
L’ATTIVISMO PER UNA SCIENZA INCLUSIVA
L’acronimo STEM è stato coniato negli anni duemila e racchiude discipline scientifiche (matematica, fisica, chimica) e tecnologiche, come l’informatica e l’ingegneria. Nel tempo si è evoluto in STEAM includendo nel discorso le arti, nell’idea che la cultura è un universo immenso e tutto da approfondire.
Considerando il panorama lavorativo odierno, appare evidente come numeri, funzioni e formule garantiscano un’occupazione più sicura e stabile per le giovani generazioni. Tuttavia, incidenti di percorso possono far sì che teoremi ed equazioni creino diffidenza nelle classi medie e successivamente liceali. E così, studenti e studentesse credono di non avere gli strumenti giusti per approfondire tematiche complesse.
Una corretta divulgazione può avvicinare materie apparentemente ostiche a un pubblico vasto e renderle maggiormente gettonate. Si tratta di un discorso che non va in contrasto con le facoltà umanistiche, contribuendo piuttosto allo sviluppo globale del pianeta e dell’umanità. Nella diffusione della conoscenza, persiste tuttavia il luogo comune che vuole le donne più portate per la letteratura italiana o per la filosofia e che, viceversa, vincola gli uomini ai saperi tecnologici. Si può modificare la tendenza e garantire una situazione più fluida? La risposta è affermativa e coinvolge tantissime figure, soprattutto sul terreno della diversity dove, accanto alle istituzioni, troviamo in prima linea le associazioni impegnate per la parità di genere. Sul territorio italiano operano una serie di realtà, strettamente connesse al mondo STEM, che creano un forte legame tra empowerment femminile e progresso scientifico.
Nel contesto descritto ha origine SheTech, nata nel 2009 per supportare le donne che vogliono operare nel digitale, intraprendere percorsi di natura scientifica o diventare imprenditrici. Una community in continua espansione che ha l’obiettivo di ridurre il gender gap concentrandosi sull’aspetto digital attraverso corsi che spaziano dai programmi informatici al mondo delle start-up e delle soft skills.
Tecniche di public speaking, elementi di design, ma anche grafica e scrittura in ottica SEO: d’altronde, parallelamente alla cura dei contenuti, è importante prestare attenzione alle modalità con cui veicolarli, una lezione che si articola tra workshop e incontri di networking. La sfida è stimolante, come più volte dichiarato dalla managing director Chiara Brughera attiva, insieme al resto del team, nella risoluzione di problemi come il gender pay gap, ossia la differenza di stipendio tra uomini e donne a parità di esperienza e carica ricoperta. Favorire la leadership e lavorare in maniera trasversale: tra settembre e novembre si terranno, ad esempio, tre bootcamp per chi vuole imparare le basi di coding e data science.
Ampliare gli orizzonti e sovvertire gli stereotipi. Una scia lungo la quale si pone un’altra organizzazione no profit, che prende le mosse nel 2017 da un ambizioso progetto. La finalità dell’APS, presieduta da Nicole Ticchi, chimica e comunicatrice scientifica, è quella di alimentare la consapevolezza rispetto alla gender equality. Una mission che si traduce in tavole rotonde, interventi a festival, collaborazioni con scuole e università.
Per realizzare ciò She is a scientist mette in campo una squadra con elevate competenze in ambito scientifico, maturate in Italia e all’estero. Una base solida a cui si aggiunge il coinvolgimento di ospiti che in eventi e dirette raccontano la propria esperienza. L’empowerment è il fil rouge su cui si innestano attività di formazione inserite in progetti europei come il “TClock4AD”, andando ad approfondire le dinamiche di genere nel settore lifescience.
Al momento è del 20% circa la percentuale di ragazze che intende iscriversi a corsi di laurea scientifici o tecnologici, un contatore che non vuole scoraggiare, bensì dare la carica per attivare maggiori energie. Il consolidamento di network ricchi di appuntamenti e opportunità di crescita è un segnale importante. E per investire su attitudini e interessi bisogna senza dubbio partire dalla formazione dei docenti e dal coinvolgimento di NEET e Generazione Z.
L’inclusività nella scienza resta un tema attualissimo in una società dove hanno un ruolo sempre più decisivo le tecniche di intelligenza artificiale. In conclusione, ben venga il progresso, ma è fondamentale non perdere di vista l’apporto delle singole persone e il loro contributo tecnico e sociale. E in tal senso il terzo settore può rappresentare davvero una svolta, indicando la direzione da seguire.