
LA SECONDA VOLTA CHE SIAMO NATƏ
Carə tutte e tutti,
Non c’è da temere nulla nell’imparare a conoscere meglio il nostro cervello e nell’adoperarsi per costruire una cultura in merito e una rete adatta a mantenere la sua salute per tutta la vita, al pari di quanto già facciamo con il nostro corpo.
È solo tale cultura che ci può sensibilizzare all’importanza di resistere all’esercizio del preconcetto, per cui indugiamo a parlare dei bisogni per la salute dei nostri cervelli e lo facciamo solo in presenza di disagi, in antitesi con la buona pratica di allenarla e rafforzarla nel suo insieme nel corso di tutta la vita.
Dopotutto, il nostro successo nel riuscire a farlo è in relazione diretta con l’aumentare delle possibilità di raggiungere i propri traguardi, non solo come individui, ma anche nella dimensione della nostra famiglia e della collettività, rispettando così noi stessə e le altre persone.
Per la sua cosiddetta neuro-plasticità, il cervello, infatti, non è immutabile ma ha la capacità più di altre parti del corpo di rispondere e adattarsi ai cambiamenti, nella malattia come nella salute a tutte le età, e rimane la componente più complessa nella sua natura, funzioni e manifestazioni.
Comprendere al meglio le neuro-diversità significa contribuire ad abbattere barriere e abilitare la costruzione di ponti all’interno della nostra sfera privata, professionale, e delle comunità di cui facciamo parte.
Il non curarsi della salute dei nostri cervelli ha un costo fra i più cari; sia per la natura delle ripercussioni sull’individuo e la collettività che la trascura, che sulla sua sfera relazionale e sociale, oltreché sugli stessi sistemi sanitari, giudiziari e socio-economici europei.
Sebbene stimarlo solo in termini economici sia riduttivo, in Europa, secondo il report Health at a Glance Europe 2018, si calcolava già in più di quattro punti le percentuali del prodotto interno lordo dell’Unione pre-brexit di allora (600 bilioni di euro). E il successivo report del 2022 ci parla di come uno su due giovani dell’UE lamentano l’impossibilità di soddisfare i bisogni inerenti alla salute del proprio cervello.
Alla luce di ciò, la promozione di una cultura europea della salute del cervello è divenuta prioritaria e deve essere volta a combattere la cattiva informazione che alimenta l’indifferenza, l’allontanamento, il voltare lo sguardo consapevolmente o inconsapevolmente, sia che le persone presentino implicazioni temporanee o permanenti.
Alcune tra le conseguenze inaccettabili sono le mancate opportunità di riconciliazione e partecipazione sociale, che lasciano terreno fertile ad emarginazioni, disoccupazione e la proliferazione del derivante disagio.
La creazione dei presupposti per uno sviluppo socio-economico virtuoso e sostenibile nei settori pubblici e privati dipendono in larga parte anche dal successo che avremo nella costruzione di questa cultura della salute del cervello, disegnata nel rispetto della realtà olistica della persona, dei suoi bisogni ed esigenze in tutte le età della vita.
Raggiungere le condizioni per aumentare la neuro-equità nella società è divenuto pertanto imprescindibile; il suo successo è legato alla sua capacità di sviluppare opportunità, servizi e trattamenti più equi per i suoi membri indipendentemente dalle caratteristiche del funzionamento dei loro cervelli e il comportamento che ne consegue, ed è una funzione ad oggi fondamentale dello sviluppo di tutte le sue forme organizzative.
Le tecnologie digitali e per la comunicazione possono permetterci una migliorata comprensione della malattia mentale consentendo ora di avvicinarci anche alla sua dimensione sociale e non solo clinica, o patologica, rimettendo così al centro i luoghi della cura del cervello per imparare a riconoscerli non come asili per emarginati ed individui pericolosi, nascosti lontano o nelle periferie delle città, ma per la loro indispensabile funzione sociale. Il fatto che l’incremento esponenziale del numero di persone che in questo momento necessita di accedere ai servizi di cura per la salute del cervello, e che il numero di diagnosi di diversità legate ad esso sia in netto aumento e continui a crescere, ci è noto e non si può ignorare.
Il condividere e comunicare a proposito dei bisogni della salute per il nostro cervello, senza temere quindi il pregiudizio ai più svariati livelli delle nostre organizzazione e società, è già possibile e può essere considerato solo che un gesto di responsabilità verso noi stessə e le persone che ci circondano. All’epoca della rete internet e della digitalizzazione è una tematica virale discussa dai social media, influencers, blog, alle conferenze accademiche e professionali, e le opportunità per informarci e prendercene cura precocemente sono impareggiabili e senza precedenti.
È solo dalla conoscenza di noi stessə e dal superamento dei nostri limiti e paure che possiamo sovente ripartire e perciò trovare una vera occasione di rinascita e miglioramento della nostra condizione di vita. Non rinunciamo mai quindi alle nostre seconde nascite precludendoci per paura o timore l'opportunità di conoscerci a fondo per mantenere in salute il nostro cervello.
Buona seconda nascita a tutti e tutte,
Tommaso Davi
Founder Neuro-sive