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LA STORIA DI DANIELE

Successo e integrazione nel mondo del lavoro
A cura di Simona Piva
28 Mar 2024

Oggi vorrei raccontarvi una storia speciale che ha avuto inizio a gennaio 2023 con l’inserimento, nei nostri uffici di Assago, di Daniele, un giovanissimo collega alla sua prima vera esperienza di lavoro. Si trattava anche per noi di un’esperienza nuova: eravamo entusiasti e preoccupati/e al tempo stesso. La prima sfida è stata quella di creare un’attività ad hoc che non prevedesse il front end e non richiedesse cambiamenti repentini di attività nell’arco della giornata. La voglia di imparare insieme a lui è stata talmente forte da mettere in campo un’azione cross tra Milano e Firenze: i/le colleghi/ghe dell’unità operativa fiorentina, denominata Cubo, hanno creato in pochissimi giorni una nuova job position e hanno seguito Daniele da remoto, giorno dopo giorno, con videocall a cadenza regolare durante l’arco della giornata. I/le colleghi/ghe di Assago hanno accolto fisicamente Daniele nella loro struttura, lo hanno supportato e fatto sentire parte integrante del gruppo, aiutandolo a comprendere che cosa significa trovarsi in un ambiente di lavoro e cosa significa rapportarsi con i colleghi e le colleghe. L’esperienza è stata meravigliosa sia dal punto di vista umano che professionale, tanto che Daniele è rientrato nella nostra grande famiglia l’8 gennaio 2024.

Vorrei fare qualche domanda a Maria Grazia, la Manager che ha accolto e seguito Daniele e che ad oggi continua ad essere la sua responsabile.

Buongiorno Maria Grazia, che cosa hai pensato quando ti abbiamo proposto questa esperienza?

Ho provato subito un grande interesse e senso di orgoglio per essere stata coinvolta in un importantissimo progetto di inclusione, che rappresenta la concretizzazione dei valori aziendali e di gruppo. Mi sono chiesta: sarò in grado? Ho le competenze necessarie per affrontare questa grande sfida? Devo ammettere che la voglia di mettermi alla prova ha fugato ogni incertezza.

Quali difficoltà hai incontrato durante il percorso?

Inizialmente mi ha intimorita il fatto che per Daniele si trattasse della prima esperienza di lavoro e fosse vissuto fino ad allora nell’ambito iperprotetto della famiglia. Come avrebbe reagito in un ambiente di lavoro? In realtà, essendo molto estroverso, non ha avuto problemi di socializzazione anzi… è un fiume in piena! Sono stata rigorosa sia con lui che con il team sul rispetto degli spazi e dei momenti di condivisione: in poche parole, ho tramesso il senso del limite. Anche la responsabilizzazione è un elemento fondamentale del suo percorso di crescita: inizialmente, avevo difficoltà a dargli i feedback perché temevo ci restasse male, ma ritengo sia corretto mantenere nei suoi confronti un dialogo costante, trasparente e costruttivo. Devo ammettere che l’esperienza manageriale mi ha aiutata tantissimo: mi sono presa il tempo necessario per conoscere e per farmi conoscere da Daniele; ci siamo presi/e le misure e, ad oggi, posso affermare che tra noi c’è un rapporto di estrema fiducia. Fondamentali sono l’ascolto e l’osservazione rispetto all’interazione con le altre persone per comprendere al meglio come approcciarsi a lui; anche il feedback oggettivo, aperto e trasparente lo aiutano a migliorare di giorno in giorno. Nel tempo, mi sono presa la libertà di potergli dire ciò che osservo, ciò che penso e anche ciò che non va e su cui occorre lavorare. In poche parole, la libertà di essere sincera. Ma la difficoltà più grande è mantenere il giusto distacco, non affezionarsi eccessivamente a lui, impresa difficilissima. È importante ricordarsi costantemente l’importanza di essere sfidanti e di pretendere da sé stessi/e, dai propri collaboratori e dalle proprie collaboratrici in misura adeguata rispetto alle competenze e alle capacità di ognuno/a.

Fondamentale è stato il supporto costante dell’azienda e della tutor di Daniele.

Quali aspetti ti hanno e ti stanno arricchendo?

Grazie a questa esperienza, mi sono resa conto di essere maturata nel corso degli anni come Manager: provo gratitudine verso l’azienda che ha investito su di me e ha sviluppato la mia capacità manageriale. Sono altrettanto grata all’azienda per essere stata coinvolta in un progetto che rappresenta per noi una svolta epocale, un esempio concreto di vera inclusione. Ho compreso anche il grande valore del feedback: occorre allenarsi continuamente per dare e per riceverne, anche quando sono scomodi. Ho imparato che, se si riesce ad avere uno sguardo oggettivo, si può eludere il senso del limite. Ho capito che bisogna essere esigenti: grazie al supporto e ai feedback costanti, oggi Daniele ha un’efficacia elevatissima sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Se vogliamo garantire un reale valore a ciò che si fa, occorre conoscere la disabilità: abbiamo creato un percorso adeguato alle competenze e alle caratteristiche di Daniele in modo da garantirgli una crescita costante e concreta. L’empatia, la simpatia e le doti innate di socializzazione di Daniele hanno risvegliato la motivazione e il piacere di stare in ufficio di persone che si erano spente: è molto aggregante e ha invogliato le persone ad essere esemplari, le ha indotte a riflettere su ciò che si ha e che spesso viene dato per scontato.

Che cosa auguri a Daniele per il suo futuro?

Io credo che Daniele, nel tempo, potrebbe trovare la sua legittima collocazione all’interno della nostra realtà aziendale. Se così non fosse, mi auguro che possa incontrare, sul suo percorso, persone che abbiano la reale volontà di investire sulle sue competenze, che abbiano voglia di includere, di mettersi in ascolto, di aprirsi e di generare un reale valore per lui.

Come possiamo aiutarlo? Che cosa possiamo trasmettere a Daniele?

Dobbiamo lavorare insieme per consolidare la fiducia che Daniele deve avere in sé stesso attraverso le piccole conquiste che raggiunge giorno dopo giorno. Ad oggi si affida ancora troppo alle altre persone anziché a sé stesso: mi auguro di poterlo aiutare a comprendere il proprio valore, a saperlo imporre e difendere.

Cosa consiglieresti a chi si accinge ad affrontare un’esperienza simile?

Consiglierei di avere il coraggio di osare, di non fermarsi di fronte ai dubbi e alle paure che legittimamente tutti e tutte noi abbiamo. Consiglierei di sospendere il giudizio e il pregiudizio, di mettere da parte dubbi e perplessità e di mettersi in ascolto, aprirsi e vivere pienamente questa esperienza. Consiglierei di essere curiosi/e verso l’altro/a, di scoprire e di farsi scoprire, di dare fiducia. L’esperienza deve essere sfidante per entrambe le parti se vogliamo generare valore per l’azienda e per la persona impattata. Esperienze simili risvegliano un’umanità che a volte si assopisce: consiglio di vivere pienamente la purezza del rapporto che si viene a creare

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