LAVORO AGILE E SALUTE MENTALE
Quando mi viene chiesta una definizione semplice di lavoro agile, io lo descrivo come la possibilità di lavorare in un luogo diverso dall’ufficio, con un orario meno rigido. E questa è anche sostanzialmente la definizione che propone la legge che lo disciplina, la n.81 del 2017. In effetti il cambio del luogo abituale di lavoro e l’adozione di un orario flessibile sono una buona sintesi degli aspetti principali del lavoro agile.
Ma alziamo un po’ lo sguardo. Il lavoro agile in realtà, nella sua piena espressione, è la possibilità concreta di adattare il lavoro - con i suoi ritmi e i suoi luoghi - alle necessità della persona. In questa accezione, lavorare agilmente significa abbandonare lo schema abituale di luogo e tempo, per provare a costruire, ogni giorno, una modalità lavorativa rispettosa della vita. Significa perseguire un equilibrio tra le nostre esigenze e quelle dell’organizzazione per cui lavoriamo, senza che nessuna delle due parti prevarichi mai sull’altra. Significa in sostanza cercare armonia in noi stessə, provando a soddisfare simultaneamente la nostra tensione a realizzarci sul lavoro e quella di vivere una vita personale piena.
In questa visione più ampia risulta chiara la relazione tra lavoro agile e salute mentale. Perché sono proprio la mancanza di questa armonia e la necessità di compiere scelte radicali a incidere pesantemente sul nostro benessere. A renderci infelicə, stressatə. Penalizzando parti del nostro essere e ‘spezzandoci’.
Il tema delle scelte drastiche imposte da un modo rigido di lavorare lo conosciamo molto bene. Io stessa, dopo un brutto divorzio e due bambini piccoli da gestire, ho lasciato bruscamente l’azienda per cui lavoravo. Era una scelta dettata dall’impossibilità di gestire la vita, di tenerne insieme i diversi pezzi. Ma sicuramente anche un gesto istintivo di protezione della mia salute mentale.
Al di là delle storie individuali – le nostre esperienze dirette o i racconti di persone a noi vicine - le statistiche di misurazione del benessere offrono un quadro molto chiaro. Secondo l’indagine 2023 dell’Osservatorio Mindwork-BVA Doxa, circa il 76% di lavoratori e lavoratrici in Italia ha provato almeno uno dei principali sintomi di burnout. E il dato risulta essere aumentato di 14 punti rispetto al 2022. Ed è Mindwork stessa, società di servizi di supporto psicologico, a indicare come primo punto tra le strategie che le aziende possono mettere in atto le politiche di equilibrio tra lavoro e vita personale.
Anche Gallup, società di consulenza che da anni misura la felicità nel lavoro, rileva che, questa volta su scala mondiale, lo stress percepito da lavoratori e lavoratrici ha raggiunto i suoi livelli più alti nel 2023.E anche tra le raccomandazioni di questa società trovano ampio spazio strategie di lungo termine di sviluppo di una cultura del lavoro ibrido. Che è il nostro lavoro agile.
Da pochi anni vediamo emergere in modo così chiaro la correlazione tra benessere e la possibilità di lavorare agilmente. Personalmente, ne sono molto soddisfatta. Credo, e so per esperienza diretta, che mettere al centro il modo di lavorare sia l’unico modo concreto per mettere al centro chi lavora. Cercare di capire i cambiamenti del lavoro, interrogarsi sulle sue relazioni con l’uso del tempo e lo spazio, esplorarne tutte le nuove possibilità sono modi concreti per incide direttamente sul benessere. Ripensando il lavoro si dà finalmente spazio alla persona umana. Alla sua salute mentale. E al suo diritto inalienabile di stare bene.