è la divulgazione. Tecnologia e Community servono a fare, ma se questo non viene comunicato, non esiste. Chi si occupa di impact, deve capirlo, non possiamo solo fare del bene, dobbiamo comunicarlo, farlo sapere. Non è una questione di branding. Se operi nelle viscere dei problemi sociali, risolvi problemi che toccano la dignità naturale dell’essere umano. Chi è in cammino da questo punto di vista, potrebbe arrendersi. Per chi si arrende, spesso non c’è un secondo round. Ecco che alzare degli stendardi, essere dei fari di luce, è parte integrativa della soluzione. Poi è anche utile per chi è parte del problema, per fargli capire che ci sono modi più intelligenti di operare, di includere, di mostrare cura e umanità.

Concludo, circa 4% delle persone ha una disabilità motoria, 11,2% sono persone obese, 13,9% sono over 65 con difficoltà motorie, infine 4,2% sono genitori di bambini e bambine 0-4 anni, ovvero usano un passeggino. Siamo oltre il 33% di persone che hanno la loro mobilità impattata da una fisicità spaziale non accogliente. Deloitte stima addizionalmente un moltiplicatore che va da 1,5x a 2,2x, perché attorno ci sono ulteriori persone come caregiver, familiari o amici, dove la condizione di esistenza dell’esperienza condivisa, è l’accessibilità di uno spazio. Se aggiungiamo il 20% delle persone neurodivergenti e oltre il 10% di persone con intolleranze, allergie o esigenze alimentari, l’indotto supera l’80% della popolazione, che a prima lettura sembra assurdo.
Quello che invece è assurdo, è che se si aggiunge l’indotto legato agli ipovedenti, ipoacusici, patologie debilitanti e depressione, il 100% si supera, ovvero si sovrappone.

Ci siamo tutti e tutte dentro. Che Confini? Non ne abbiamo diritto.

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