LA RISPOSTA DI #DATECIVOCE - Cronogramma di una piccola grande battaglia al femminile durante la pandemia
Emma Amiconi
Basta. È stato il grido unanime e un po’ esasperato che si è levato dai vari gruppi che si occupano di parità di genere ed emancipazione delle donne di fronte all’annuncio della Task Force per la ricostruzione voluta dal Presidente Giuseppe Conte, che contava 4 donne su 19 componenti. Una levata di scudi corale ha attraversato il mondo femminile sotto il segno di #DateciVoce, occupando le bacheche dei social media e le pagine dei giornali per oltre un mese.
12 aprile
#DateciVoce nasce come lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere l’equa rappresentanza di genere nella task force per la ricostruzione coordinata da Vittorio Colao e nella commissione tecnico-scientifica guidata da Angelo Borrelli. Nel giro di pochi giorni la lettera - pubblicata su La27Ora del Corriere della Sera - ottiene migliaia di adesioni, individuali e di associazioni, raccogliendo un consenso trasversale che riflette l’identità altrettanto trasversale delle promotrici e prime firmatarie: ventisette donne attiviste, appartenenti al mondo accademico, dell’imprenditoria, dell’associazionismo, con qualcosa in comune: vogliono che la ricostruzione sia un progetto condiviso tra donne e uomini. Si legge, infatti, nella lettera: “L’emergenza COVID-19 ha messo in evidenza la forza ma anche la difficoltà del ruolo delle donne oggi in Italia. L’impegno in prima linea di infermiere, dottoresse, ricercatrici e farmaciste si è rivelato infatti da subito indispensabile per il nostro Paese, così come si sono rivelate determinanti per la tenuta sociale e la vita quotidiana le insegnanti, le volontarie, le lavoratrici, operaie e non, dei settori essenziali, dall’alimentare al sociosanitario, all’informazione, ai servizi pubblici. Nelle famiglie, le donne si sono inoltre spese senza risparmio nell’accudire, curare, tranquillizzare, sedare le ansie degli altri oltre che le proprie, affrontando le nuove difficoltà di un lavoro di cura già abitualmente pesante e condizionante. Accanto a loro tutte le donne immigrate che sono presenti in tanti modi nella nostra società. Le donne hanno anche sofferto molto, certo per i lutti, la perdita del lavoro o per le preoccupazioni economiche, ma pure come vittime di quella violenza domestica che il confinamento ha solo peggiorato. Le donne, insomma, ci sono state in questa crisi, e hanno lottato, sopportato, subito, sperato e disperato. Insieme agli uomini, e forse, in alcune dimensioni, anche più degli uomini. Tutto questo, purtroppo, non ha trovato un’adeguata rappresentazione nei centri di decisione pubblica e collettiva”. #DateciVoce cresce e la petizione si sposta sul sito www.datecivoce.it.
2 maggio
Il 2 maggio le promotrici lanciano un flashmob invitando tutti, donne e uomini, a pubblicare la propria foto con una mascherina e la scritta “Dateci Voce”. Arrivano foto da ogni luogo d’Italia, toccanti quelle delle donne in ospedale, e anche la politica aderisce con diversi esponenti trasversalmente. Solo su Twitter sono 48 milioni le impressions generate dal flashmob.
4 maggio
Lunedì 4 maggio un gruppo di 17 senatrici promuove una interpellanza al premier Conte per chiedere formalmente l’integrazione delle donne nella task force di Colao e nella commissione tecnico-scientifica. Il Presidente del Consiglio, dopo un mese di proteste, comunica l’intenzione - cui dà effettivamente seguito - di sostenere “un maggior protagonismo delle donne nelle commissioni tecniche nate per supportare il Governo nella difficile gestione della crisi da Covid-19”.
11 maggio
L’11 maggio vengono nominate 5 donne nella task force di Colao e 6 in quella tecnico-scientifica di Borrelli. Sono tutti profili di estremo valore che fanno ben sperare sebbene il tempo che resti per lavorare non è molto.
Una battaglia di merito
La battaglia per l’equa rappresentanza è una battaglia di merito poiché è statisticamente impossibile che tutti i talenti e le competenze si trovino unicamente nel 48,7% della popolazione maschile: vuole dire che attraverso un sistema di potere che esclude il genere femminile rinunciamo volontariamente alle risorse e al merito di cui il nostro Paese ha un disperato bisogno. Ed è, anche, una questione di giustizia, perché il diritto di rappresentanza è riflesso nella nostra Costituzione agli articoli 3 e 51. La battaglia di #DateciVoce ha aperto un piccolo varco, soprattutto ha dimostrato che insieme si possono fare dei passi avanti: ora sarà responsabilità di tutti e tutte fare in modo che questo varco non si chiuda.