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L’ACQUA È LA PSICHE DELLA TERRA

A cura di di Davide Sapienza
10 Mar 2023

Barry Lopez, che viveva a pochi passi dal selvaggio Fiume Mackenzie in Oregon, mi disse che nell’immergere le mani nell’acqua del fiume sentiva il cordame che tiene insieme la Terra. Quella percezione così emozionante mi ha sempre fatto pensare a quando, la notte, prima di dormire, esco davanti alla montagna sotto la quale vivo e con la brezza del nord sul volto alzo gli occhi e viaggio tra le stelle: osservo la volta celeste buia come il mare di notte, sento la Terra in viaggio nella sua navigazione, in lontananza lo scorrere del torrente carsico che ogni tanto riemerge per ricordarci che siamo nomadi dello Spazio profondo. So cosa voleva dire Barry Lopez (vedi pag.138): che possiamo fare affidamento sull’acqua quando ci tocca e quando ci nutre, perché è come se innaffiasse il nostro immaginario. Davanti a un torrente, immergendo i piedi e le gambe in un laghetto alpino, di fronte al mare, mi piace ascoltare questa conversazione che va oltre ogni parola. È la mia preghiera selvatica e ascoltare l’acqua mi ha regalato saggezza e una conoscenza meno analitica, più completa, di questa relazione tra la mia vita e il destino comune di tutti. Occorre raccoglimento, in quei bagliori di stupore che proviamo con l’acqua, perché l’acqua è un istante. Quando scrissi “La strada era l’acqua” (vedi pag.138), decisi di affidare a lei il ruolo di protagonista, dandole una voce per raccontare il viaggio di un uomo che con la sua canoa era partito dall’Engadina in Svizzera per arrivare a Istanbul in Turchia durante tre mesi di ininterrotto dialogo con l’Acqua. Mettermi nei panni dell’Acqua era e resta il processo creativo che sento profondamente mio: per me gli elementi della Comunità della Terra sono persone. Scrivere un libro è un processo sorprendente, soprattutto quando vai a creare una storia come chi esplora crea nella propria mente orizzonti sconosciuti, disegna tracce nuove e solca rotte impensabili: distese e fiumi, montagne e oceani, cieli vasti e foreste infinite che dal paese della mente diventano geografia intima. L’acqua è ciò che distingue la vita sul nostro pianeta, principalmente composto di Acqua proprio come l’immaginazione distingue l’essere umano. L’acqua è il flusso che fa pensare al Tempo, ma che in realtà è uno Spazio, quello dell’istante che caratterizza l’incontro con lei. Lì dove l’acqua sgorga dal profondo della Terra ho spesso ascoltato le sue parole, come in un mattino d’estate, chinandomi su un sentiero a duemila metri di quota dopo aver scorto un piccolo rivolo che era in realtà una minuscola sorgente: sgorgava accanto alla mia traccia e mi parve di vedere il mondo intero, di sentirlo scorrere, di potermi abbeverare. Questo fu ciò che ascoltai:

“Io sono libera, indipendente. Non ho passato presente futuro. Ho questo istante dunque ascoltami. Mi innalzo dalla terra che fecondo verso il cielo che purifico. Sono qui per dirvi che dovete imparare di nuovo a chiedere perdono, aprire le mani, riempirle di me, dissetarvi, essere parte della Terra. Avete a disposizione un viaggio, che è lungo come il sogno, per incontrare il luogo denudato dalle illusioni. È il posto che esiste per l’istante in cui mi guardate quando vi guardo. Io dono la forma e voi la riconoscete. Voi avete la psiche, io ho me stessa.

In ogni goccia di fiume c’è una goccia di mondo e in ogni goccia di mondo c’è uno sguardo. La Terra è il vostro corpo che continuamente rinasce, io la vostra linfa. Quando mi disperdo e la mia forma compatta si trasforma in una gorgogliante immensità di cellule vive, compio il mio destino. Posso dunque essere imprigionata? Inginocchiatevi davanti alla Terra, chiedetele di raccontarvi da capo la storia del grande flusso. Se ogni piccola goccia vi è sconosciuta e indifferente, quando diventa ciò che io sono non dovete vedere solo ciò che vi spaventa. Io creo la percezione, definisco lo sguardo, vi invito sulla superficie luminosa che custodisce il profondo. La mia natura è inafferrabile. Ciò che vedete intorno a voi esiste perché non ho ancora interrotto la musica della terra; non ho dimenticato il canto primordiale; non ho rinunciato al ciclo secondo il quale tutto nasce, muore, si rigenera e quando i destini si sfiorano, come le sponde del fiume, vi aspetto lì: io sono il guado.

Imparate dai visionari che si tuffano nel loro viaggio e diventano il suo scorrere, messaggio e messaggero. Si fermano e mi ascoltano. Si lasciano ispirare. A quei viaggiatori concedo l’ebbrezza di sentire il ventre profondo dove il vento - il mio respiro – nasce e si fa luce, pulviscolo del mio scorrere. Lì, nasce la vita. Lì siete voi. Lì sono io. Dentro e fuori me stessa. Dentro e fuori voi stessi.”

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